Un interessante disco d’esordio.
Recensione a cura di Davide Lucarelli
Dopo l’uscita di ben sette singoli, premiati da milioni di ascolti su Spotify e, in particolare, dall’inserimento di uno di essi, Cerchi, nella Best Of Indie Italia 2019 di Spotify,è uscito lo scorso 10 gennaio per Futura Dischi/Sony Music Italy, Please Wait, l’album d’esodio di Meli, cantautore catanese, fra i più promettenti della scena indie italiana.
Il disco si apre con Fuoricontesto, la canzone giusta per introdurre l’umore dell’album. Si parla delle incertezze dei vent’anni, legate all’amore ed al futuro, della voglia di scappare dalla provincia, della difficoltà nei rapporti e dell’incomprensione. Cerchi è una canzone che abbiamo imparato ad amare come singolo, un ritornello con una melodia ammaliante e un pianoforte avvolgente sono la ricetta vincente. Il ritornello è arma di seduzione anche per il brano seguente, Musei. Bye Bye introduce, invece, la quota rap nel disco, da pagare quasi come obolo alla modernità. La vena hip hop continua con Mansarda, un brano di poco più di un minuto, quasi un intermezzo freestyle. Si torna su sonorità indie pop con A Differenza Tua e Daft Punk, una coppia di canzoni molto orecchiabili e melodiose. Con Che Cosa Ne Sarà veniamo spinti verso lidi più estremamente pop, per poi essere afferrati e riaccompagnati in zona indie dalla ballatona Respiro. Il finale del disco è affidato alla piano version di Capofitto, il brano che, con milioni di streaming, aveva sancito il meritato incontro di Meli con il grande pubblico.
Please Wait è un bel disco, caratterizzato da qualche perla di particolare valore. L’unico appunto che il mio gusto personale si sente di fare, è che forse sarebbe stato preferibile evitare di inserire i due brani rap (Bye Bye e Mansarda), che mi sembrano davvero troppo distanti dallo stile cantautorale indie che più si addice a Meli e che ha dato prova di essere estremamente apprezzato dal pubblico.
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