L’album “Miraggi” de LATLETA in anteprima.
“Miraggi” è l’album d’esordio de LATLETA, Claudio Cosimato, già noto come Vittorio Cane, “il poeta delle cose semplici”. Registrato e mixato da LATLETA e masterizzato da Gianluca Patrito al G-effectstudio di Torino, uscirà il 12 dicembre per Labellascheggia, etichetta che ha pubblicato il primo disco in vinile di Cosmo e prodotto artisti come Effe Punto, Camillas e Bonetti.
Un lavoro artigianale, che non guarda alle mode del momento: cassa dritta della drum machine e arpeggiatore danno un ritmo semplice e scandito ad un album nato in solitudine, a casa, col pianoforte e la chitarra e poi sviluppato tra computer e vecchi synth anni ’70 dal suono ruvido e ancestrale.
La copertina è stata curata da Labellascheggia in collaborazione con Emiliano Ponzi, uno dei più importanti disegnatori mondiali contemporanei – lavora con The New York Times, The New Yorker, L’Internazionale, PenguinBooks, la Feltrinelli, Newsweeke molti altri – che ha apprezzato moltissimo il disco e ha scelto di dare il suo contributo alla parte grafica.
Tutto questo vento che hai messo nelle tasche/che ti dà la forza/questa è la mia rivolta.
Con “Miraggi” vi ritroverete un sacco di vento in tasca e il presente vi parlerà da un po’ più vicino
Tante cose da dire, cose che camminano sulle nostre vite in punta di piedi e le guardano dall’alto col sorriso. Poi attenzione, esistono tanti tipi di sorrisi: ci sono quelli ironici, quelli finti, quelli sarcastici, quelli innamorati, quelli divertiti.
Quello de LATLETA è un sorriso diverso, benevolo, che viene da lontano, che ci dice che non c’è “nessuna colpa nelle nostre anime”. Un sorriso di chi forse ha colto qualcosa in più di noi e ci tranquillizza con “viva la vita”. Perché intanto la vita scivola, non si può stringerla troppo nelle mani: noi crediamo di fotografarla, immortalarla, però spesso ciò che fissiamo non sono gli oggetti nella loro concretezza, ma dei “miraggi”. Si fanno errori e le cose prendono una via tutta loro, e alla fine va bene così.
E allora anche LATLETA prende una via tutta sua, si allontana dal passato e ci regala questo bel lavoro artigianale e una voce sussurrata, perché ciò che dice non va gridato o intonato, quello lo fanno i cantanti, non gli osservatori.
LATLETA guarda il mondo intorno, il suo presente e il suo passato, le sue cose, insomma – che poi sono le nostre – e le spoglia dalle insegne luminose, per farle brillare di luce naturale. Forse oggi si inizia ad aver bisogno di dischi così: sussurrati, sinceri, scritti vivendo il momento e non pensando al dopo, alle strategie per venderli meglio. Come dice in uno dei brani dell’album “ci vuole amore per uscire dal terrore”.
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“Miraggi, perché? Per veder oltre, è un illusione che fa bene, è rilassare la vista guardando in lontananza, scoprendo l’avvicendarsi di nuovi mondi. E poi suona bene, mi ricorda gli anni ‘80 e gli ultimi ‘70 di cui sono innamorato: erano gli anni in cui iniziava l’hi-fi e morivano gli organi e i synth italiani con la loro ruvidezza e imprevedibilità. Per vivere e per passione vado alla ricerca di strumenti vintage nei mercati cittadini, imbattendomi a volte in tastieroni che non riseco a non portami a casa, pulire e far belli e pronti a darmi soddisfazioni ed emozioni. Purtroppo molti di questi strumenti migrano verso l’estero via ebay, così si è amplificata la passione per i rudimentali synth nostrani degli anni ‘70, con i loro suoni ruvidi, primordiali, a volte quasi scomodi, e sono quelli che ho ampiamente utilizzato in questo disco, come il CRUMAR TRYLOGI, il FARFISA SINTHORCHESTRA 4 o il SIEL CRUISE”.
LATLETA – BIOGRAFIA
Da sempre mi nutro di musica e di sensazioni che addolciscono o enfatizzano i nostri momenti. Ricordo il primo brano composto a 16 anni, “Lamiera”, parlava di andare in ferramenta, comprare chili di lamiera, per costruire un caterpillar e distruggere la mia città. Finiscono le scuole e tento la maniera per non lavorare troppo assiduamente. Mi dedico a trovare strumenti, ma non smetto di scrivere. Così nel marzo del 2018 pubblico ‘Il Sistemone’ con il nome LATLETA corredato da uno stupendo e surreale video dell’artista e amico Donato Sansone (già al lavoro con video di Subsonica, Verdena, Afterhours e tanti altri). LATLETA perché, come cantava Carboni, ‘ci vuole un fisico bestiale’ per stare in forma, affrontare le intemperie e tenere ben piantate le radici. Fare musica è l’unica medicina che conosco, è un esercizio, una disciplina. Da qui il nuovo nome, LATLETA. Tutto unito.
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