Articolo a cura di Umberto Matera.
Amici del Baretto,
mi sono imbattuto in questo disco.
Dopo averlo ascoltato tutto d’un fiato mi sono guardato intorno spaesato. Poi ho cercato l’autore del disco sui social e su Instagram ho trovato questi post.
Ora rispondete a questa domanda:
come si può non amare a prima vista NOVE?
Marco Manini, già mente dietro i Les Enfants e i Materazi Future Club, è totalmente matto. Sul serio. Il suo primo come album come NOVE è uscito il 9 novembre di quest’anno, giorno del suo primo live, e si chiama NOVE CANZONI CHE NON RICORDO DI AVERE SCRITTO, uscito per Woodworm.
È tutto vero, non è uno scherzo.
Si tratta di nove canzoni per nove viaggi andata e ritorno nella testa di NOVE. Animali che ti spiegano il futuro, Bonatti che scala il K2, la guerra contro l’indie e la libertà di non poter scegliere niente davvero. O forse niente di questo, nel flusso di coscienza bedroom punk di un progetto inconsapevolmente serio e necessario, urgente, dissonante, acido, punk. Contro tutto e tutti, per tenersi occupati e gridare fuori dalla finestra, perché il fine ultimo non è comprarsi la macchina, ma stare nel fiume a galleggiare.
Scrivere di più su Marco e sul disco è davvero difficile, tant’è che ho optato per una soluzione migliore, congeniale a tutti: mi ci sono preso una birretta su Zoom, ho registrato tutto ed ecco a voi il risultato.
Buona ignorantissima visione, amici.
What do you think?