L’ansia della giovinezza raccontata in un EP.
Recensione a cura di Davide Lucarelli
Il nuovo EP di TOTA si intitola La Sindrome del Giorno Dopo (Grifo Dischi). Cinque tracce in cui si trattano diverse sfaccettature dell’ansia che attanaglia tutti i giovani che vivono un periodo di transizione, dell’angoscia che l’imprevedibilità del futuro provoca, del timore di non conoscere cosa sarà di noi quando l’alba fa sparire la notte, quando il giorno dopo irrompe nelle nostre vite.
Gli Anni che Ho, primo singolo estratto dal disco, è anche la traccia d’apertura. Il brano è una tormentosa e dolce riflessione di un giovane ragazzo sull’ansiogeno passare del tempo, sul sentire gli anni scivolarci tra le mani inesorabilmente. Saggio Breve è caratterizzata da un arrangiamento minimale, con un ruolo da protagonista riservato alle chitarre è delle sognanti note di synth che si prendono uno spazio sempre maggiore nel corso del brano. Chitarra (questa volta elettrica) e synth sono protagonisti anche in Fidati Che, canzone dal ritornello onirico e coinvolgente. Un basso aggressivo e coinvolgente accompagna un’accorata riflessione psicologica in Soffio. Il disco si chiude con Almeno, in brano dai suoni più allegri e spensierati, nonché l’unica canzone d’amore di questo nuovo lavoro di TOTA.
La Sindrome del Giorno Dopo si fa ampiamente apprezzare per la coerenza dei suoni e dei temi. E’ facile comprendere il messaggio di cui il disco si fa portavoce. Ogni brano riversa in musica una delle inquietudini della giovinezza e la racconta senza filtri e barriere, nuda e cruda, come si presenta davanti a ciascuno di noi ragazzi, proprio poco prima di dormire.
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