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Quando ho incontrato TGP: Feelingenuo

“E’ ingenuo ciò che nasce da dentro.”

Intervista a cura di Davide Lucarelli

Feelingenuo è nome d’arte del cantautore carrarese Filippo NicolaiColpa del Sudamerica è il titolo del suo primo singolo, uscito ieri per Revubs Dischi.

 

Abbiamo avuto la spendida occasione di poter chiedere direttamente all’autore qualcosa in più su di sè e sul suo singolo d’esordio.

 

Ciao Filippo! Per cominciare ci vuoi raccontare come ti sei avvicinato alla scrittura di canzoni? C’è qualcosa in particolare che ti ha spinto verso questa direzione?

Ciao! La musica e le canzoni sono parte della mia vita praticamente da sempre. Ricordo che già alle elementari, pur non sapendo suonare nessuno strumento, scrivevo testi improbabili e cantavo a cappella, nella mia camera. Crescendo mi sono reso conto che era un’urgenza comunicativa personale, simile ad una malattia: se non scrivo, soffro. Di conseguenza mi trovo a dirti che ciò che mi ha spinto verso questa direzione è prevalentemente l’istinto di sopravvivenza, oltre ad una passione smodata per la musica in tutte le sue declinazioni.

 

 

Il tuo nome d’arte è molto particolare: feelingenuo. Hai combinato due parole in lingue diverse per formarne una sola e per suggerire che, dopotutto, ti senti ancora un po’ sempliciotto. Vuoi raccontarci questa scelta?

Il nome è un gioco di parole tra il diminutivo del mio nome e un soprannome che usano i miei amici più stretti. Mi sono reso conto che il mio messaggio personale poteva essere ben riassunto dal connubio delle due parole.  Io mi sento ingenuo, perché non ho ancora voglia di arrendermi alla disillusione del nostro tempo, ho ancora voglia di stupirmi, di vedere il mondo con gli occhi di chi lo scopre per la prima volta. Se poi vogliamo indagare nell’etimologia è “ingenuo” ciò che nasce da dentro e  colui che è “nato libero”, se lo rivolgi verso le mie canzoni direi che è tutto molto pertinente. Per concludere la risposta, quindi, ti direi che non mi sento sempliciotto, la mia è una scelta consapevole, so perfettamente di essere troppo vecchio per essere ingenuo, ma mi ritengo ancora troppo giovane per riuscire a credere di non esserlo più.

 

Il tuo primo singolo da solista si intitola “Colpa del Sudamerica”… Che cosa ti ha fatto di male questo Sudamerica?

L’accezione di questa colpa non è negativa, anzi, tutto il contrario. Possiamo dire che in un certo senso mi ha regalato tutto quello che sta succedendo adesso. La canzone è nata a metà dell’estate scorsa assieme ai miei due colleghi Giacomo Lorè e Niccolò Isoppi, e mi ha portato poi a conoscere Revubs, la mia etichetta e a lavorare con Marco Barbieri e Leonardo Lombardi (Elle), che hanno curato la produzione artistica del brano. Questa è la “colpa” che posso attribuire al Sudamerica, più che altro devo ringraziarlo.

 

 

Ora domanda di attualità. Ha studiato? 😊 La prossima settimana si terrà il Festival di Sanremo. Quali sono le tue aspettative e quali artisti ti incuriosiscono maggiormente tra i big e tra i giovani?

Non ho studiato tantissimo quest’anno, ero preso dalle mie cose, però c’è un mio concittadino che lo ha già vinto due volte, magari farà il triplete. Mi aspetto moltissimo da Levante e dai Pinguini e sono curioso di vedere che cosa farà Achille Lauro. Tra i giovani il mio cuore batte unicamente per gli Eugenio in Via di Gioia, spero che il festival aumenti il loro pubblico, a mio avviso lo meritano tantissimo.

 

Per concludere torniamo a te… e a noi. Tutti Giù Parterre nasce come blog di appassionati di concerti. Vorrei chiederti quindi qual è il concerto a cui hai assistito che ti è rimasto maggiormente nel cuore e perché.

La domanda è difficilissima, perché, per mia fortuna, ho visto tanti concerti e li ho quasi tutti nel cuore. Per una questione cronologica però adesso ti direi il concerto di Niccolò Fabi che ho visto poche settimane fa a Genova. Io adoro Niccolò Fabi con tutto me stesso da anni e i suoi live sono di una potenza inaudita, l’ultimo sembrava quasi una messa laica, ha la capacità di entrare sotto la pelle degli spettatori e giocare con le loro emozioni, è stato davvero illuminante e indimenticabile.

 

 

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