Un fiume di musica e sentimenti.
Recensione a cura di Davide Lucarelli
Rionero in Vulture è un piccolo comune della Basilicata, in provincia di Potenza, terra di briganti e di pastori, terra ricca di natura incontaminata e di storia. L’etimologia del suo nome deriva probabilmente da Rivo Nigro, un rio sgorgante dal nero tufo vulcanico che taglia in due il paese. Rio Nero è anche il titolo del nuovo EP di uno dei figli di questa aspra terra, trasferitosi nella nebbiosa Milano in cerca di fortuna musicale, Michelangelo Vood.
Rio Nero è un disco di moderno cantautorato, in cui Michelangelo racconta ricordi passati ed emozioni presenti, una miscela di sentimenti riversati su sei tracce melodiche e ammalianti. I testi sono sensibili e originali e sgorgano come il Rivo Nigro trascinati da una musica che lega modernità e tradizione per dare vita a brani raffinati, ma orecchiabili, che trasmettono molto della personalità dell’artista.
Insomma, le buone impressioni che avevano destato i singoli apripista Ruggine, Paris e Van Gogh sono state validate da questo primo disco, a conferma delle potenzialità di questo artista lucano, di cui mi sembra di poter dire che abbiamo intravisto solo la punta dell’iceberg.
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