“Io nel mio disordine riesco sempre a ritrovarmi.”
marasmo è caos, è disordine. Come la modalità di quest’intervista, svoltasi per messaggi vocali via Telegram.
Manuel Marasco, all’anagrafe, è un cantautore classe ’98 che viene da Foggia, ma ormai radicatissimo a Pescara per via dei suoi studi in conservatorio.
Il 28 febbraio è uscito il suo primo singolo, scumm, che fatichiamo a racchiudere dentro a un genere e probabilmente, nell’era della catalogazione di massa di qualsiasi cosa, è meglio così. Si tratta sicuramente di un brano molto fresco che parla di un ritorno, di tentazione, di perdizione, di seduzione, di alcool; il tutto racchiuso in una cornice, l’omonimo locale in Via delle Caserme a Pescara. Ma ne parliamo meglio con lui.
Il nome d’arte è quasi una conditio sine qua non nel panorama musicale attuale: che cosa significa per te marasmo?
marasmo, rigorosamente in minuscolo, è una direzione, un inizio, un’insieme di decisioni: dal decidere di mettere su carta dei pensieri al modo di produrre i brani. Per qualcuno potrebbe sembrare semplicemente un’allusione al marasma, al disordine, ma non è così perché io nel mio disordine riesco sempre a ritrovarmi, anche nel quotidiano. Se colloco le cose in un determinato modo in camera mia a chiunque può sembrare semplicemente un accatastare tutto a caso, ma in realtà io sono perfettamente cosciente del dove e del come sto mettendo le mie cose. Musicalmente, poi, io sono esattamente come nella vita di tutti i giorni: ho un sacco di idee, voglio metterci di tutto in ogni brano, sia musicalmente che come testo. Inoltre marasmo è un gioco di parole fra il mio cognome e la parola “marasma” che non è di uso comune e che ha spesso accezione negativa, venendo accostata a situazioni di disagio e disordine. Invece per me rappresenta qualcosa di positivo, rappresenta me stesso in tutto e per tutto.
È uscito il tuo primo singolo, scumm; per un artista il debutto è un momento importante, che cosa provi in questo momento? Come hai lavorato al brano? E soprattutto…è una storia vera?
È una liberazione: sono stato super ansioso durante tutto il periodo di preparazione all’uscita. scumm è un brano a cui io e tutti quelli di iSugo Records teniamo davvero e ci siamo concentrati per far si che tutto quadrasse sotto ogni aspetto, dalla grafica alla comunicazione. Abbiamo aspettato tanto per uscire per permettere al progetto di essere il più completo possibile al momento dell’uscita ed essendo coscienti dei binari su cui far partire questo treno. Probabilmente adesso che il brano è uscito le ansie scompariranno anche se bisogna pur considerare che una volta partiti non si torna più indietro, ma alla fine anche questa cosa mi piace: il lasciar fluire quella sensazione di euforia una volta che il brano è fuori nonché il senso di responsabilità nei confronti del proprio prodotto. Siamo in un periodo in cui l’artista deve avere qualcosa da dire, un messaggio vero da comunicare ed è probabilmente l’unico vero turning point disponibile per chi scrive.
A livello creativo il brano nasce come cura e liberazione rispetto ad alcune situazioni che mi hanno catapultato in mood un po’ blue, negativo. Volevo a tutti costi buttare fuori questa storia e volevo farlo con il mio stile, ricco di giochi di parole. Per il testo ci ho lavorato insieme a Moscardi, altro artista di iSugo Records ma soprattutto mio coinquilino, e Piefrancesco Speziale (a.k.a. Labbè), il produttore del brano. Con lui ho lavorato tantissimo dal punto di vista musicale per trovare il vestito giusto al brano, facendo vari esperimenti e arrivando insieme a ciò che potete ascoltare. Nasce tutto dal bisogno di esorcizzare il ritorno di una persona nella mia vita quando meno me l’aspettavo, quando pensavo di avere le forze per andare avanti. Poi però me la sono ritrovata davanti e non capivo cosa volevo io e cosa volesse lei. Nonostante il ritornello molto leggero il mio messaggio è davvero concreto: ci siamo già passati una volta, ora che ci siamo ritrovati che facciamo? Se non hai buone intenzioni lasciami stare.
Se dovessi aprire il tuo profilo Spotify e andare a leggere cosa c’è scritto nella sezione “ai fan piace anche” a che nomi ti piacerebbe essere associato?
Io sono un grande fruitore di Spotify nonché vero e proprio fan di altri artisti, ho tanti nomi che potrei farti. Di recente mi piacciono un sacco Tommy Dali, gli Irbis 37, gli Psicologi, Mecna, Frah Quintale, Ernia, Generic Animal, Rkomi, Coco. In generale ascolto molto la musica nuova, emergente, ma anche tutti coloro che scrivono bene; penso anche a Eugenio in Via di Gioia, Willie Peyote, Ghemon o magari a chi è più vicino a generi black come Ainè. Sono un gran fan del pop-rap moderno, quindi di tutti coloro che a testi ben scritti abbinano una produzione moderna e ben fatta. In definitiva mi piacerebbe essere accostato alla musica fresca contemporanea.
Com’è nato il rapporto con iSugo Records?
Si può dire tranquillamente che marasmo è nato con e dentro iSugo, perché alla fine si tratta di un gruppo di amici. Io vivo assieme ad altri due cantautori, Francesco (Moscardi) e Marco, che studiano in Conservatorio e una volta conosciuto Pierfrancesco è come si fosse allineato tutto. Ci siamo lanciati in quest’avventura tutti insieme con un grande spirito di collaborazione e sono super contento di avere al mio fianco persone che credono in me. Io sono il più piccolo fra tutti noi della label e dagli altri ho imparato tanto, soprattutto parlando vita vissuta; ne sanno di più riguardo alcuni argomenti rispetto a me e lo scambio di conoscenze avviene sulla stessa lunghezza d’onda. Siamo tutti molto determinati ed è come se guardassimo tutti verso lo stesso punto, ambendo allo stesso obiettivo ma puntando sul rimanere noi stessi e mantenendo l’aspetto casereccio/artigianale che lo stesso nome dell’etichetta lascia intuire, al contrario di ciò che spesso accade con le major. Vogliamo emergere anche per i nostri difetti, senza impacchettare il tutto in maniera falsa; magari quell’incertezza nella traccia di voce di un brano può creare più empatia con chi ti ascolta e può raccontare meglio le emozioni che hai provato mentre la registravi. Labbè è bravissimo in questo: legge questi particolari con l’occhio (e l’orecchio) sia del producer che della persona sensibile che è. iSugo sta ottenendo piccoli successi quotidiani e sta crescendo in ogni ambito: a livello di ufficio stampa, manageriale, come contatti. Siamo una start-up e una famiglia allo stesso tempo, creiamo, cazzeggiamo, mangiamo (tanto) e lavoriamo tutti senza l’ottica spietata degli imprenditori ma semplicemente con la voglia di far ascoltare il nostro prodotto da più persone possibili, mantenendo le sfaccettature che ci contraddistinguono come persone prima ancora che come artisti e/o addetti ai lavori. Siamo ragazzi che condividono esperienze di vita quotidiane e sogni professionali, chi in ruolo e chi in un altro, nel mondo della musica. Allo stesso tempo vogliamo che si sviluppi una vera scena musicale qui a Pescara; realtà come la nostra e come Suonacele (un format open mic dedicato alla musica inedita che si svolge fra Torino e Pescara) non esistevano prima e vogliamo che possano essere un punto di riferimento musicale per una città che rispetto ad altre realtà italiane come Roma o Milano non ha avuto un proprio movimento musicale. Siamo tanti, siamo bravi, non facciamo gli individualisti egoisti: alleiamoci e emergiamo insieme come realtà.
Tutti Giù Parterre significa live: qual è stato il più bel concerto a cui sei stato e a quale invece vorresti assolutamente andare entro la fine dell’anno?
Dirò la verità: prima di trasferirmi qui a Pescara per iniziare gli studi in Conservatorio sono stato davvero a pochi concerti di musica emergente, andavo ai concerti che si organizzavano in piazza a Foggia più che altro. Da quando sono a Pescara però ho recuperato andando a concerti molto molto belli come Frah Quintale, Pinguini Tattici Nucleari, Eugenio in Via di Gioia, Willie Peyote, Ghemon, Rkomi e i FASK; credo che il più bello sia stato proprio quest’ultimo perché mi ci sono trovato con dei miei amici senza neanche conoscerli bene e poco dopo ero lì ad urlare le loro canzoni e a vedere il cantante fare stage diving su di me mentre dietro si pogava come pazzi. In quel concerto ho trovato una forte devozione alla musica ed un messaggio da mandare; e Aimone lo mandava eccome, incitando il pubblico in maniera cazzuta a gridare con lui e a fargli sentire il nostro abbraccio. Mi ha preso da dentro, tanto da farmi urlare canzoni che non conoscevo. Di concerti a cui vorrei andare ce ne sono tanti, andrei a vedere tutti gli emergenti che non ho mai visto se potessi. Poi sicuramente Salmo, Ghali e Tha Supreme (se mai farà un concerto). In generale però vorrei vedere davvero chiunque, partendo da quelli che ho nominato qualche domanda fa. L’Italia ha una scena live importante oggi.
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