“Sono cresciuto circondato da strumenti musicali e per me è stato automatico iniziare a schiacciare tutti quei tasti rumorosi.”
Intervista a cura di Giorgia Groccia
“Ce ne faremo una ragione”, canta Disarmo in apertura del suo nuovo singolo Finale col Botto, a proposito della fine dolorosa di una storia d’amore. Ma per poter razionalizzare, c’è bisogno di dare sfogo a tutte le rabbie e le frustrazioni di chi si sente tradito, di prosciugare la carica della batteria emotiva che la relazione ha accumulato: e allora vai di piatti da lanciare, di voglia di rivalsa sull’altra persona, di dolore da infliggere, per creare un momento catartico esplosivo che sarà il degno apice dionisiaco di una storia d’amore che nella sua brevità “non è mai stata banale”.
Poi verrà la quiete, la lucidità mentale per pensare alle amare questioni pratiche: un cane da smezzare, le bollette da pagare… e la tragicomica realizzazione di dover pure imparare a cucinare.
Come nasce Finale col Botto?
Nasce da una nota audio del mio telefono in cui cantavo il ritornello esattamente come lo si sente oggi nella versione finita; è nato molto istintivamente, mentre ero in macchina.
Quando hai ufficialmente deciso di iniziare a scrivere e suonare, ma soprattutto il momento in cui hai capito di essere pronto al pubblico?
Non c’è stato il momento della “scelta”, sono cresciuto circondato da strumenti musicali e per me è stato automatico iniziare a schiacciare tutti quei tasti rumorosi e da li non ho mai smesso. Il fatto di sentirsi pronti al pubblico secondo me è un aspetto molto variabile, almeno per me che sono emotivo, ci sono volte in cui sono teso e mi ci vuole un pò per sciogliermi altre volte in cui sono completamente a mio agio da subito.
Qual è stato il tuo miglior live? E il tuo peggiore?
Il mio miglior live credo di averlo fatto nel 2010 in un locale in Piemonte che ormai non esiste più, ero cantante di una band con la quale avevamo buttato fuori delle tracce su YouTube giusto per dire “esistiamo”… non ci aspettavamo di trovare il locale pieno di gente che pogava e cantava le nostre canzoni… è stato inaspettato e memorabile. Il peggior live l’ho fatto in una discoteca davanti a nessuno, ricordo di essermi esibito giusto per rispetto nei confronti di chi era con me sul palco.
I primi tre artisti che ti vengono in mente se ti dico “genio”?
Jeff Buckley, Jaco Pastorius, Mozart
Progetti futuri?
Tornare a scrivere canzoni perché non lo faccio da un po’… aspetto l’onda giusta.
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