Sign up with your email address to be the first to know about new products, VIP offers, blog features & more.
[mc4wp_form id="4890"]
Zapisz Zapisz

Quando ho incontrato TGP: Luca Eri

Ricordate tutti la vicenda di Elena di Troia?

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Fuori il 10 luglio su tutti i Digital Store Cenere, ultimo singolo del cantautore Luca Eri, prodotto da Giovanni Carnazza, edito Le Siepi Dischi, distribuito da Pirames International.

Ricordate tutti la vicenda di Elena di Troia? Ecco, Luca Eri ha sempre pensato che la colpa, in quella precisa situazione, non fosse di qualcuno, ma di qualcosa, ovvero della Mela d’Oro che Paride aveva consegnato ad Afrodite, dando così inizio a diverse tragedie che poi sarebbero avvenute man mano nel corso del racconto; a volte sono i nostri oggetti a scegliere per noi, come quando ci si accende una sigaretta senza averne realmente desiderio: ha deciso lei per noi, appunto.

 

 

Cenere, dal sound filo indie rock e lo stile cantautorale particolareggiato e pungente che contraddistingue l’artista, parla proprio di questo, un tradimento che non vede vinti e vincenti, un tradimento distruttivo, senza mezzi termini.

 

Raccontaci com’è nato il tuo ultimo singolo, Cenere. 

Un ragazzo che conoscevo – perché poi ora non è che lo veda mai – si stava lasciando con la moglie. Era lei che voleva il divorzio.

Questo ragazzo che conoscevo era convinto che i problemi fossero altri, ma io ero convinto che lei avesse un altro. Quasi me li raffiguravo davanti, mentre lo tradivano erano ancora nudi e sudati, e lui le accendeva una sigaretta.

Ma non ho mai avuto il coraggio di confessargli la verità, e allora ho scritto Cenere per lavarmi la coscienza.

 

Quando e perché hai deciso di scrivere e, conseguentemente, di pubblicare i tuoi brani?

Il mio maestro di pianoforte non volle iniziare a darmi lezioni prima che a scuola avessi affrontato le frazioni, e c’era da capirlo. Così ho cominciato a comporre sul pianoforte scordato di mio nonno, ancor prima di imparare a suonare. Cosa uscisse fuori – a dire il vero – nemmeno lo ricordo, ma ricordo che ho cominciato a scrivere musica con l’esigenza di dovermi esibire davanti a un pubblico quando avevo quindici anni: suonavo roba che si avvicinava più al punk che al rock, però ricordo chiaramente che da quel momento in poi ho desiderato scrivere per essere ascoltato, con l’unica differenza che fino a qualche anno fa scrivevo musica che cantavano gli altri, ora sono io a cantare me stesso.

 

Quali sono gli artisti che ti hanno condizionato a livello artistico? 

Sicuramente gli Afterhours: Manuel Agnelli, per me, resta il genio indiscusso della musica italiana degli ultimi trent’anni. Però negli anni c’è stata un’apertura in forma trasversale, da parte mia: un tempo era davvero massimalista, ascoltavo solo un certo genere di musica – l’indie rock italiano degli anni Novanta –, mentre ora mi trovo ad ascoltare di tutto: ho scoperto l’EDM, in tutte le sue dimensioni, e ho riscoperto la musica classica, che metto in sottofondo soprattutto quando medito. Per finire, quando scrivo getto sempre un pensiero a Vasco Rossi: non l’ho mai amato particolarmente, ma credo si tratti sicuramente di una di quelle figure epocali con le quali, se scrivi in italiano, devi necessariamente fare i conti.

 

 

I tre album del cuore. 

Hai paura del buio, degli Afterhours

Emozioni, di Lucio Battisti

Trouble will find me, dei The National

 

Progetti futuri? 

Sai, quando Michelangelo – oramai vecchio e ossessionato dalla morte – stava scolpendo la Pietà Bandini, a un certo punto cambiò idea rispetto alla bozza originaria e decise di variare la posizione delle gambe del Cristo, che già aveva scolpito nel marmo: tentò di farlo con lo scalpello, ovviamente, ma una venatura ne causò la rottura. A quel punto, fuori di sé, prese a martellate la sua statua, scheggiandola in più punti.

Io ripenso spesso a questa storia, credo che l’errore di Michelangelo fu quello di voler cambiare strada, imboccando quella sbagliata: la statua doveva prendere le fattezze della sua prima bozza e lui, modificando il suo disegno, aveva violato la legge del destino.

Ecco, per il futuro io vorrei percorrere la strada che mi è stata assegnata, senza volerla cambiare a tutti i costi: ammesso che la strada riservata a noi si possa davvero cambiare.

No Comments Yet.

What do you think?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *