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Io mi chiamo Achille raccontato da Fabio Guglielmino – talenti dal web

Fabio Guglielmino ci racconta il suo disco Io mi chiamo Achille, un piacevole incontro tra il mondo classico e la musica pop del cantautore.

Leggi qui intervista e recensione.

 Recensione a cura di Leonardo Grillo

Talenti dal web è la nuova rubrica di tutti giù parterre che ha l’intento di scovare i nuovi talenti che popolano il web con la loro musica e che non sono ancora venuti del tutto allo scoperto. Oggi vi raccontiamo con la recensione e l’intervista di Leonardo Grillo, il disco di Fabio Guiglielmino, artista siciliano.

 

Io sono Achille del cantautore Fabio Guglielmino è un viaggio fra rock, synth pop anni ’80 ed epica classica. Ora gli eroi del mondo classico hanno trovato una nuova casa piena di pop moderno, rock classico e sintetizzatori anni ’80. Col suo nuovo album “Io mi chiamo Achille” il cantautore palermitano esprime tutto il suo amore per il mondo classico in un modo nuovo e personale.  “Con questo album ho voluto mettermi in gioco e cambiare. Mi sono fidato dei suggerimenti che arrivavano da amici e collaboratori d’oltralpe e ho trovato il coraggio di stravolgere i miei primi demo in piena produzione. In un momento non facile della mia vita ho trovato conforto nelle poesie di Saffo e Anacreonte poi il mio amore per Omero ha preso il sopravvento.”

L’album è stato anticipato dal singolo “Anche gli eroi piangono”, un inno alle vere emozioni in cui Guglielmino sottolinea che non bisogna temerle: anche i vari Achille, Odisseo o il suicida Aiace sono stati sopraffatti dai loro turbamenti e dalle loro paure.

Oltre ai singoli già pubblicati l’album presenta anche canzoni più intime come “La fuga”, che è un’istantanea di un momento di smarrimento ma al tempo stesso la presa di coscienza della capacità di potersi rialzare e “Onde oscure”, che riprende il tema grazie all’ispirazione delle Muse.

Fra i vari eroi presi in esame dell’album possiamo trovare, oltre ad Achille, un Enea fuggiasco, intento a ricostruire la sua vita dalle macerie di sogni e desideri. C’è anche spazio per un inno alla follia dionisiaca in “Balla (l’era degli Dei)”, in cui è Arianna la stella luminosa che grazie al dio dell’ebrezza è incoraggiata a superare la sua sofferenza d’amore (secondo il mito Teseo l’abbandona su un’isola dopo averla ingannata e usata).

L’album si chiude con “La mia personale Odissea”, una canzone piena di speranza e fiducia per un futuro migliore.

 

Ecco cosa ci ha raccontato sul suo ultimo lavoro discografico.

 

Ciao Fabio, grazie per dedicarci un po’ del tuo tempo. Anzitutto ti chiederei di presentare in breve il tuo progetto artistico, quando è nato e quali obiettivi si pone nella scena musicale odierna.

Io mi chiamo Achille è un disco che fa parte di un progetto più ampio che ho chiamato “Epica fa rima con pop”. Ho cominciato quasi per caso quando per studio (e passione) ho letto della poesia arcaica un paio d’anni fa. Leggevo da Saffo ad Anacreonte, Alceo, Solone. Scrissi le prime canzoni che fanno parte dell’ep Kalos, un mini album in cui si parla di Eros e la sua influenza sull’uomo: il desiderio; pubblicato nel 2018.
Il materiale era comunque tanto, così misi insieme le dieci canzoni (e oltre) che divennero appunto “io mi chiamo Achille”.
Ho scritto anche dei monologhi teatrali che ho messo in scena in uno spettacolo multimediale che unisce musica / teatro / fotografia. La prima è stata in Auditorium rai Sicilia lo scorso giugno.
Oggi mi piace presentare un progetto unico e completo, sicuramente originale, in cui non si parla di epica in senso dotto, ma si canta di manie ed eroi: Sentimenti portati all’estremo che sono protagonisti ancora oggi nelle nostre vite.
Alcune riflessioni le trovo molto attuali e mi piace farle rivivere in chiave squisitamente pop.

Il tuo album si chiama Io mi Chiamo Achille e parte dall’ideale del mondo classico, nonostante poi il le sonorità contenute siano molto diverse. Ci racconti meglio cosa ti ha spinto a portare quel mondo antico nelle tue canzoni?

Se ci pensate cosa faceva un aedo tremila anni fa se non cantare e raccontare storie?!
Non sono andato molto lontano credo… mi piacciono quelle storie meritano di essere ancora cantate. Magari usando un linguaggio più moderno, quello sella musica pop-rock che io amo follemente.

La figura maschile è sovrana nei tuoi brani, come mai hai fatto questa scelta? E cosa rappresenta per te questa figura nel disco?

Io amo moltissimo il personaggio di Achille per le sue mille sfaccettature che ingiustamente sono state ignorate dalle rappresentazioni di Hollywood. Il suo amore per Patroclo, il suo attaccamento alla madre, la sua sensibilità specchio della sua ferocia. Così me lo sono immaginato come una specie di rockstar maledetta alla Kurt Cobain che sceglie un destino: morire per la gloria.
Che ci siano figure maschili nel mio disco non è del tutto vero, se prendere la canzone Balla (l’era degli Dei) si rifà al mito di Arianna sedotta e abbandonata da Teseo che viene consolata e divinizzata da Dioniso. Trasformata in una stella.
Per parlare di passione mi sono lasciato influenzare da Saffo, quindi non c’è solo l’azione e il tormento degli eroi omerici dentro il mio disco, ma molte riflessioni sulla passione e l’effetto che ha su di noi: come rendere accecato d’ira Achille alla morte di Patroclo…
In Onde scure, la salvezza addirittura arriva per mano delle Muse.

Parlaci degli album o canzoni che ti hanno ispirato nella scrittura.

Sono un fan sfegatato di Springsteen e dei Killers, e seguo da sempre Bennato (mi piace anche moltissimo Zucchero). Ma per il taglio sonoro ho esplorato sonorità che ho riconosciuto a me vicine nei White Lies, i Blossoms, i Vaccines e the Wombats.
Sono questi i riferimenti che ho usato. A livello di scrittura cerco di seguire gli insegnamenti di Mogol, ma a livello di leggerezza mi piace come sa esserlo Bennato con le sue figure allegoriche legate a Pinocchio o Peter Pan. Per la pulsione passionale Zucchero lo considero un maestro.
Simbolicamente posso citare Five dei White Lies, Cool like you dei Blossoms, pronti a Salpare di Bennato e Black Cat di Zucchero.

Quali progetti futuri hai in serbo per il tuo pubblico? Stai scrivendo qualcosa di nuovo?
Mi piacerebbe creare dei nuovi contenuti legati a io mi chiamo Achille, sto lavorando a un clip per Balla (l’era degli dei) molto particolare e spero di riuscire a realizzarlo a breve.
Sto scrivendo molto nuovo materiale legato a qualcosa di molto più femminile.
Vorrei continuare a esplorare attraverso il pop altre manie, magari meno ricercate, di quelle che viviamo ogni giorno e la società con la sua frenesia e velocità innaturale ci fa ignorare.
Ma questa è un’altra storia.

 

Ascolta qui il disco e facci sapere nei commenti cosa ne pensi

 

 

 

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