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Post Ascolto: Apice in “Beltempo”

Che fine farà il cantautorato italiano?

Recensione a cura di Davide Lucarelli

Chi l’ha detto che il cantautorato italiano è destinato a morire? Ah, adesso tutti fate gli gnorri e vi guardate intorno, eh! Eppure, sono convinto che molti di voi l’abbiano pensato, almeno per quanto riguarda quel cantautorato duro e puro, quello che sputa in faccia la realtà, senza edulcoranti e zuccheri aggiunti. Molti ritengono che la nuova leva oggi racconti la propria generazione solo attraverso le barre del rap e della trap. Oggi sono qui per provarvi il contrario. Per provarvi che la scena cantautorale ha un futuro florido. E per farlo vi racconto Beltempo, il primo album di Apice, uno dei migliori esponenti del cantautorato giovane della penisola, proveniente da una terra tradizionalmente impregnata di capacità di tradurre in musica e parole le emozioni, la Liguria.

 

 

L’album si apre con Morsi. Immediatamente è chiaro che i testi hanno un’importanza preponderante nel disco, ma che questi sono supportati da una melodia e un arrangiamento accattivanti, che sostengono le emozioni portate dai brani. Ciao è sicuramente il brano più particolare del disco. E’ la storia di un tradimento dal punto di vista di una ragazza, raccontato da un ragazzo. Fabio è stato il primo dei singoli apripista dell’album e contiene un verso che mi colpisce ad ogni ascolto: “La negazione del tuo valore è retaggio generazionale”. Di Lucciole mi intriga la scelta artistica di un inizio scarno e lo fi che evolve in un arrangiamento completo ed in un suono in alta definizione.

 

 

Se Lividi (featuring col cantautore Elle) parla di una storia d’amore interrotta forse troppo presto, Fiore Fiorellino è una dolce elaborazione a freddo di ciò che è stato all’interno di quell’amore e che cosa di esso rimane. Inutile è una curata riflessione sul ruolo dell’arte e dell’artista. Crepe (featuring con la giovane cmqmartina) è la canzone che apprezzo di più dal punto di vista di melodia e produzione artistica. Beltempo, la canzone che dà il titolo all’album e con la quale l’autore ha vinto lo scorso Premio De Andrè, chiude il primo full length di Apice. E’ forse questo il brano in cui l’autore si scopre maggiormente, senza troppe sovrastrutture nell’arrangiamento, in un flusso di sentimenti messi in musica. E io mi commuovo.

Questa volta più che un giudizio finale sul disco vorrei fare un ringraziamento. Grazie Apice per averci raccontato di te. Grazie Apice per aver avuto il coraggio di musicare i tuoi sentimenti. Grazie Apice per averci fatto sentire meno soli.

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