La tecnologia che ci lega.
Plastic Chains è il nuovo singolo dei novaresi KU.DA. uscito lo scorso 18 dicembre per Ma.Ra.Cash Records.
In esclusiva per il nostro sito vi presentiamo il download esclusivo del brano condito da qualche battuta scambiata con la band.
Ciao ragazzi! Il vostra direzione musicale appare ormai consolidata. Ci descrivete come siete arrivati alla composizione di Plastic Chains?
Innanzi tutto partiamo con il ringraziare voi tutti, ragazzi di “Tutti Giù Parterre” per averci donato questo spazio. Come già consolidato nei 3 singoli precedenti, rispetto al primo album “Kudalesimo” abbiamo voluto imbatterci in sonorità più grezze ..più garage insomma e anche in questo nuovo singolo crediamo si possa riscontrare questa via sonora diversa dalla precedente.
Peda (cantante e chitarrista) è un grande estimatore dei Queen e proprio in Plastic Chains ci teneva a livello chitarristico inserire delle parti sovraincise, dove con la chitarra si potesse armonizzare il riff, cercando allo stesso tempo di non cadere in imitazione al modus operandis in cui appunto si basava Brian May ma ricercando un suono proprio, un risultato “Ku.dA”.
Kusch (bassista e programmatore) ha giocato molto con i rimbalzi in stereofonia, sia di voce che di chitarre, in modo che il brano risultasse più accattivante e interessante all’ascoltatore, dove insieme a Giacomo Zambelloni, presso l’EveryBodyOnTheShore Studio di Milano ha reso concreto tutto questo.
La parte batteristica è a cura di Alex Canella.
Insomma, Plastic Chains è l’ennesimo sfogo della band, direzionato verso un muro di cemento armato che prima o poi riusciremo a rompere per poter così osservare ciò che è al di là.
Che cosa sono le “catene di plastica” per voi?
Le catene di plastica sono LA TECNOLOGIA. Secondo il nostro punto di vista e delle energie che riceviamo quotidianamente vivendo a contatto con le altre persone, la direzione che da anni la società sta prendendo è quella più sbagliata che l’essere umano potesse seguire.
Il web è stata una scoperta e un’idea fantastica a livello informativo e di comodità, ma non usato in questo modo, non usato come tutti noi ne abbiamo fatto usufrutto fino ad ora e tutt’ora.
Una domanda che ci poniamo spesso è: “tutti noi ne abbiamo davvero così bisogno di così tanta tecnologia?” La risposta è NO, non ne abbiamo bisogno. E’ solo una comodità, un amalgamarsi con le masse ..prendere una direzione che ci sta portando e ci ha indubbiamente già portato in un apatia incredibile, facendoci dimenticare la nostra cultura, chi noi realmente siamo, da dove abbiamo iniziato.
L’essere umano, che piaccia o meno, che tu possa crederlo o no è fatto dalla numerologia, con la geometria. Noi siamo magnificamente dei giganteschi ricevitori di energia. La riceviamo ogni secondo dal sole, dall’aria, dalla terra , dai tramonti, dalla neve, dalle persone con cui abbiamo contatti ravvicinati e proprio riguardo a queste ultime, è nostro dovere far ricevere alle persone con cui abbiamo contatti energie chiare, energie piene di forza bianca. E’ nostra responsabilità importante portare benessere agli altri. Il testo di Plastic Chains, a cura di Emanuele Romussi parla proprio di questa rigorosa tematica.
La vostra intenzione e marcatamente quella di produrre della musica internazionale e la lingua inglese è la naturale privilegiata. Avete però mai pensato di scrivere qualcosa anche in italiano?
Non ci siamo mai messi dei pali davanti alla lingua che usiamo nelle nostre canzoni. Sicuramente questo secondo lavoro discografico che vedrà luce probabilmente entro fine Febbraio 2021 sarà interamente recitato in lirica inglese.
Non crediamo sia un fattore di world music o meno ma semplicemente un percorso che ancora una volta ha visto vita in inglese.
Chissà, magari il prossimo sarà in italiano, la nostra lingua madre, anche se l’idea era quella di scrivere un terzo album interamente in swahili.
What do you think?