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Portobello: tutti i suoni per cercare la felicità | Intervista

 – di Giorgia Groccia –

Quando avere un piano B per scappare equivale al mare, ad un tuffo con destinazione ignota, un cerotto per curarsi. Ci sono tanti modi per essere felici, e i Portobello lo sanno bene.

Il progetto nasce dalla voce e dalla penna solista di Damiano Morlupi, prima di affermarsi come collettivo artistico attivo sulla scena dell’indie italiano. Figlio d’arte, A 12 anni Damiano scrive le prime canzoni. Alla fine degli anni ’90 fonda i Kamikaze Sur Tirreno Crew, gruppo hip hop civitavecchiese che alterna songwriting rap e sensibilità cantautoriale da chitarra e voce, tutto rigorosamente autoprodotto in camera.

La storia di Damiano Morlupi è legata alla sua terra, utilizzata in maniera essenziale nei brani. La sua Civitavecchia, città di mare e di porti, a meno di cento chilometri da Roma, è da sempre fonte d’ispirazione per l’artista che ne ricama attorno storie, paesaggi e sonorità che spaziano dal synth pop, ai suoni rockeggianti alla canzone d’autore.

La svolta arriva nel 2016, quando decide di entrare in studio e incidere i quattro brani che andranno a comporre “1980”, il primo ep di un nuovo progetto, Portobello. Il successo del singolo “Anima Libera” e la rinnovata spinta creativa portano Damiano di nuovo in studio, questa volta con una formazione più ampia: Luca Laudi, reduce dall’esperienza con i Rivolta, e Alfredo De Angelis alle chitarre, Stefano Donato, ritornato in Italia dopo il periodo londinese con i The Step, al basso, Matteo Agozzino alla batteria e Eugenio Bonifazi alle tastiere. Insieme allo studio Wolly & Felix, che ha prodotto il videoclip del primo singolo “Un attimo e basta”, e allo studio di registrazione Retroclash, Portobello si struttura come collettivo tutto civitavecchiese.

 

 

Nel novembre 2018 esce “Un Attimo e Basta”, singolo che anticipa l’album in uscita nel 2019 per iCompany, il cui videoclip è diretto da Luca Laudi. Il pezzo entra nella Viral 50 di Spotify e finisce nella nuova playlist Scuola Indie. La musica dei Portobello è una boccata d’aria fresca, l’immagine del mare aperto con delle onde che travolgono l’ascoltatore in un bagno di suoni nuovi e parole concatenate, un respiro libero, l’ironia e la profondità unite in un unico progetto che parla e fa parlare di sé sempre più.

In occasione della loro graditissima partecipazione ad It’s Up 2U in vista il 13 dicembre 2018 a Largo Venue (Roma), noi di Tutti giù parterre abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con loro, eccone il risultato!

Damiano Morlupi nasce a livello artistico dal rap, dunque qual è stata l’evoluzione della tua musica sino ad arrivare a ciò che fai oggi?
Facevo rap nei primi duemila, quando in Italia la scena era veramente microscopica ma genuina. Però ho sempre suonato la chitarra e scritto canzoni più vicine al pop italiano. Quindi vivevo questa doppia vita da cantautore e da rapper, fino a quando poi il rap un po’ mi stufo e decisi visto anche il passaggio di età in una fase più matura della mia vita di continuare a portare avanti solo l’aspetto legato alle canzoni prettamente pop.

Raccontaci il legame con la tua Civitavecchia.
Per noi Portobello Civitavecchia è casa, ci siamo nati e cresciuti e la viviamo quotidianamente in ogni suo aspetto, positivo e negativo. Civitavecchia è una città dalle mille sfaccettature, anche essendo una provincia e una cittadina non troppo grande ha un porto e questo vuol dire un miscuglio di gente, il civitavecchiese ha le origini più disparate, un bel melting pot insomma. Per fortuna c’è il mare e questa è sempre una salvezza per tutti noi, perché anche nelle giornate no, hai qualcosa da guardare che ti fa viaggiare con la mente e che ci ha anche sempre ispirato, ci ha dato stimoli anche nello scrivere canzoni.

Come si è creato il sodalizio artistico con i musicisti che fanno parte del tuo progetto Portobello, ovvero Laudi, De Angelis, Donato, Agozzino e Bonifazi?
Quando mi trovai a dover portare dal vivo il mio primo Ep 1980, avevo bisogno di musicisti giovani ed in gamba. Diciamo che ho fatto una specie di calciomercato e ho selezionato quelli che pensavo fossero i migliori musicisti per il genere che facevo della mia città. Dal momento che si era creato un feeling che andava anche oltre l’aspetto esecutivo ho deciso di coinvolgere i ragazzi sempre di più nella fase di arrangiamento e scrittura dei pezzi nuovi, in questo album abbiamo lavorato in una maniera per me nuova. Io portavo i pezzi voce e chitarra o voce e pianoforte e poi insieme li arrangiavamo, per poi lavorarci nella fase finale con i nostri produttori artistici.

 

 

Portobello si definiscono un collettivo. Ma in senso metaforico e simbolico cosa significa per te essere un collettivo?
Un collettivo è un unione di persone che al di là del lato musicale coinvolge anche altre figure, abbiamo collaborato con ragazzi proventi da altre arti. Grafici, videomaker, produttori artistici; volevamo far emergere il bello della nostra provincia. Quindi Portobello non è solo una band, ma la rappresentazione di una nuova scena che vorremmo nascesse presto.

Cosa pensi del panorama musicale che ti circonda? Senti di farne parte?
C’è sicuramente molto fermento da qualche anno a questa parte in Italia, molte proposte sono valide e interessanti, sicuramente tutto questo ha fatto sì che ci fosse una spinta emotiva all’interno di questa scena, noi siamo felici di farne parte sperando di portare una diversità con un sound che ci renda riconoscibili e soprattutto unici.

Se dovessi specchiare specularmente la tua musica in un artista del passato, chi sceglieresti?
Essendo sei persone con un background molto diverso abbiamo naturalmente gusti differenti, ma ultimamente ci ritroviamo tutti nel lavoro che negli anni hanno portato avanti Max Gazzé, Niccolò Fabi e Daniele Silvestri. Anche se ancora giovani e sul pezzo più che mai, sono comunque artisti che hanno fatto già la storia del pop italiano e lo hanno cambiato con un personalissimo modo di scrivere le canzoni che ci dà tanta ispirazione e stimolo nella nostra scrittura.

Consigliaci invece un emergente che pensi possa meritare in un panorama così ricco di proposte nuove.
Beh io (Damiano) dico San Diego che oltre ad essere un amico è uno degli emergenti che stimo di più e che secondo me ha più chance di avere una carriera in ascesa, è stato il primo a fare synth pop di un certo tipo in Italia ed è un sacco fresco.

Cosa ti aspetti da questa data dell’It’sUp2U?
Che sia l’inizio di una bella stagione di live, perché poi è questa la parte che preferiamo, suonare dal vivo è il pane quotidiano di ogni musicista (o almeno dovrebbe esserlo), quindi speriamo di suonare tanto nel 2019!

Raccontaci tour e progetti futuri.
Al momento non abbiamo ancora date da annunciare, Safari concerti che è il nostro attuale booking ha appena iniziato a lavorare ad un nostro possibile tour, qualche richiesta ci è arrivata ma niente di ufficiale, anche perché con solo un singolo fuori è troppo presto, siamo proprio all’inizio della fase promozionale. Sicuramente possiamo dire che a breve suoneremo di nuovo a Roma, seguiteci sulle nostre pagine Facebook e Instagram per scoprire dove.

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