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Quando ho incontrato TGP: Napoleone

“Vito Manzo è morto falegname, vorrei  farlo morire poeta.”

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Davide Napoleone è un nome conosciuto, la sua firma è dietro alcuni dei pezzi che rimbalzano nelle radio, ha scritto per nomi come Michele Bravi, Gaia Gozzi, Chiara Galiazzo e altri, nella vita la sua passione è scrivere canzoni e il processo creativo nasce sempre e solo da momenti da cui riesce a trarre ispirazione. Dopo qualche anno ha deciso di tornare sulla scena musicale con il suo progetto personale, il brano si intitola Amalfi, una storia di famiglia, sospesa tra presente e passato. Non una canzone costruita in studio, ma una storia che ha preso vita tra i vicoli della Costiera Amalfitana e ha l’ambizione di arrivare a più persone possibili.

Tutto nasce casualmente dalla ricostruzione di un albero genealogico, un lontano parente, Vito Manzo (Amalfi 05/05/1919 – 4/03/1957), alcune tracce di una vena artistica mai sbocciata. L’amore, la paura del futuro e i limoni, questi sono i tre elementi su cui gira la canzone.

Tutto finisce per puro caso tra le mani di Davide Napoleone che con suddetto personaggio condivide musica e nome d’arte. Da tutto ciò nasce Amalfi, un riadattamento di alcuni tra i reperti ritrovati, un viaggio nel passato che ci riporta al presente e all’uso del dialetto come la più alta espressione d’arte contemporanea, un omaggio al Sud Italia.

 

 

Amalfi è una canzone senza tempo che abbraccia più di un lustro di storia italiana rimanendo sempre attuale e fedele a sè stessa. La versione di Napoleone, quello di oggi, presenta un sound fresco ed internazionale come immaginiamo avrebbe amato il Napoleone di ieri.

 

L’abbiamo incontrato ed ecco cosa ci ha raccontato…

Cosa rappresenta per te Amalfi?

Amalfi credo sia ad oggi ciò che più si avvicina a quello che sono. Non c’è nulla di costruito. Per la prima volta ho semplicemente scelto di essere me stesso. Un ragazzo del sud legato alle sue radici, alla sua terra e  che suona la sua chitarra guardando il mare.

 

La domanda non a caso è legata al tuo nuovo singolo, che è appunto dedicato ad uno dei posti più belli del mondo, proprio in Costiera Amalfitana. Come è nato questo brano?

Posso dire ormai di avere ad Amalfi una seconda famiglia: Gianluigi Manzo, il mio produttore e la persona che per prima ha creduto in me. Come ogni estate, lo scorso anno ero passato a trovarlo in costiera e mi ha iniziato a raccontare di questo loro misterioso avo che insieme a suo fratello aveva riscoperto ricostruendo l’albero genealogico di famiglia.

 

Che ruolo pensi che abbia ancora oggi il dialetto nella musica italiana?

Credo che il dialetto, in particolare quello napoletano che per secoli è stata l’unica musica che siamo riusciti ad esportare all’estero possa giocare ancora un ruolo importantissimo. Basta usarlo in maniera sincera e non per creare hype.

 

 

Parliamo di Vito Manzo e di questa storia che arriva da lontano, come ci sei finito dentro?

Come ti dicevo, tramite Gianluigi e suo fratello. Mi hanno dato accesso a questi piccoli poemi, a queste lettere incredibili (spesso d’amore) del loro “parente misterioso” Vito Manzo. Da archeologo mancato mi sono subito appassionato ed ho cercato, tramite queste lettere e queste poesie di ricostruire un po’ la sua, purtroppo breve, vita. Un falegname, poeta ed innamoratissimo della sua terra.

 

Qual è l’obiettivo di questo progetto? Gli altri brani saranno legati tra di loro?

Nel dopoguerra italiano, soprattutto al sud nei piccoli centri, pochi potevano permettersi di inseguire un sogno. La storia è proprio questa, i brani che seguiranno raccontano non solo le avventure e le disavventure di Vito, ma anche la storia di una terra che nonostante il passare degli anni continua ad essere per i giovani talenti solo una “terra da lasciare”. Vito Manzo è morto falegname, vorrei  farlo morire poeta.

 

Concludiamo con una domanda sulla tua attività di autore, cosa cambia nel processo creativo quando scrivi un brano per te e quando lo scrivi per altri artisti?

Poco e niente. Io non riesco a scrivere senza ispirazione, il mestiere mi aiuta solo a veicolarla meglio. Diciamo che l’unica differenza è che non sono da solo a scrivere, ma con l’artista che poi canterà il brano. E’ importantissima e necessaria la sua presenza  durante il processo creativo.

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