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Quando ho incontrato TGP: Rènico

“A mio parere, il miglior pezzo che abbia scritto… o forse quello più importante per me.”

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Sono chiuso come un barbiere il lunedì. Si apre così Stendino, il nuovo singolo di Rènico. Il brano è caratterizzato da una attitudine pop rock sorretta da un dialogo tra voce e linea di basso che caratterizza anche Dove non ci sei, il singolo precedente.

Stendino rappresenta la vera boccata d’aria di tutto l’EP e nel brano si intravede una sottile malinconia sotto la struttura molto vivace e quasi frenetica che fa pensare ad un lavoro ragionato per essere una radio edit.  Infatti le sonorità sono più allegre e movimentate rispetto ai due lavori precedenti ma nel linguaggio ritornano temi già toccati come l’incomunicabilità, il tempo, i rapporti umani e il cinismo che è tratto tipico della penna di Renico: tanto lo sai che odio uscire il sabato sera’ / stare insieme, per sopravvivere.

 

 

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere ed ecco cosa ha raccontato…

Stendino è il titolo del tuo nuovo singolo, una storia di sicurezze ma anche di paure. In quale momento della tua vita hai scritto questo brano?

Stendino è un brano spensierato che col tempo si è appesantito. È nato in un periodo sicuramente felice e positivo anche se, a dire la verità, non ricordo il momento esatto in cui l’ho scritto. Ci penso da giorni. Strano.

 

I singoli precedenti offrivano uno spaccato sulla tua vita quotidiana, ma cosa fa Rènico quando non scrive canzoni?

Sono un normalissimo studente universitario e, come tutti gli studenti universitari, odio un po’ quello che studio. Niente di eccezionale. Sono un solitario e spesso mi isolo per leggere e guardare un film o canticchiare una canzone che avrei voluto scrivere io.

 

In un momento storico in cui il mercato musicale è saturo di artisti emergenti ed è difficile per ognuno trovare il proprio spazio, perché pensi che le persone debbano ascoltare i tuoi brani?

Hai presente una spiaggia? Ecco, quando prendi la sabbia con un retino e poi lo tiri lentamente su ti accorgi che la sabbia è sparita ma le conchiglie sono rimaste lì. Non ho la supponenza per dire di essere una di quelle conchiglie, ma sicuramente ho la determinazione per aspirare a diventare una di quelle.

 

 

La tua etichetta discografica è quella ideata e pensata da Carmine Tundo, che rapporto hai con lui e che ruolo ha rappresentato nel tuo percorso musicale?

La prima volta che ho incontrato Carmine è stato durante una sessione di registrazioni, per caso. Poi siamo andati insieme ad Alberto (batterista) e Rafqu (lo zio) a mangiarci una cosa. Credo sia esemplare questo aneddoto perché rispecchia perfettamente l’umiltà e l’umanità di Carmine che, oltre ad essere un grandissimo artista, è una bella persona!

 

A maggio uscirà l’EP dal titolo “Cinquecento”, qual è il file rouge che lega i brani?

Il filo conduttore dell’EP sarà un po’ quello che non riesco a spiegarmi nella vita di tutti i giorni. Parlo del tempo, dei rapporti, dell’incomunicabilità e tutti i brani avranno la mano tesa l’uno  verso l’altro.

 

Puoi darci qualche anticipazione? Cosa dobbiamo aspettarci da te?

Saranno 5 brani, quindi 2 inediti oltre ai singoli già pubblicati. ‘Cinquecento’ oltre ad essere il titolo dell’EP è anche il titolo del brano che lo chiude, una bonus track molto intima e, a mio parere, il miglior pezzo che abbia scritto… o forse quello più importante per me.

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