“Sono molto fiera di me stessa che sono riuscita a raccontarvi senza vergogna di chi sono veramente.”
Intervista a cura di Giorgia Groccia
Fuori dal 25 giugno su tutti i Digital Store Rosso Tiziano (Toro), ultimo singolo di Mira, edito Reload Music powered by Sony Music.
Il brano appartiene ad un progetto discografico più grande, ovvero lo “Zoo di Mira”. Ogni traccia del disco racconta un momento della sua vita, ed ogni animale rappresenta il lato della sua personalità che è venuto fuori da ogni specifico periodo narrato.
Rosso Tiziano racconta un trip, K-hole in particolare.
Mentre scorreva in loop la base del brano, la mente dell’artista si riempiva di ricordi e sensazioni che aveva precedentemente provato durante l’esperienza sopracitata. Le immagini descritte sono frutto di sensazioni viscide e terrificanti, un vero e proprio dissidio interiore, una personalità frastagliata in due fazioni: una lucida, l’altra crollata letteralmente nel baratro.
Rosso Tiziano (Toro) è la quarta traccia sommata alle tre precedenti già edite su Spotify, con la rinnovata produzione artistica di Andrea Allegritti in arte TaDah.
Raccontaci della genesi di Rosso Tiziano.
Rosso Tiziano (Toro) ha preso vita a fine gennaio. Mi ricordo che ho scritto la prima strofa in metro mentre andavo in studio, e la seconda parte in studio proprio. Quando TaDah, il mio produttore, mi fece sentire la base non sapevo bene di cosa avrei voluto parlare, ma avevo la certezza che doveva uscire fuori una bomba che urlasse energia, rabbia, estasi. Dopo qualche riflessione ho deciso che sarebbe stata un’ottima opportunità per fare pace con il proprio passato. Ci sono delle esperienze di cui non vado fierissima e a lungo non sono riuscita a parlarne senza provare sensi di colpa. In particolar modo parlo delle mie esperienze con le sostanze: quando ero al liceo ne abusavo un po’, poi di nuovo qualche anno fa. E questa cosa mi ha sempre provocato molto dolore, era sintomatico di una mancanza di rispetto e di amore nei confronti di me stessa. C’erano persone nella mia vita che mi hanno detto “se sei una tossica ora, lo sarai sempre. Se ti ripulisci, sarai semplicemente una tossica ripulita, ma tossica sei e tossica sarai”. Mi sono ripetuta questa frase ogni giorno fino a che non ho iniziato a crederci. Questa cosa ha portato all’odiare me stessa ancora di più, non riuscivo a guardare negli occhi i miei genitori quando si tirava fuori l’argomento, mi chiudevo in me stessa se qualcuno faceva battute a riguardo. Poi é arrivata una grande svolta: sono cresciuta. E con il crescere mi sono resa conto che non c’é niente di male se in passato ho fatto delle scelte di cui non vado fiera ora o che hanno causato sofferenza alle persone che amo. Senza quelle esperienze non sarei la persona che sono ora, ma allo stesso tempo quelle esperienze non definiscono la persona che sono. Da poco ho iniziato ad apprezzarmi, a volermi bene, ma ovviamente è più facile apprezzare le cose belle di sé stessi. Il difficile arriva quando ti guardi allo specchio e vedi che ci sono anche aspetti meno belli, e devi amare pure quelli. Dunque, scrivere Rosso Tiziano è stato terapeutico per iniziare ad apprezzare il riflesso delle mie debolezze, delle mie fragilità. La canzone stessa racconta un mio trip. Credo di essere ancora lontana, o comunque di non essere proprio il tipo di scrivere una canzone tipo “quanto sono forte, ho smesso con la droga, smetti pure tu”. Per me, già il fatto di mettermi in camera mia a ricordarmi di tutte le volte che stavo fatta come una pigna, riguardando foto, rileggendo messaggi, rivedendo video, senza prendere a pugni il muro e piangere e autocommiserarmi, è tantissimo. Quindi, sì, sono molto fiera di me stessa che sono riuscita a raccontarvi senza vergogna di chi sono veramente. Una tossichella mezza ripulita ahahah
Se dovessi scegliere i tre artisti che ti hanno cambiato la vita quali sceglieresti e perché.
Tre artisti che mi hanno cambiato la vita hmmm… Direi Gabriella Ferri, Terence Trent D’Arby, e i Black Eyed Peas. Gabriella Ferri era una cantante di musica popolare romana, e sono cresciuta ascoltando le sue canzoni. Io ho un rapporto molto morboso con Roma, un po’ grazie anche a lei. Ha sempre dato voce alle cose più semplici della Urbe, che fosse negli stornelli che cantava o nelle poesie che scriveva. Quando componeva lei i pezzi, aveva un modo di scrivere davvero unico, che ti guardava direttamente nell’anima e ti parlava. Terence Trent D’Arby é un omaggio a mio padre. Quando ero piccola e vivevo in America mi papà se lo ascoltava sempre, avevamo diversi album. Oltre al timbro particolare, Terence ha variato anche lui in termini di generi all’interno delle sue singole canzoni, e questo mi ha educata un pochino a saltare da uno stile ad un altro. Infine, i Black Eyed Peas. Quando ho sentito Where is The Love, ho capito il vero senso della musica intesa come strumento di comunicazione. Mi ricordo che quando ho sentito quella canzone, rimasi tipo per ore ad ascoltarla in loop, e dicevo “cazzo, tutto quello che dicono é vero”. Rimasi colpita dal come lo dicevano. Denunciano la disuguaglianza in America, denunciano la fame nel mondo, ma lo fanno con nonchalance, un po’ di rap, un po’ di cantato, e soprattutto su un beat leggero, che non ti farebbe pensare a cose brutte di cui parla il testo. E questo mi ha fatto capire che si puó avere una differenza tra la produzione musicale e il testo, basta che non stoni: se tratti un argomento pesante, non vuol dire che anche la produzione musicale debba essere pesante per forza.
Quale film e quale libro assoceresti al tuo ultimo brano?
Bellissima questa domanda, quanto mi piace!!! Dunque, libro. Assocerei alcuni passaggi de “Il Maestro e Margherita”. C’una scena, il ballo del Diavolo, che mi fa ricorda molto quello che racconto nella mia canzone. Per quanto riguarda il film, non saprei. Sono indecisa tra “White Girl” di Elizabeth Wood e “Alice nel paese delle Meraviglie” di Tim Burton.
Raccontaci il palco che vorresti assolutamente calcare con i tuoi brani futuri.
Non ci ho mai pensato a dir la verità. Vorrei cantare a qualche festival, vorrei far ballare centinaia di migliaia di persone e sentirle cantare le mie parole con tutto il loro cuore. Però non so bene che palco vorrei calcare. Non ho mai avuto il sogno nel cassetto “oddio, voglio canta all’Olimpico o a San Siro”. Sarebbe una grandissima soddisfazione cantare sul palco dell’Atlantico a Roma, ma ancora più figo sarebbe cantare al teatro Andromeda in Sicilia, al tramonto. Lí secondo me sarebbe una bomba rara.
Quale momento creativo prediligi all’interno della realizzazione di un brano
Direi il momento della creazione proprio. Il momento in cui butto giù le prime parole. Quando scrivo raramente mi segno le cose sul telefono o sul quaderno. Diciamo che ho tre metodi principalmente. Se sono a casa, sono chiusa in camera mia, base in loop e cammino in cerchio tirando fuori prima la melodia e la metrica, e poi le parole che scrivo sui muri. Se sono in giro, che sia andando da qualche parte (la maggior parte delle volte andando in studio), ho la base nelle orecchio e scrivo sul telefono, buttando giù qualche idea. Il terzo metodo, il mio preferito, io sul mio terrazzo di notte, il silenzio intorno a me, canna in mano, base in loop, e io che canto guardando il cielo senza scrivere nulla da nessuna parte. Le parole escono da sole e danno forma ad una canzone. Un altro momento che adoro é quando faccio sentire quello che ho tirato fuori a mia mamma dal vivo. Lei adora da subito le mie canzoni, io invece parto con il fatto che fanno schifo ahahah
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