Martae e il ritorno agli strumenti suonati
Recensione a cura di Davide Lucarelli
L’Ultima Volta è l’EP di debutto di Martae, nome d’arte della giovane cantautrice e chitarrista Marta Boraso, uscito il 14 giugno per You Can’t Records e festeggiato il medesimo giorno con un release party d’eccezione in apertura del concerto di Giorgieness a Marghera (VE).
L’EP si apre con Amelia. Il testo racconta una personale interpretazione artistica di uno dei personaggi protagonisti del romanzo “La Bella Estate” di Cesare Pavese. L’arrangiamento musicale si mostra immediatamente in controtendenza rispetto alle ultime uscite indipendenti ostentando l’assenza di suoni elettronici, a favore dell’impiego di strumenti tradizionali, tra i quali mi fa piacere citare il violoncello, il cui suono mi è, da sempre, estremamente gradito.
Un mood lievemente gotico accompagna l’intro della canzone successiva, Venere, un manifesto alla bellezza e alla dolce vanità femminile. Il ritmo si fa più incalzante con Polvere di Zaffiri, per poi rilassarsi nuovamente in Voglio, brano dal testo allegorico tempestato di immagini suggestive. La chiusura di questo primo lavoro di Martae è affidata a Il Canto dei Folli, una ballata dedicata alla follia dell’arte.
L’Ultima Volta è un disco raffinato, che si allontana dalla strada della produzione elettronica imboccata da molti negli ultimi tempi, per dare voce a strumenti veri, che accompagnano testi evocativi e ricercati.
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