Sembra un martedì pomeriggio come tanti, ma a Germi si parla in anteprima dell’album di debutto dei Cassandra: tre ragazzi per i quali questo album, Campo di marte, fuori per la Mescal, non è proprio un debutto, ma il frutto di una gavetta che parte dal progetto Kelevra e si scontra con date dal vivo davanti a poca gente e tutti i problemi della scena indipendente. Matteo Ravazzi voce, Francesco Ravazzi chitarra e Giovanni Sarti batteria (sul palco saranno affiancati da Enrico Mega al basso) tornano quindi in questa nuova veste e proprio ieri pubblicano Campo di marte, il cui primo singolo Kate Moss avevamo avuto modo di ascoltare già durante quest’ultima edizione di X-Factor dove si erano dimostrati sfacciati, orgogliosi e… fiorentini.
I Cassandra, tre ragazzi di provincia che rispondono alle domande di giornalisti nazionali agitando le mani e parlando della loro Firenze, ringraziano le realtà, come la Mescal, che ancora credono nei dischi e permettono di farli, concepiscono la musica come un’esigenza estrema, a prescindere da numeri, contratti e pubblico. Giovedì poi sarebbero tornati a Milano per presentare il disco nel frizzante ambiente dell’Arci Bellezza, e l’ultima volta che erano stati a suonare a Milano, pare, non avevano suonato affatto perchè non si era presentato nessuno (il locale era proprio Arci Cicco Simonetta, che ora è Germi, dove ci troviamo ora). Le cose intorno a loro sembrano essere cambiate, e di parecchio, ma loro rimangono sull’attenti, come se nulla di quello che hanno ora fosse scontato.
foto di Simone Pezzolati
I Cassandra fanno pop ma hanno un’attitudine rock, e questo disco è un piccolo manifesto generazionale per tutti noi fuorisede che giriamo per locali, che rincorriamo i nostri ex e ci innamoriamo delle band. Campo di marte è uno di quei dischi di cui ci siamo innamorati al liceo, e che ci accompagnavano a lungo, è arrivato troppo tardi, ma proprio per riportarci lì e farci stare bene. Lo accettiamo volentieri.
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