“Mi sentivo solo, perso, lontano da tutto e tutti.”
Intervista a cura di Giorgia Groccia
Michele Iossa, in arte Vento ha 30 anni. Quando era solo Michele, trascorrendo una vita piuttosto travagliata, non è riuscito a dare alla musica il posto che meritava all’interno della sua esistenza. Nonostante ciò ha sempre scritto e non ha mai abbandonato questa passione cocente. Durante uno dei momenti più bui, un po’ per caso, è nato VENTO; un simbolo di speranza che ha allontanato con una folata decisa ed energica la pesantezza sul cuore, lasciando in superficie solo ciò che per lui veramente conta: la sua musica. L’augurio è quello di poter portare un po’ di questo VENTO complesso, vissuto ma anche fresco e rinnovato nelle case di chi, come Michele, ha bisogno di credere ancora in qualcosa.
Sahara, uscito il 18 luglio su tutte le piattaforme digitali, è il primo singolo di Vento, scritto a seguito di una brutta rottura. Tra l’isolamento e la spasmodica ricerca di sé, tra gli sbagli commessi e la travagliata sofferenza subita, il brano respira e parla a cuore aperto attraverso strade interrotte e promesse disattese.
Sahara racconta un misto di rabbia e voglia di ricominciare, voglia di voler essere diversi, voglia di sentirsi più forti, ma, sopratutto, voglia di dimostrare che anche da soli ci si può risolvere e risollevare.
Sahara è un inno gridato in nome della forza personale, quella che si muove dentro e che ci aiuta a oltrepassare ogni pregiudizio, ogni ostacolo, è un grido di speranza per tutte quelle persone che si sono perse e che hanno solo bisogno di un pretesto per ritrovarsi.
Raccontaci del tuo ultimo singolo Sahara.
Sahara è nato in un periodo molto particolare della mia vita durante il quale avevo smarrito completamente ogni punto di riferimento. Mi sentivo solo, perso, lontano da tutto e tutti. Proprio da questo stato d’animo così confusionario è nato questo pezzo al quale ho dato il nome del deserto più grande del Pianeta Terra. Nient’altro poteva rappresentare al meglio le sensazioni che, in quel preciso momento, stavo provando. Sahara però non vuole solo essere una valvola di sfogo personale ma rappresenta, anche e soprattutto, la voglia di ricominciare, di voler essere diverso e di dimostrare che anche da soli ci si può risollevare trovando se stessi. Mi auguro che questa canzone possa rappresentare una speranza per chi, durante il proprio percorso, si è perso e ha solo bisogno di un piccolo ma, spero non insignificante, pretesto per potersi ritrovare.
A livello di sound da cosa e da chi ti lasci ispirare?
Posso affermare di non considerarmi un musicista vero e proprio, sono piuttosto un cantastorie che fa delle sue esperienze un qualcosa da raccontare. Per questo non mi ritengo un esperto di sound, mi affido molto a chi mi sta intorno e a chi, più di me, è competente in questo campo. Quando scrivo un testo però mi lascio trasportare da ciò che mi circonda e questo comprende anche suoni o rumori che, in quel dato momento, catturano la mia attenzione. Può capitare infatti che l’ispirazione parta proprio da un preciso suono, che da quello nasca un testo e che, successivamente, si finisca proprio con l’avere per le mani una canzone.
Quali sono i tre album che ti hanno cambiato la vita e perché?
Difficile questa domanda. La musica che ascolto è molto in linea con le fasi della mia vita, gli stati d’animo e gli intenti del momento. In ogni caso avrei comunque difficoltà a scegliere solo tre album, il mio percorso di vita è stato piuttosto articolato e travagliato, pieno di colpi di scena, se così vogliamo chiamarli. Ho cambiato rotta più e più volte ed anche la musica che mi ha accompagnato è quindi cambiata insieme a me. L’unica cosa che posso affermare è che le canzoni rappresentano e hanno rappresentato per me una cura per l’anima e, come tale, cerco e ho sempre cercato la “medicina” migliore per i sintomi di ogni preciso momento.
Quando hai deciso di iniziare a far musica?
Ad essere sincero non avevo proprio in mente di “fare musica”, è semplicemente successo. Proprio come quelle cose che nascono così, un po’ per caso ma che, in fondo, sai esattamente che ti appartengono in qualche modo. Inizialmente erano solo pensieri, interi flussi di coscienza che intrappolavo su fogli, quaderni, tovaglioli di locali e qualsiasi superficie in quel momento disponibile. Nel tempo è comparsa poi la musica, una sorta di via di fuga e di distrazione dai miei tanti, troppi pensieri. Due mondi, scrittura e canzoni, dapprima per me estranei e quasi inconciliabili. Un giorno però è semplicemente nata la scintilla e da lì non si sono più separati.
Progetti futuri?
Come ogni aspirante artista penso che il progetto più grande sia quello di poter dare voce alle proprie idee, ai propri pensieri e, nel mio caso specifico, alle proprie parole. Spero che “Sahara” sia il mio modesto punto di partenza e che riesca ad aprirmi la porta verso un mondo, quello della musica, per me ancora nuovo ma pieno di opportunità.
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