Non capita spesso di trovare una canzone che ti tocca davvero, ma con “91” di YPSI è successo. È uno di quei brani che non si limitano a entrare nelle orecchie: scivola più in profondità, ti si piazza da qualche parte nel petto e resta lì.
Fin dal primo ascolto, mi sono sentito coinvolto. Forse è il modo in cui YPSI racconta la lotta tra due anime che vogliono restare insieme, o forse è quel richiamo più grande, al potere delle nostre decisioni di plasmare la realtà. Mi sono ritrovato a pensare a quante volte nella mia vita mi sono sentito perso, convinto che tutto fosse fuori dal mio controllo. E invece, ascoltando le sue parole, ho ricordato che in fondo siamo noi a scegliere come affrontare ciò che ci capita.
C’è un calore in questo pezzo che non riesco a spiegare, ma che si sente. La sincerità di YPSI è disarmante. Quando dice che ha scritto questo brano di notte, quasi riesco a immaginarlo, seduto con i pensieri che si accavallano, le emozioni che prendono forma. E questo è quello che rende “91” speciale: non è solo un pezzo scritto bene, è un pezzo vissuto.
Mi ha colpito anche l’idea del numero angelico, del 91 come simbolo di un universo che si modella attorno alle nostre scelte. È un concetto che ti fa riflettere, ma non in modo pesante o pretenzioso. Ti arriva come un consiglio di un amico, come un messaggio che ti dice: “Ehi, puoi farcela. Basta decidere.”
Per me, “91” è più di una canzone. È un promemoria. Un invito a guardare le cose da un’altra prospettiva, a credere che c’è sempre una strada, anche quando sembra nascosta. È quel tipo di musica che ascolti nei momenti difficili, quando hai bisogno di qualcuno che, anche senza conoscerti, riesca a dirti esattamente quello di cui avevi bisogno.
Grazie, YPSI. Questo pezzo rimarrà con me per molto tempo.
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