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5 dischi per prendersi una meritata pausa estiva

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Abbiamo cercato di selezionare cinque dischi un po’ diversi, di quelli che non troverete facilmente nei post virali, sulle playlist di Spotify, e forse i nomi di cui vi parleremo non sono i migliori a vendersi, a raccontarsi, ma sta proprio qui il bello. In quest’estate italiana, fatta di temporali e sole che scioglie l’asfalto, abbiamo trovato cinque piccoli dischi che possono raccontare un’estate nascosta, per lavarsi le orecchie, di pace e musica, sussurri e spesso un’imponente assenza di parole. Abbiamo viaggiato lungo il nostro stivale, e vi abbiamo portato dei giovanissimi cantautori, chi ha inventato la musica noir e chi su Spotify non ci vuole neanche stare.

Crescere Perdersi” de Il Generatore Di Tensione

Loro sono un duo di Bologna, un duo che ha fatto un tour nei salotti, rifuggendo dall’ossessione dell’essere iper presenti, creando una dimensione intima, da festa in casa, come quando si tira fuori la chitarra al termine di una cena, quando è finito il vino e iniziano le confessioni. Che ci si racconta, di quelle volte che le coppie si sfaldano, che ci si fa male, che si cresce inevitabile. Tutti noi abbiamo avuto una di quelle estati, di quelle filtrate dai cattivi pensieri, da una rottura che poi diventa un’ossessione da cui è difficile svincolarsi. Se avete vissuto con un filtro, con un retropensiero su un amore passato, che si metteva in mezzo ad ogni momento felice, a questa nostra estate che poteva essere bellissima, questo disco è per voi, di parole (quindi possiamo parlare anche di rap?) e melodie, intrecci con una chitarra acustica, un divano degli amici fuori sede, tutto il resto che sa di casa, questo disco disco che parla anche di noi. Un disco che non fa troppo rumore, in questa corsa ai ritornelli e ai tormentoni, qui abbiamo un’ecologia delle parole e della musica, che rinfresca la testa, come una vacanza.

Con la matrice distintiva de Il Generatore di Tensione, duo che fonde cantautorato, indie e rap, questo disco affronta le tematiche che si legano al diventare adulti, all’innamorarsi, al sentirsi artisti. Lo fa sottovoce: due voci e una chitarra. L’EP esce da indipendenti dopo l’esperienza con Pressing Line, etichetta di Lucio Dalla, che li ha portati ad essere ospiti speciali al MEl.

 

Chi è Antelope Cobbler” di Marco Cesarini & Henry Mclusky

E lo diciamo ancora una volta che questa è un’estate strana, dove non facciamo che rimetterci in queste piccole auto che ci porteranno al mare, ma nel frattempo non facciamo che prenderci la pioggia e il grigio sul parabrezza. E la colonna sonora di questo ossimorico periodo potrebbe essere il primo disco “noir”, un disco che di jazz ha tanto, ma che più di tutto parla del cinema in bianco e nero, de Il Gatto e de I Diabolici, di Hitchcock e di quando è impossibile non innmorarsi dell’ispettore tormentato incaricato di risolvere un caso. Marco Cesarini ci regala un disco diverso, senza parole, che sa di nebbia e mistero, una proiezione di un cult degli anni Cinquanta all’aperto, nel silenzio dell’estate, che si condisce timidamente di grilli e ranocchie. Un disco noir, un nuovo canone che speriamo avrà altro seguito.

Tutto è iniziato con un rewatch della serie Twin Peaks, quando Marco Cesarini è arrivato a chiedersi “Qual è la mia definizione di musica noir?” o anche “Come racconterei una storia noir, con la musica?“. Nella musica non c’è un vero e proprio genere Noir, però c’è tanto materiale che ne sperimenta le suggestioni, questo disco forse nasce per l’esigenza di avere dei canoni, una piccola definizione di cosa potrebbe essere un disco noir.

 

“Annuario” di AL!S

 

E torniamo qui, alle relazioni che ci rovinano l’estate, ad un disco di debutto che è anche un’autobiografia musica di Alice, la ragazza della porta accanto, quella che intravediamo ogni tanto sui balconi di Firenze. Alice, AL!S per noi ascoltatori, si racconta in questo “Annuario“, come quello che si riceve al termine del liceo negli Stati Uniti, quando si tirano le somme: le firme di chi è rimasto, la foto del primo ragazzo che ci ha spezzate, la leggerezza di un valzer per raccontare la più terribile delle storie. Questa è la storia delle ragazze che stanno male, che si riconoscono nei bar, con il mascara sbavato e un sorriso di circostanza, con la voglia di raccontarsi ed esporsi alla prima mano tesa, al primo nuovo amore, in un loop infinito di sofferenze, fino alla catarsi, che per Alice forse è proprio questo disco. E questo disco qui è da intendere come una confidenza, come una cena con un’amica, che tira fuori una bottiglia di vino e ci fa sentire bene anche con il più semplice piatto di pasta, il pesto del barattolo e il caffè solubile del discount, va tutto bene solo perchè va tutto male, e come ogni estate: questo è il disco che vi farà ballare sulle vostre sofferenze.

 

“Wibzel” di Alvise Carraro

E visto che per noi, forse per tutti, estate significa anche giochini, parole crociate e tempo da riempire, ci permettiamo di tornare ad un disco strumentale, la colonna sonora di un gioco per il telefono, ma che può accompagnare qualsiasi riempitivo. Alvise Carraro, abile compositore che mischia Bach e una vena pop, riesce a trascinarci in un loop sonoro che può accompagnare le giornate a pulire i piselli freschi, a fare la passata di pomodoro con i nonni del sud, ad accompagnare i riempitivi, i giochi e i rebus in spiaggia. Un momento di stasi bellissimo, quello che ci regala Alvise, che può accompagnare i nostri momenti morti, quelli che ci stancano al sole, quelli che poi rimpiangiamo. Un disco atipicamente estivo, il più estivo di tutti.

Wibzel” è un semplicissimo gioco per mobile, un rompicapo nel quale il giocatore deve riuscire a costruire la via corretta per poterla percorrere mediante un terreno fatto a mo’ di scacchiera (o a tasselli) i quali possono essere ruotati, distrutti, ricomposti e spostati. Sono quei giochi rilassanti all’interno dei quali possiamo ascoltare appunto per la maggior parte di essi, musica ambient, o lo-fi o appunto che evoca una mood rilassante. E come si può dedurre dai titoli dei brani, ogni singolo pezzo è dedicato a una delle danze che Bach ha scritto per le sue suites inglese e francesi.

“Al Rogo” de Les Enfants

 

 

E sì, vi lasciamo per ultimi loro, che non sono su Spotify e che vivono in quell’underground che va scovato, vissuto, diffuso. Questo è il disco per chi rimane in città, al rogo dell’asfalto e dei localini meneghini. I Les Enfants sono tornati, vibranti e con questo nuovo progetto che grida amore per la musica dal vivo, feste in piazza, a chi rimane, a chi vive e non si allontana mai da casa, perchè ci sta così bene che è difficile andarsene, anche solo per andare in vacanza. Questo disco sa di amicizia, di nuovi elementi che si aggiungono a questo collettivo (un flauto, un violino…) e creano nuove magie: agosto caldo, agosto di birrette sui balconi, agosto di grandi progetti, agosto di chiacchiere con gli amici, e questa volta potreste parlare di un disco che non è sugli store, che è uscito oggi, e che bisogna comprare, come si faceva un tempo, come è giusto che sia, che va studiato e vissuto, e che ci piace davvero tanto.

Nel 2021 la band milanese Les Enfants, attiva da più di dieci anni, ha creato il “concerto partecipato”, un evento in cui il pubblico suona insieme ai musicisti. Questi concerti sono stati momenti molto intensi, con una forte tensione emotiva. È stato molto naturale registrare questi temi musicali in studio in presa diretta con alcuni amici musicisti che si sono prestati all’esperimento (Irene, Luca, Martin e Gaetano). L’11 marzo 2023 al Rogo Studio di Milano è nato questo disco. Un disco senza parole, un disco che esplode nel silenzio, un disco romantico che non vuole rincorrere la forma canzone, gli algoritmi, le tendenze: un nuovo inizio.

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