“PARADISE” È IL NUOVO SINGOLO DEI MOTS, ASCOLTALO QUI E LEGGI L’INTERVISTA AL DUO
I MOTS nascono nella primavera del 2019 dall’incontro di Nicholas Belli (in arte Nichel) e Andrea Quadrelli (in arte Hosea) in occasione del festival per autori avvenuto a Rimini. Le diverse sonorità espresse dalla loro musica li ha spinti ad approfondire la loro conoscenza personale e musicale ed a pensare di unirsi per creare nuova musica e nuove parole.
PARADISE anticipa il primo EP, previsto per la prossima primavera. I testi dei MOTS sono attuali e cercano di dare una visione della società in cui viviamo senza dimenticare di dare uno sguardo all’animo umano. I brani sono prodotti da CRISTIANO NORBEDO (il terzo MOTS).
Ciao Mots, è la prima volta che abbiamo l’occasione di presentarvi sul nostro magazine. Piacere di conoscervi, io sono Emanuela di tutti giù parterre. Insomma voi nascete da due progetti solisti e vi siete incontrati a Rimini e avete sposato entrambi la vostra musica per unirvi civilmente nei Mots! Parlateci un po’ di questo incontro e di come avete unito il vostro modo di esprimervi in un unico progetto.
Quando ci incontrammo per la prima volta alla finale del Festival di Rimini non ci scambiammo molte parole però reciprocamente avevamo apprezzato qualcosa del brano dell’altro, al punto che nei giorni successivi iniziammo a scambiarci qualche messaggio e a pensare di collaborare per un progetto. Avevamo capito di avere diversi punti in comune sulle tematiche che ci stanno a cuore ma rimaneva il “problema” di riuscire a far convivere due stili e due gusti diversi a livello puramente musicale. Scambiandoci ulteriori opinioni a riguardo e un po’ in generale, abbiamo trovato un terreno comune nell’elettropop, un genere che ci entusiasma e che entrambi avremmo sempre voluto provare a fare. Quando abbiamo iniziato a scrivere le prime cose ovviamente lo stile era ancora acerbo ma, pezzo dopo pezzo, sentivamo che si stava delineando l’identità dei Mots. In questo una grossa mano è arrivata anche da Cristiano Norbedo che ci cura la produzione e che ci ha aiutato a capire meglio quali sonorità sarebbero state più adatte alla nostra musica.
Venite entrambi da due mondi musicali diversi ma siete comunque riusciti a trovare una vostra chiave e avete pubblicato il singolo Paradise di recente che anticiperà il vostro primo EP. Qual è il vostro paradiso terrestre? Dove vi sentite veramente in pace?
Essendo entrambi autori credo che il momento in cui ci sentiamo davvero in pace sia proprio durante il processo creativo. È un momento decisamente appagante perché, oltre a permetterci di liberare il nostro mondo interiore, aiuta a conoscersi meglio. Mettere nero su bianco i nostri pensieri e sentimenti è come guardare allo specchio la propria anima, è illuminante e persino terapeutico. In più è anche un momento di ricerca perché spesso per chiarirci le idee sull’obiettivo che vogliamo raggiungere ci rimettiamo ad ascoltare molta musica, a consigliarci canzoni e a scambiarci impressioni. Abbiamo scoperto poi che fare tutto ciò a quattro mani ha una grande utilità, ci costringe ad uscire dai binari su cui inconsciamente tendiamo a stare e a rimetterci in discussione.
Prima di Paradise, il vostro brano di debutto A CASA TUTTO OK (che un po’ mi ricorda Brunori con A casa tutto bene e non so se c’entra qualcosa). Ha avuto ottimi risultati, ve lo aspettavate?
Assolutamente no. Abbiamo voluto autoprodurci per essere completamente liberi, ben consapevoli che rinunciando ad un’etichetta avremmo avuto molti meno mezzi e canali che ci potessero supportare. Per questo motivo, pur sperandoci, non ci aspettavamo di fare grossi numeri e invece questi sono andati ben oltre le nostre aspettative. Ci rendiamo conto che rispetto ad altri artisti siano cifre più modeste ma pensando che si trattava del nostro primissimo singolo e che stavamo camminando con le nostre sole gambe non possiamo che esserne felici. Brunori Sas è sicuramente un autore che apprezziamo tanto e “A casa tutto bene” è un album strepitoso ma in realtà abbiamo fatto caso alla somiglianza solo dopo aver deciso il titolo della nostra canzone, che poi nel testo è sicuramente la frase più identificativa.
Come vi approcciate insieme alla scrittura di un brano, ci sono dei punti di contrasto tra di voi?
Bisogna dire innanzitutto che abbiamo sviluppato un sistema ormai ben collaudato e che ci permette, soprattutto nelle fasi iniziali, di mettere in piedi una bozza di canzone che però ha già la sua personalità. Di solito inizia Nichel mettendo giù una o più melodie in finto inglese su un giro di accordi o una base, da lì poi Hosea inizia a pensare alle tematiche e a scrivere il testo. Ovviamente lo schema non è così rigido e può capitare di scambiarci un po’ i ruoli ma il fatto di avere un modus operandi è molto utile a toglierci dall’imbarazzo della partenza. In generale poi cerchiamo sempre di ascoltare le idee reciproche e soprattutto tendiamo ad accogliere di buon grado l’intuizione dell’altro se ne è convinto ed entusiasta
Come avete fatto durante la pandemia a scrivere i brani? Come vi siete approcciati a questa nuova vita?
Questo evento ha inevitabilmente condizionato la nostra produzione, sia a livello pratico che ti tematiche affrontate. Abbiamo cercato di tirare fuori il meglio da questa situazione sfruttando il molto tempo che avevamo a disposizione per concentrarci sulla scrittura delle canzoni. Quello che stava, e sta, succedendo ci ha dato tanti spunti di riflessione sulla precarietà dell’equilibrio sociale e politico, ma anche su quello personale. Sono nate paure nuove e ci siamo scoperti più fragili. A livello pratico invece la tecnologia ci è venuta in soccorso, riuscivamo abbastanza agevolmente a scambiarci file audio e di testo e a discuterne per telefono. Alcuni aspetti, come quello di non riuscire a spostarci per poter girare i video, ha determinato il loro stile infatti abbiamo pensato di aggirare il problema servendoci di disegni animati e di parecchia post produzione grafica.
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