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Intervista a Bussoletti: tra mostri e ilarità

TUTTI GIU’ PARTERRE INCONTRA BUSSOLETTI:

TRA I MOSTRI E L’ILARITA’

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Si chiama Ahahah (caducità) il nuovo singolo di Bussoletti. Prodotta artisticamente da Lele Battista e Leziero Rescigno per l’etichetta Parola Cantata Dischi di Mauro Ermanno Giovanardi; questa canzone ha il sapore amaro della verità, un occhiolino volutamente strizzato alle grafiche e al sound inconfondibile dei Gorillaz e l’ironia sprezzante di un cantautore disilluso ma non necessariamente o totalmente disfattista, anzi.

L’elettronica della band di Damon Albarn si sposa perfettamente al testo di Bussoletti che fa della caducità della vita il centro focale del brano, utilizzando per giunta la “splendida decadenza” della sua città natale, Roma, come esempio e allegoria di tutto il brano. “L’idea mi è venuta vivendo a Roma. Ogni giorno che passa la mia città sta morendo e questo mi ricorda la nostra vulnerabilità” afferma il cantautore, e proprio traendo spunto dalla visione del proprio microcosmo riesce perfettamente a coincidere con la vita di ognuno in ogni parte del globo.”

La canzone esce per L’uovo iCompany ed è scritta insieme ai suoi musicisti di sempre Peppe Mangiaracina e Andrea Nicolè. “Eravamo insieme al sound-check della trasmissione che faccio su Radio Rock e in un momento di divertimento è nato tutto in modo naturale”.

Le parole, però, restano un’esclusiva dell’artista romano che, non a caso, quest’anno ha esordito anche nella narrativa col libro “Microcinici”. Alla canzone è legata un videoclip, realizzato dall’illustratore Paolo Caruso, che sta facendo molto discutere. Un gigantesco Bussoletti distrugge Roma senza fare sconti a nessuno perché “se Roma deve essere distrutta come stanno facendo in questi anni, è meglio che lo faccia io giocando”. Anche in questo caso la citazione ai Gorillaz è voluta con grafiche in stop-image identiche e persino un “cameo” del batterista Russel Hobbs che i fan si sono scatenati a trovare nei tre minuti di immagini.

Noi di TUTTI GIU’ PARTERRE l’abbiamo incontrato nel comodo salotto del Marmo durante Spaghetti Unplugged, eccone qui il resoconto!

 Il tuo ultimo singolo si chiama HAHAHA CADUCITA’. Ci racconti da quale punto sei partito per scriverne il testo? 

Ha due titoli in realtà. Io e Mauro Ermanno Giovanardi insieme agli altri ragazzi di Parola Cantata non riuscivamo a metterci d’accordo. Io volevo chiamarla semplicemente Caducità, a loro piaceva molto la risata iniziale del pezzo, quindi abbiamo trovato un giusto compromesso. La canzone parla della consapevolezza che tutti dobbiamo morire come dice Troisi, ma vuol essere anche una metafora. Io credo che questa città, Roma, stia morendo, penso che negli ultimi anni si stia uccidendo del tutto -questo può evincersi anche dal video- e quindi, in conclusione, volevo trovare una canzone divertente per parlare di un argomento serio.

Questo brano strizza volutamente l’occhio al sound e alle grafiche dei Gorillaz. Com’è nata l’idea? 

Sono contento si noti la volontà di “strizzar l’occhio” e non copiare. Anche perché non era un qualcosa da sfamare o indovinare anzi, è stata una scelta voluta e ponderata. Addirittura abbiamo volutamente inserito uno dei Gorillaz a mo’ di cameo -invito a cercarlo! Viviamo in un mondo di citazioni ed io volevo palesare il mio amore per loro!!

Sappiamo che non sei esclusivamente un cantautore, difatti hai anche scritto un libro. Ci racconti la tua esperienza narrativa con “MICROCINICI”?

Spesso mi arrivano recensioni sul mio libro, i contenuti cosiddetti dal basso, ma che per me dal basso non sono, anzi sono contenuti altissimi. Un lettore mi ha scritto una cosa molto bella ovvero “tu hai scritto un libro di canzoni”. Il mio libro è formato da diversi racconti brevi, completamente disparati tra loro! Si parla di sesso, di morte, e così via. Scrivere canzoni è molto bello ma ha anche molti paletti -se non altro la metrica, la lunghezza e così via- e così io volevo avere una ricreazione, ho scritto liberamente tutto ciò che avevo voglia di scrivere. È successo di tutto, e sta piacendo a molti perché ognuno trova la propria storia.

La copertina del Libro di Bussoletti

Se dovessi scegliere un artista italiano del passato in cui rispecchiarti, chi sarebbe e perché. 

Ho avuto la fortuna di scoprire Rino Gaetano molto tempo fa, quando non era cos’ inflazionato. Ad oggi non apprezzo troppo tutta la mondanità che si è creata attorno a questo mostro sacro del nostro panorama musicale, soprattutto perché è un continuo imitarlo. Camerini sicuramente è un artista che stimo nel profondo, ha fatto grandissime cose e andrebbe davvero riscoperto.

 

Cosa pensi della scena indie pop odierna? Senti di farne parte?

La scena è sana, un artista come Calcutta che nel giro di pochi anni riesce a riempire uno stadio non piò che essere una cosa molto bella. Non ci vedo nulla di negativo e non sopporto chi demonizza fenomeni analoghi a questo. Non so se ne faccio parte perché non sono mai riuscito a far parte di nulla a dire il vero, fa parte delle mie caratteristiche. Se dovessi farne parte ne sarò felice.

Quali sono tre album che ti hanno cambiato la vita?

Il primo album solista di John Lennon dove c’è Working Class Hero, perché, nonostante i Beatles avessero già scritto la storia, lui da solo è riuscito addirittura ad andare oltre, ha fatto politica con la musica. Mi è piaciuto tantissimo Bad di Michael Jackson -per quanto fossi piccolo ho avuto addirittura la fortuna di vederlo live al Flaminio– e il terzo album è sicuramente un album recente, il primo di Niccolò Fabi; è vero che erano già gli anni novanta, ma è anche vero che era la prima volta che mi sentivo parte di Roma, ero felice di essere romano.

Quanto influiscono le tue origini romane sulla tua musica?

Le mie origini influiscono molto. Per tanto tempo -un po’ come tutti- ho tentato se non di nascondere, almeno di ignorarle; sai quando si hanno quei periodi in cui si vuol essere esterofili, universali, europei. Poi esci fuori dal raccordo e ti beccano subito che sei romano! Ho avuto la fortuna di lavorare con Dario Fo ed uno dei suoi grandi consigli è stato proprio quello di non vergognarci di chi siamo ma di amplificarlo. L’essere romano fa parte di me, della mia cultura. Un po’ di tempo fa hanno preso una mia canzone per farne una pubblicità, esperienza pazzesca, però ad un certo punto sono rimasto atterrito dalla loro richiesta di dover rifare il pezzo in dizione perfetta. Lo posso fare, ma non voglio. Non sono un attore, sono un cantautore.

Tour e progetti futuri.  Esce un vinile il 4 aprile, nessun’altra copia fisica, e ovviamente digital store! Inoltre ci saranno degli eventi segreti ed in regalo -per chi dovesse partecipare- ci sarà un audio cassetta in regalo!

 

 

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