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#Frittomisto – Episodio 20 – La nuova rubrica a cura di Caffellatte

Benvenuti in #Frittomisto, la vostra Caffellatte torturerà per voi con domande scomode, divertenti e sovversive, degli artisti scelti da lei ogni settimana

Ci sono profumi, colori, persone, avvenimenti che influiscono in maniera prepotente ed incisiva all’interno della fase creativa di ogni singolo artista. Mi sono chiesta proprio oggi quale elemento è risultato determinante per i nostri artisti della settimana, eccone il risultato: 

 

MILELLA

Dopo essere sopravvissuto alle guerre stellari di un esordio col botto, MILELLA torna a contare tutti i suoi dubbi sull’amore, sulla morte e altre sciocchezze (cit) nel suo nuovo singolo per Revubs Dischi, disponibile dal 9.4.2021 su tutte le piattaforme digitali:  “Fondamentale” è il promemoria che il cantautore pugliese prescrive alla scena, per non dimenticare tutto ciò che davvero conta. Qual è la persona o l’evento che più ha ispirato la tua musica da quando hai incominciato ad ora?

Estate 2010, scrivevo e suonavo da poco più di un anno, c’era una ragazzina di cui ero profondamente infatuato e, durante una vacanza insieme, con il gruppo dell’oratorio di paese, ho confezionato ad hoc un brano che parlava di quel preciso periodo e del come mi sentissi accanto a lei, lo ricordo ancora, si chiamava: Parole Lontane. Da lì ho capito che avrei dovuto mettere l’anima e il cuore in ciò che scrivevo, un anima che è rimasta profondamente nostalgica e romantica.

 

RAGAZZINO

Il cantautore pugliese Ragazzino torna con il singolo La colpa è tutta tua prodotto da Molla, sul potere delle piccole relazioni.

“Se dovessi pensare al mio bigliettino da visita come artista rappresentato da un brano, sicuramente ‘La colpa è tutta tua’ ne esprimerebbe perfettamente il senso. È un insieme di sentimenti, emozioni e stati d’animo che, in un momento particolarmente difficile, hanno abitato la mia vita e che allo stesso tempo sono stati curati ed accolti inconsapevolmente da una ragazza, totalmente estranea alla mia persona ed al mio carattere”.

Qual è la persona o l’evento che più ha ispirato la tua musica da quando hai incominciato ad ora?

Il libro biografico di Ed Sheeran sicuramente è stato fonte di ispirazione e coraggio per intraprendere un percorso del genere, è stato il mio mantra dall’incipit e continua ad esserlo.

 

CURCUMA

I curcuma sono un Duo pop, la loro ultima canzone si intitola Eddie Murphy ed è uscita per Maioense project

La cosa che più ha ispirato la mia musica è l’amore, più che in Eddie Murphy questo sarà evidente nei prossimi brani che usciranno. Ripensando a tutte le canzoni che ho scritto non posso fare a meno di notare che la stagione che più mi fa comporre è l’estate, immagino sia dovuto dal fatto che la stagione estiva ci porta a vivere un sacco di emozioni, di esperienze. In fondo è di questo che si nutre un cantautore, della vita.

 

 


MEDIVH

I Medivh sono un trio rock di origine toscana. Hanno pubblicato di recente un disco diviso in tre parti, “Where’s the place i saw in my dreams” e un singolo, “Underwater”, accompagnato da un video molto suggestivo. 

Qual è la persona o l’evento che più ha ispirato la tua musica da quando hai incominciato a ora?

(risponde Emmanuele, voce, chitarra, piano, synth): “La persona: sicuramente mia figlia. L’evento: sarebbe fin troppo facile dire quanto successo nel 2020 a livello globale… Diciamo sicuramente lo stato di solitudine, riflessione, rivalutazione delle cose quotidiane – nel quale la situazione attuale ci ha costretti. La nostra musica parte da storie personali per sfociare in concetti universali: trovate rabbia, amore, delusione, senso di impotenza, voglia di libertà”.

 

DANIELE MARIA

Daniele Maria Di Forti in arte “Daniele Maria” nato a Palermo, classe 96. Si trasferisce a Torino con la sua famiglia, la città che lo ha adottato e cresciuto. A Torino ha iniziato a frequentare i primi corsi di recitazione, la sua più grande passione oltre alla musica, per questo motivo glii piace definirsi cantattore. Inizia a scrivere testi all’età di 14 anni avvicinandosi al panorama hip hop, negli anni poi sperimenta sonorità di tipo urban, trap e indie pop, fino ad arrivare ad oggi, e al nuovo singolo “Eroi” disponibile dal 8 aprile su tutte le piattaforme digitali.

Sicuramente l’artista che più mi ha impressionato dal vivo è stata Patti smith circa dieci anni fa, ero in prima fila agli mtv days a Torino fu impressionate mi venne la pelle d’oca ,un emozione indescrivibile ,un altro evento importante per me è stato il

Concerto di Calcutta ad Ivrea nel cinque anni fa, ancora non era super conosciuto, non eravamo in molti e fu stupendo, molto intimo.

 

LYRE

Venerdì 22 gennaio 2020 è uscito per Pitch The Noise Records l’EP di debutto di Lyre dal titolo Queer Beautiesi, che vede la luce dopo una lunga gestazione di sperimentazione e ricerca sonora. Lyre è il progetto musicale di Serena Brindisi. Un progetto unico nella scena musicale italiana, un nome che si candida ad essere i più interessanti del panorama elettronico italiano. Piacerà ai fan di James Blake, Portishead, Massive Attack e Nick Cave, ma anche di FKA Twigs e Arca. 

Non abbiamo saputo resistere e ne abbiamo parlato con lei. 

Come descriveresti il progetto di Lyre a chi non lo conosce?

E’ un progetto musicale di songwriting e musica elettronica in cui la ricerca stilistica e sonora è molto importante in quanto a totale servizio del contenuto dei brani, o meglio , spesso diventa contenuto stesso. Dalle atmosfere nasce il canto e la parola. La musica intesa come agente attivo in un brano e non come accompagnamento definibile in un preciso genere che segue prevedibili schemi riconoscibili. In un certo senso c’è un approccio avant Garde al songwriting ed è stato l’approccio alla ricerca artistica di artiste come Bjork, Arca , Sophie o di artisti come Woodkid che ha sicuramente ispirato il mio lavoro quotidiano verso questa direzione di indagine.

Oltre a questo c’è un cuore un pò dark e blues alla base del canto se vogliamo trovare qualche richiamo antico ad artisti la cui musica e le cui voci hanno risuonato immediatamente con la mia anima, come un richiamo di appartenenza,come Portishead, PJ Harvey, Goldfrapp, Morphine, Depeche Mode, ma anche punk in un certo senso.

Ci sarà un seguito a Queer Beauties, altrettanto oscuro?

Assolutamente si. Ho appena finito le registrazioni di un nuovo singolo, che farà parte di “Shadows walk” un ep a cui sto lavorando da un pò, anche nei panni di produttrice.

Sappiamo che il disco ha avuto una gestazione lunghissima, hai voglia di riassumercela?

Per me è sempre stato importantissimo creare le giuste atmosfere dei brani. Non ci possono essere debolezze, momenti fiacchi, incertezze, in una visione e sopratutto non deve essere la brutta copia del sogno di qualcun’altro. Trovare il proprio mondo, il proprio luogo, il proprio fuoco è un processo lunghissimo per un’ artista. Non mi interessava di uscire con qualcosa di professionale ma di cui non ero davvero soddisfatta. Fino a quando non ho sentito dentro di me, chiaramente, che le atmosfere fossero abbastanza forti e in grado di esprimere al massimo delle mie possibilità , il mio mondo interiore, ho continuato a lavorare, ricercare, studiare e cercare qualcuno che potesse aiutarmi a tradurre in suono questa mia visione. Trovare la persona giusta che accendesse il mio entusiasmo e centrasse la direzione e addirittura mi aprisse gli occhi su un mondo sonoro che ora sento più mio che mai è stato un processo molto lungo, difficile, ma fondamentale, l’incontro con Giuliano Pascoe è infatti stato fondamentale a livello artistico e ora sono felicissima di studiare ogni giorno nuove possibilità della produzione musicale per essere sempre più libera di produrre i miei suoni da sola, percorrendo la strada che lui ha aperto davanti ai miei occhi e facendo tesoro anche di collaborazioni passate che mi hanno arricchita profondamente. Ora mi sento centrata e quindi posso espormi. Per me l’esporsi è un processo molto delicato infatti.

Come definiresti le dissonanze? Ce ne sono qui dentro? 

E’ un ep in cui armonicamente ci sono molti accordi che sembrano dissonanti, perchè provenienti da scale ricche di cromatismi. Oppure armonie in cui uno stesso accordo cambia la terza da maggiore a minore all’interno di una stessa battuta o che lasciano.Queste sfumature espressive ,che possono essere recepite e definite come dissonanze in certi punti dei brani, perchè creano molta tensione tra due colori o tra vari elementi compositivi, per me sono strumenti preziosissimi per raccontare mondi e stati d’animo complessi e solo apparentemente contrastanti e duplici.

Amo molto infatti il sostare sulla soglia di una risoluzione che tarda a presentarsi.

Musicalmente è caratterizzato infatti spesso anche da progressioni di accordi aperte, nel senso che amo molto quelle armonie caratterizzate da una tensione costante dovuta all’ambiguità di alcuni accordi che continuano a cambiare colore all’interno di una stessa frase, come spiegavo prima, o accordi sus che sospendono il brano per molto tempo prima di arrivare a una chiusura, omettendo le note che ne definiscono di più il carattere, tipo le terze o modificandole subito nell’accordo successivo.

Per riuscire a sostare più a lungo tra i confini sfumati e le ambiguità costanti, la luce contenuta nelle ombre e viceversa. Per sostare nella complessità che che ci fa meravigliare e che rappresenta la bellezza per me. Ovviamente non sono cose che ho pianificato ma una sorta di “restituzioni “ spontanee verso gli artisti e le artiste che con le loro armonie mi hanno toccata di più. Insomma sono i colori che ho sentito più miei e ho voluto imparare a conoscere più approfonditamente.

Lo stesso vale per il ritmo.

A livello ritmico inoltre è caratterizzato spesso da accenti in levare, sempre ambiguità metriche(in Dorothy il brano sembra iniziare in 6/8 ma poi il beat entra in 4/4 nel chorus spostando tutto) Tempi dispari (Mirrors è in 7/4 un metro che amo e mi ha fatto conoscere PJ Harvey inizialmente). Insomma è un ep un po’ storto e “strambo” (che è appunto un altro significato di “Queer” )anche dal punto di vista compositivo.

La complessità degli stati d’animo, delle esperienze e delle forme diverse, va difesa a spada tratta in un periodo storico in cui a livello mediatico e social tra tendenza verso la semplificazione e sovrana e ci fa mentire costantemente su noi e sugli altri e questo tipo di ricerca armonica mi ha colpita e commossa profondamente da subito, dal le prime volte che l’ho sentita in opere e brani di grandi artiste e artisti. A partire da Chopin prima di tutto. Mi ha fatta innamorare perdutamente del potere della musica di andare davvero a fondo alla complessità delle emozioni.

Qual è il rapporto tra la serena attrice e la serena musicista?

Sicuramente il lavoro come attrice mi ha dato le basi per la ricerca artistica, nel senso che l’approccio è identico. Affiorano alcuni elementi che sentiamo chiamarci, che richiedono la nostra attenzione perchè in qualche modo risuonano con una parte di noi misteriosa e ci sentiamo invogliat* a seguire. Da qui parte la ricerca e pian piano se ne raccolgono altri fino ad avere una materia che si vuole indagare sempre di più, in cui immergersi e attendere, prima di darle o meglio scoprirne la forma, per restituire l’esperienza. Che siano dei suoni, delle immagini, dei personaggi, delle musiche, delle qualità di movimento o delle parole, è esattamente lo stesso. Io infatti più che creazione la chiamo ricerca artistica perchè è un andare a fondo, seguire una necessità, qualcosa che ci farà fare in prima persona un’esperienza che non possiamo pianificare ne’ forzare e da cui sicuramente usciremo cambiat* Se l’artista in prima persona non viene attraversat* da ciò che fa, non potrà infatti arrivare e attraversare con la sua opera il pubblico e la sua ricerca non avrebbe senso.

In più, io sento di approcciarmi alla musica in un modo molto vicino al fare teatro, nel senso che ho bisogno di costruire forti atmosfere per creare dei quadri, degli immaginari prorompenti dai quali nascono le voci , i canti e le parole, quindi i personaggi e le azioni. Gli attori e le attrici del brano, i contesti e gli eventi portanti. I suoni stessi, possono diventare eventi, in questo la produzione musicale non deve assolutamente tendere ad essere pensata come “accompagnamento” ma come elemento agente, a volte perfino protagonista. Uno rullante ad esempio , processato in un certo modo , può diventare una lama metallica, evocare un taglio profondo. I suoni vengono scolpiti proprio per diventare attori e attrici loro stessi. Nei prossimi lavori vorrei proprio usare campioni di lame che si affilano in certi brani.

Questo per dire che io rimango attrice e musicista insieme. Così come nel teatro la musica è stata sempre un fondamentale strumento ed elemento di ispirazione.

Sei già pronta per quando si potrà tornare a suonare?

Sono felicissima di avere iniziato a collaborare con un bravissimo musicista ed artista che si chiama Christian Campobasso, in arte Sidi, che condividerà con me il palco con l’intento di realizzare il live nel modo più efficace possibile e non vediamo l’ora che si possa tornare a suonare dal vivo!

 

Rubrica a cura di Caffellatte

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