Abbiamo intervistato e recensito il disco di Aleida.
Leggi qui tutto quello che ci ha raccontato l’artista su “Viola”
Viola è il disco dell’artista Aleida, uscita lo scorso 9 Maggio. 11 tracce scritte, prodotte e arrangiate interamente dall’artista durante il lockdown. Proviamo a raccontarvi il disco con le parole di Giuseppe Gioia e attraverso l’intervista con Alessandra.
Recensione a cura di Giuseppe Gioia
“Ma ricorda che tu porti il nome di un fiore
e non scordare che non è solo fragile, ma è forte e profuma d’amore”
Il primo album è un momento importante e difficile nell’economia della storia di un musicista, ancor di più per un cantautore, ed è proprio di una cantautrice che oggi vorrei parlarvi: Aleida classe 87 messinese trapiantata a Roma. Aleida (Alessandra all’anagrafe) ha un curriculum di tutto rispetto: una vita donata alla musica, scegliendo la strada più impegnativa, quella fatta di studio e sudore sino ad arrivare, dopo l’ep “Eccomi” al full length “Viola” primo capitolo ufficiale della sua carriera. “Viola” è un titolo che offre diversi spunti di interpretazione e allo stesso tempo di storie da raccontare: è il nome di un fiore, ma è anche il nome di una donna, un fiore che magari ha dimenticato di splendere e si è lasciato abbruttire dalle violenze subite. Alessandra ha le idee chiare, ma allo stesso tempo ne ha davvero tante di idee e non parliamo solo di differenti soluzioni stilistiche, ma anche di tematiche, mettendo sempre al centro la donna con tutta la sua bellezza, le sue fragilità, i suoi tormenti e le sue paure. Un’altra cosa piace particolarmente ad Aleida: il mare, il collante di queste undici tracce che scorrono via veloci: le radici sono mediterranee e i profumi di Sicilia si fanno largo tra le trame e negli angoli nascosti delle strofe. Ci sono tante idee dicevamo, per questo Aleida maneggia con cura tutte le sue anime: sa plasmare un brano che sembra senza tempo e dal sapore romantico come “Viola”, si diverte a giocare con la migliore tradizione R’n’B in “Vado giù” o “Vomiti parole”; “Eccomi” e “Le piccole cose” hanno la potenza evocativa e la statura granitica di brani maturi che ricordano grandi signore della musica italiana, su tutte mi vengono in mente alcune delle ultime cose di Tosca. Non mancano anche le spinte più elettroniche e fresche di “Solo per un’ora” e “Voglia di restare”. Merita un discorso a parte “Angoli di cielo” che chiude l’album: è forse il brano più intimista e disarmante del lotto, scava sottopelle e traccia il dna stilistico ed emozionale di Alessandra e chiude in maniera personale e magistrale questo esordio, in punta di piedi ondeggiando sul pianoforte. Memore di una Virginia Woolf e di “Una stanza tutta per sè” Aleida con “Viola” ci apre la porta della sua stanza, quella segreta e personale, quella che custodisce i segreti ed i sogni. Alessandra ci ha messo tanto a scrivere il primo capitolo della sua storia e come dicevamo all’inizio, il primo disco è un traguardo importante e allo stesso tempo difficile, si ha voglia di condensare quanto più possibile, di raccontare tutto e non abbandonare nulla nel cassetto ; con il tempo poi, però, si impara ad affinare, a levigare e a rendere il tutto più sintetico e diretto e siamo certi che nei prossimi capitoli della storia di Aleida questo succederà e sarà ancora più bello, perchè come diceva il buon Joey “The Lips” Fagan in “The Commitments”
“… questo è un inizio e io ci credo negli inizi, quando uno ha un inizio può avere anche tutto il resto”
Leggi qui l’intervista
Ciao Aleida grazie per essere qui con noi di tutti giù parterre. Anzitutto ti chiederei di presentare in breve il tuo progetto artistico. Raccontaci un po’ la genesi.
La musica ha sempre fatto parte di me. Ho sempre avuto le idee molto chiare e ho sempre saputo che avrei fatto della musica il mio lavoro e il mio scopo di vita. All’età di 4 anni ho iniziato dei corsi di propedeutica musicale e ho partecipato alle selezioni per lo Zecchino d’Oro. Sin da piccola sono stata educata all’ascolto musicale e a soli 9 sono stata ammessa al conservatorio. Ho iniziato così un lungo percorso di formazione classica, che mi ha portato a conseguire un Diploma di I e II livello in flauto traverso e un Diploma di II livello abilitante all’insegnamento. Attualmente sono una compositrice, cantautrice e insegnante di flauto.
Il tuo album d’esordio si chiama Viola, ed è un disco pieno di sfaccettature, ce lo racconti meglio? Quali sono le ispirazioni che ti hanno portato a scriverlo.
“Viola” è un album realizzato durante il periodo di quarantena registrato interamente in casa sia le voci che gli arrangiamenti. I brani dell’album comunque sono nati diversi mesi prima ma erano rimasti un po’ impolverati dentro a un cassetto. Ho pensato di sfruttare al massimo il tempo a disposizione per realizzare quest’album. Ascoltando i brani si percepisce la mia versatilità che spazia fra diversi generi, dal cantautorato vero e proprio, con le canzoni “Viola”, “Eccomi” e “Le piccole cose”, al blues con le canzoni “Vado giù” e “Vomiti Parole”, a quello pop con “Solo per un’ora”. La mia formazione classica si evidenzia invece in alcuni arrangiamenti, come nel brano “Vedo il mare”.
Viola, oltre al colore, è anche il nome di una donna. Come la rappresenti nella vita reale e come invece l’hai rappresentata nel tuo disco?
“Viola” nella vita reale rappresenta tutte le donne che hanno subito delle violenze dall’uomo che amano o che hanno amato. Rappresenta la paura, la voglia di cambiare per piacere al proprio compagno che le fa sentire sempre inappropriate e con delle cose che non vanno in loro. Nel disco evidenzio tutto questo con la differenza che dò voce ai pensieri di “Viola” attraverso un viaggio intimo e personale. Allo stesso tempo è come se io parlassi con “Viola” e le dicessi di andare via perché può trovare di meglio e può essere felice. La canzone poi nello specifico termina con la frase “sei volata via nel vento” dove si intende che “Viola” non ce l’abbia fatta e che si è arresa alla vita. La canzone comunque vuole dare un messaggio di speranza a tutte le donne che magari ascoltando il brano trovano la forza di denunciare le violenze subite e il coraggio di cambiare la propria vita.
Parlaci dei film o canzoni che ti hanno ispirata nella scrittura.
Sicuramente sono più le canzoni o meglio i cantautori e artisti ad avermi ispirata che i film. Gli artisti che mi hanno influenzata, ascoltando e studiando diversi generi musicali, sono molti. Senza dubbio Bach, Mozart e Debussy per la musica classica e romantica; Janis Joplin, Aretha Franklin, Billie Holiday, Otis Redding e Lauryn Hill per il blues, soul e R&B; Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Franco Battiato, Carmen Consoli, Rosa Balistreri e Brunori Sas per il cantautorato; Elisa, Erica Mou e Giorgia per il pop.
Chi è Aleida nella vita quotidiana?
Aleida nella vita è semplicemente Alessandra Liotta un’insegnante di flauto traverso che lavora con i ragazzi dell’età che vanno dai 9 anni ai 14 anni. Amo il mio lavoro e ho studiato tanto per arrivare a questo ma in realtà Aleida è l’altra mia metà perché scrivo e canto canzoni praticamente da sempre. Diciamo che vesto bene entrambe le vesti ed una è il continuo dell’altra.
Ascolta qui il disco:
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