Le nostalgiche atmosfere nu-italo-disco di San Diego.
Recensione a cura di Lorenzo Scuotto
Sonorità wave si fondono alla perfezione con testi surrealisti dando origine ad un approccio artistico originale che si allontana dalla più classica forma canzone all’italiana.
S’intitola “ù” il secondo album di San Diego, pubblicato venerdì 17 aprile per Mattonella Records e Grifo Dischi, a tre anni dal “Disco” d’esordio, mixato e prodotto da Francesco Cattiti e Alessandro Casagni e masterizzato da Claudio Gruer presso Pisi Studio.
Attraverso le dieci tracce che lo compongono, Diego De Gregorio continua egregiamente un lavoro cominciato nel 2017 con il debut album, come testimonia anche il primo assaggio del disco, il singolo “Doccia“, rilasciato oltre un anno fa.
“L’ambizione di questo disco era di mantenere il più possibile le peculiarità del primo, cercando però di andare anche oltre. Se prima ho puntato sull’eccesso e sulla stratificazione per poter volutamente esprimere qualcosa, in questo ho scelto e incasellato le idee, ho lavorato per sottrazione.“
Così come avvenne con “Conchiglie“, anche questo nuovo album è impreziosito dalla presenza de Lo Sgargabonzi: si rinnova dunque la fortunata collaborazione di De Gregorio con colui che lo stesso cantautore considera “il miglior scrittore contemporaneo”.
La scelta del titolo del secondo disco di San Diego è figlia di una pura casualità: pare che al momento della selezione tra i vari papabili titoli, per errore il foglio di testo del PC si è cancellato, trasformandosi così emblematicamente in “ù”.
Non è un caso, invece, che l’album si apra con “Rinascente“, un inno alla rinascita come unica salvezza, anche se per immergersi appieno nell’universo musicale di Diego non è necessario seguire un preciso ordine nell’ascolto dei suoi brani, perché a detta sua “il senso di fare dischi nel 2020 è dovuto al fatto che la musica non debba essere propedeutica.
Oltre ai singoli già estratti la scorsa estate, su tutti il manifesto social “Lol” (pezzo attualmente in rotazione radiofonica) e la nostalgica “Algida“, tra le tracce più riuscite del disco figurano certamente la malinconica “Ondaverde” e l’ironica “Abbraccione.
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