Marzo sta per finire. E come spesso accade marzo è un mese pieno di uscite, dove i nomi indipendenti si accumulano dopo Sanremo, per quel briciolo di visibilità che spesso viene meno. Nel momento in cui il numero di brani nuovi si muove nell’underground, spesso ci ritroviamo a non sapere cosa ascoltare, a non sapere come trovare nomi nuovi da spacciare agli amici, al di là dei soliti circuiti. Per l’occasione, abbiamo deciso di segnalarvi 10 uscite che forse non avete notato, e che forse davvero dovreste.
“Artico” di Kimera
Quello di Kimera è un singolo che racconta una fine, la fine di un’illusione, la consapevolezza che quella ragazza che abbiamo notato non può essere la nostra, di ragazza, che c’è qualcuno che è meglio di noi. Kimera è un cantautore che ci fa affondare in un loop di sofferenza, che crediamo fortemente autobiografica e che non risulta melodrammatico quando ci confessa che sta male, ma anzi, estremamente sincero. Un incredibile esposizione emotiva che non possiamo non condividere in questo articolo di nomi forti e ancora sconosciuti.
“Io sono 2” del Sig. Solo
Quello del Sig. Solo è un ritorno di cui non sapevamo di avere bisogno. Andrea, alter ego della vita reale del Sig. Solo, si racconta e si espone in cinque scintille di electro-pop dove l’amore è spesso il protagonista, un amore urbano e poco sdolcinato, quotidiano e urbano. Con la complicità di Andy dei Bluvertigo, questo è uno di quei piccoli dischi che si possono ascoltare e riascoltare: una colonna sonora perfetta per tutti quelli che vivono una vita normale, in subbuglio, e chi ha voglia di evadere da questi strambi anni Dieci, per tornare negli Ottanta.
“Qualcosa che ti somigli” è il nuovo singolo di Andrea Meda
Un brano da cameretta, che sembra di entrare nella testa e nell’adolescenza di Andrea Meda, nella sua adolescenza e di quella volta che c’era stata un’attrazione fortissima, una ragazza misteriosa, che era quella perfetta, ma che era quella che ci ha spezzato il cuore e a malapena si ricorda il nostro nome. Andrea Meda, con una delicatezza incredibile in cui è impossibile non sprofondare ci regala un momento di respiro, dai tormentoni, dai ritmi serrati, dalle emozioni fortissime. Da chiudere gli occhi ed ascoltare, semplicemente.
“Souls” dei Monolith Grows!
Torna la rock band del modenese, nuove movenze pop e un nuovo inizio con la cura di Carmelo Pipitone. Questo è uno di quei momenti dove ci dispiace, che il rock non sia più il genere di punta, che tutto sia una rincorsa alle playlist di Spotify, agli algoritmi, all’essere categorizzabili. Il problema dei Monolith Grows! è che hanno un nome difficile, un genere che non esiste, e si stratificano e contorcono in un infinito vortice di influenze. “Souls” è un brano intenso ed oscuro, che scava nell’anima e ci fa stare decisamente male. Un pugno nello stomaco, un rock orecchiabile, tutti i sentimenti che non provate da tempo ascoltando musica, concentrati in pochi minuti. Se loro non sono i tipi da usare i social o da comunicarsi al meglio, speriamo che queste poche righe possano bastare a convincervi.
“BLU” di Francesco Nava
Quello di Francesco Nava è un mondo onirico in cui affondare, fatto di storie spaziali e romanticismo. Francesco Nava riesce a raccontarsi senza esporsi, e questo brano si condensa in un pop folk elettro-acustico che travolge con la sua forza e la sua delicatezza. È un invito a lasciarsi sprofondare per riemergere, è concedersi di sentirsi innocenti, è remare fino a Giove, è esplorarsi nell’incontro con la parte più nuda di noi. Francesco Nava è un cantautore che non si può contenere, catalogare, che non assomiglia nessuno se non a un mood, quello di chi si perde nel deserto per guardare il cielo. “Blu” non è solo un brano, ma anche un un mondo a sè, e dimenticatevi di chi parla di “indie” e Miami, qui si ascolta musica che rimane.
“6” dei Les Enfants
Un vero e proprio azzardo per Les Enfants che si impongono sulla scena indipendente dopo ben tre anni di assenza. Niente parole, solo un brano senza titolo che è parte di un disco più ampio, il risultato e testimonianza di quello che è stato un concerto partecipato, un concerto dove chiunque ha potuto partecipare con il proprio strumento. In quest’occasione, alla formazione a quattro già esistente di questa band milanese, si sono aggiunti Irene, Luca, Martin e Gaetano. Un disco e un brano fuori dalle dinamiche e strategie, un assaggio di un disco che sarà disponibile solo su bandcamp, una follia musicale che riporta tutto a ciò che è veramente importante: l’ascolto, al di là dei social, numeri e algoritmi. E quando le cose stanno così, non servono neanche le parole. Un ottimo nuovo inizio che non può che incuriosirci.
“Riviera Airlines” di Amado
E un altro disco che sicuramente ci siamo persi a causa del marasma di Sanremo, è proprio questo, quello di Amado che si snoda in questa sua (prima) autobiografia musicale, raccontando i nomi di persone celebri o meno che lo hanno influenzato durante il suo percorso, da Enrico Brizzi che con le sue parole ci ha raccontano storie di adolescenti e di musica, Cattelan, Marcello Cammi e molto altro. Amado, che è proprio di Sanremo, ci accompagna dentro un immaginario anti-Sanremo, con un pop scanzonato, che non suona mai ruffiano e non cerca il ritornello a tutti i costi. Un disco sentito, bello, come quello che potrebbe fare il vostro migliore amico e che vi piace proprio perchè parla di qualcosa di qualcosa che si conosce.
“Xolo OST” di Alberto Mancini
Un’uscita passata in sordina per forza di cose, fuori dalle dinamiche delle playlist e dai ritornelli. Il lavoro di Alberto Mancini è una colonna sonora, più precisamente la colonna sonora del videogioco indipendente “Xolo”, una fuga subacquea dove ammiriamo le rovine di civiltà antiche e dimenticate. Mancini lavora con i suoni, mischiando elementi della tradizione centro-americana, senza risultare didascalico e pesante, offrendoci un lavoro che ci piacerebbe davvero venisse valorizzato anche al di là del gioco. Lui lo avevamo già intercettato grazie ai Deaf Kaki Chumpy e al progetto Motel Kaiju e la sua formula sembra essere infallibile: diversi stati d’animo musicali, molto diversi tra di loro, un subbuglio emotivo catartico e ipnotico. Da non perdere.
“Rocce” di Errico Canta Male
Più che un brano, un mood. Un tunnel musicale di oltre sei minuti che sa di mare, e di nebbia, che è un brano folk ma anche di cantautorato, con echi di De Andrè, ma anche di Stu Larsen. Errico Canta Male, che gioca con il suo nome e la sua voce graffiante ci regala questo scenario bellissimo e malinconico, Errico ci sta per introdurre ad un nuovo disco che è uno scorrere di sensazioni, di amori così grandi che sono anche sussurrati, una chitarra ipnotica e un brano dedicato a tutti i viandanti sui mari di nebbia del Piemonte. Quello di Errico è l’alter ego musicale di Angelo Mossi, che dopo aver militato nella scena indipendente di Torino, torna con una nuova creatura che chiama Errico Canta Male.
“Earth” di Clio M
Forse non ci meritiamo Clio M. Perchè Clio è un nome da assorbire con calma, che non suona come un nome qualsiasi della line up del Miami, ma un nome internazionale, che dovremmo curare e metterci nell’ottica di dover esportare, per potercene vantare con i nostri amici fuori dai confini, che non siamo solo Maneskin e mandolini. “Earth” è un brano è dedicato al cambiamento climatico: le nuove generazioni sono lasciate sole nella lotta contro qualcosa che oggi appare come inevitabile. Un brano che ci lascia l’amaro in bocca per il messaggio, ma ci mette la pace nell’orecchie, e nei pensieri.
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