Una cartolina d’altri tempi.
Recensione a cura di Michela Moramarco
Atmosfera nostalgica e sonorità eteree in uno scenario siciliano ed è subito un piccolo cult: stiamo parlando dell’album “I Mortali”, il nuovo progetto di Colapesce – Dimartino. Difficile da definirsi all’interno di un genere musicale e del resto neanche necessario. Possiamo dire però che “I Mortali” è una cartolina d’altri tempi dalle sfumature retrò.
Si tratta di un impeccabile compromesso tra gli stili musicali di due artisti (e amici) che realizzano una sorta di manifesto di ciò che mainstream non è. Pubblicato con 42 Records, è destinato a lasciare il segno nella cultura musicale indipendente e non.
Probabilmente l’ascolto potrebbe richiedere un po’ di dedizione, è un album impegnativo. Ma non lasciatevi tentare dallo skip di Spotify. È un’opera raffinata di cantautorato che, con un sound riconoscibile e ricco di “personalità”, attinge a sonorità più pop. Sonorità sperimentali che si trovano per esempio nel brano “Rosa e Olindo”.
Quest’ultimo ha anticipato l’album insieme ad altri due singoli: “L’ultimo giorno”, brano un po’ vintage in quanto a suoni ma dal testo quasi profetico riguardo una realtà in cui la libertà individuale è stata messa a dura prova;
“è l’ultimo giorno e poi potremo andarcene dove ci pare”
e “Adolescenza nera” che strizza invece l’occhio a un sound un po’ più contemporaneo.
E quindi si può affermare che in questo album si condensano stili, voci e suggestioni che ricordano un po’ il sole che fa sentire un po’ immortali. Come quando si è adolescenti, no?
Così “I Mortali” è una cartolina d’altri tempi; che poi, una cartolina non è altro che un’immagine che vuole riportare in un altro luogo e magari in un altro tempo.
I brani raccontati ne “I Mortali” conducono l’ascoltatore in un’altra dimensione spazio-temporale e quindi musicale. Ci ritroviamo dunque in una Sicilia soleggiata e ricca di aneddoti grazie al brano “Luna Araba”, che vede anche la partecipazione dell’artista siciliana Carmen Consoli; e poi in un’adolescenza ormai passata ma non del tutto, in un brano come “Adolescenza nera”; oppure nel contesto mitologico da cui molto probabilmente trae ispirazione il brano “Cicale”.
Si potrebbero scrivere interi saggi per raccontare l’espressività di questo progetto ma, del resto, è giusto che ognuno interpreti i testi a modo proprio. Un po’ come un turista che sceglie una cartolina in base all’immagine che vuole portare con sé.
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