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Henry Beckett ci racconta il suo nuovo singolo “A boy needs to grow”

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Esce venerdì 25 febbraio 2022 “A boy needs to grow”, il nuovo singolo di Henry Beckett e primo capitolo in attesa di un album di debutto (che seguirà l’EP Heights del 2017). Con un immaginario a metà tra le influenze di Kerouac e le atmosfere à la Into The Wild, “A Boy Needs To Grow” racconta un momento della vita in cui si avverte la pressione del dover scegliere tra due strade radicalmente diverse. Da una parte la strada del sognatore che, pur di realizzare i propri desideri, rischia. Dall’altra, la strada di chi, nonostante l’amarezza, sarebbe disposto a rinunciarvi per abbracciare un pensiero più pragmatico e razionale. Fino a questo bivio i due percorsi parevano poter proseguire per sempre parallelamente.

Tuttavia, osservando con più attenzione, si intravede il punto in cui potrebbero definitivamente separarsi. A questo punto è facile rimanere bloccati. Mossi dall’apparente esigenza di una maggiore sicurezza, il percorso più concreto sembrerebbe essere il più corretto da intraprendere. C’è, però, chi avverte la necessità di concedersi maggior tempo per rimanere ancorato ai propri sogni, con la convinzione che potrebbero essere vissuti appieno e concretizzati grazie alla maturità acquisita negli anni. Forse, quindi, il tempo di sognare non è ancora terminato. Forse non lo sarà mai.

Noi non abbiamo resistito, e gli abbiamo fatto qualche domanda.

Esiste una scena folk in Italia? Chi ne fa parte? 

Non so quanto definirei la mia musica “folk”: sicuramente è un mondo che mi ha enormemente influenzato, così come per molti altri cantautori o band nostrane. Tuttavia, è parecchio difficile individuare una chiara scena musicale italiana che riunisca progetti simili al mio, soprattutto se ci si concentra su chi canta in inglese. Questo è un dato che mi ha sempre fatto dispiacere perché ha limitato le occasioni di condivisione con altri artisti che portano avanti la passione per lo stesso genere. Tra questi mi vengono in mente The Leading Guy, An Early Bird, Eugenia Post Meridiem, Any Other. Sono convinto che nei paraggi ce ne siano molti altri ed è un peccato non cercare in qualche modo di conoscersi e supportarsi di più a vicenda. 

Quanto ha influito Milano sulla tua ispirazione? E’ ancora un luogo favorevole per fare musica? 

Sono tanto attaccato alla mia città, è dove mi sento a casa. È quando sono qui che mi è più spontaneo scrivere un testo o una canzone. Mi ha stupito constatare questo perché mi aspettavo di trovare la massima ispirazione durante i viaggi in compagnia della mia chitarra. Ho concluso che la mia sala, illuminata da una luce soffusa durante la notte, fosse il luogo più adatto in cui rielaborare pensieri ed esperienze per dare vita a nuovi brani. 

Non saprei dire quanto Milano sia un luogo favorevole a fare musica perché non penso che la produzione artistica abbia oggi dei limiti fisici. Allo stesso tempo, mi ritengo fortunato a vivere in questa città perché ci sono molte opportunità di conoscere musicisti, produttori o altri professionisti della musica che sarebbe più difficile incontrare altrove. Molti convergono qui: per esempio, il chitarrista con cui ho la fortuna di condividere il palco viene dalla Basilicata e si è trasferito a Milano per proseguire nella sua carriera musicale.

Di cosa parla A boy needs to grow e come si collega alla tua precedente produzione? 

“A boy needs to grow” è un brano scritto poco dopo l’uscita del mio primo EP. È una canzone che per me rappresenta il ponte tra la mia prima pubblicazione e l’inizio della scrittura del nuovo album. È un invito a me stesso e alle persone con un sogno nel cassetto a continuare a credere nei propri obiettivi, anche se possono sembrare rischiosi e irrazionali come quelli di una carriera artistica. Tra l’altro, come ben sappiamo tutti, viviamo in un mondo estremamente instabile e con scarse garanzie. Paradossalmente ciò mi fa sentire più sereno nel credere in quello che mi fa stare realmente bene e nell’insistere in questa direzione, convinto che altrimenti il senso di rimorso sarebbe insopportabile.

Come nasce un brano di Henry Beckett e chi sei quando non sei Henry Beckett? 

Un mio testo nasce senz’altro da quello che è il mio vissuto. Di solito l’ispirazione viene da un senso di disagio che diventa più facile da metabolizzare una volta racchiuso in un brano. Una mia canzone è per me come un’ampolla in cui intrappolare pensieri, ricordi, emozioni. Quando è terminata, risuonarla mi permette di rivivere quelle stesse sensazioni e tornare a respirale per qualche minuto è una sensazione stupenda.

Quando non sono Henry Beckett sono un attore che sta studiando in un’accademia di recitazione, sempre qui a Milano. Sono anche laureato in psicologia e la mattina lavoro come educatore con gli adolescenti. A loro spero di trasmettere l’amore per l’arte e l’espressione di se stessi. 

Programmi per il resto del 2022? 

Di certo la pubblicazione dell’intero album! “A boy needs to grow” è uno dei tre singoli che anticipano la sua uscita. Non vedo l’ora di pubblicare i prossimi brani, i quali saranno accompagnati da un lavoro speciale prodotto assieme ad un fantastico regista. Spero anche di tornare presto a suonare live. Mi manca la possibilità di entrare in contatto con le persone, di farmi conoscere in modo più diretto e di sfogare quello che sento attraverso il microfono. Direi che succederà presto! 

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