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L’amore e Moby Dick || Tobjah ci racconta il suo nuovo album “La via di un pellegrino”

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Esce venerdì 3 giugno 2022LA VIA DI UN PELLEGRINO“, il secondo album solista di Tobja, moniker di Tobia Poltronieri dei C+C=Maxigross, che segue il precedente “Casa Finalmente” del 2018. Il disco, fuori per l’etichetta indipendente TEGA e già stato anticipato dal singolo “Nuova Stagione”, è un cammino tortuoso tra luce e oscurità, dove attitudine dub, reminiscenze hip hop e atmosfere ambient incontrano la canzone contemporanea. Un nuovo inizio.

Questo disco nasce alla Fine del Mondo allora conosciuto quando, avendo perso ogni certezza, non mi era rimasta altra possibilità che inventarmi un Mondo Nuovo. Scorrazzavo tutto il giorno per le vie di una città deserta, dimentico della mia esistenza precedente, facendo un mestiere per me inedito (il corriere in bici) che nulla c’entrava con ciò che avevo fatto prima d’ora. La sera, esausto, tornavo nella mia casa studio, vuota e silenziosa come non mai. Prima di addormentarmi, leggendo Moby Dick, il mio letto diventava la punta della baleniera Pequod, che attraversava un mondo che andava alla deriva. A pensarci adesso sento ancora la brezza dell’oceano che mi ha salvato, portandomi ogni notte così lontano da dove mi trovavo.

 

Non potevamo che fargli qualche altra domanda!

– Iniziamo con una domanda non attualissima. C’è ancora la stessa donna nel tuo cuore? 

Ah ah, pure la citazione! Diciamo che ora ci sono tante persone importanti che mi porto nel cuore.

– L’amore è un tema che è presente nei tuoi brani, e in particolare in questo nuovo album “La via di un pellegrino”? (ci sembra di no)

Amore in senso ampio, assolutamente sì. In tutto l’album. Soprattutto Amore per la scoperta, per l’ignoto, ciò che è diverso, il cambiamento e il movimento. Nei quattro anni tra il disco precedente e questo ho sperimentato e approfondito molto il concetto di Amore, sulla mia pelle e quindi dentro le mie canzoni. Per quanto si possa definire l’indefinibile, per Amore io intendo la base, l’origine, l’energia e il motore di ogni cosa. Il pellegrino parte alla ricerca Dio, io mi muovo e vivo per la Musica, ma credo che alla fine chi cerca il bene si muova per la stessa cosa, cambia solo il nome che gli diamo. Uno dei miei dischi preferiti di sempre inizia proprio con un brano che si chiama “Music is love”.

– Ti è capitato di riascoltare “Casa finalmente”? Ti senti ancora come allora?

Non lo ascolto da un po’, ma ho dei bellissimi ricordi legati a quel periodo, in primis per fratello Miles (Cooper Seaton, produttore del disco) che da poco più di un anno ha lasciato questo pianeta. Sono passati solo quatto anni, ma a me sembrano quindici. Guardarmi indietro mi aiuta a capire come sono cambiato, e come cambiare ancora. Vedo ogni disco come una fotografia che immortala un momento particolare e le persone coinvolte in esso. Spero che chi ascolta i dischi di cui faccio parte, che siano C+C o Tobjah, possa cogliere le diversità di questi istanti.

– C’è effettivamente una connessione tra “Moby Dick” e “La via di un pellegrino”? 

Ho cominciato a leggere “Moby Dick” all’inizio della pandemia. Le prime due settimane sono rimasto chiuso in casa e poi mio cugino mi ha chiamato a lavorare nella sua ditta di corrieri in bici. Di giorno scorrazzavo in bici nella città deserta, e poi ogni sera prima di coricarmi leggevo quella storia universale, che sa parlare a chiunque, mentre percepivo che il Mondo fuori stava vivendo un dramma che lo coinvolgeva nella sua interezza. Allo stesso tempo quelle pagine mi portavano fuori nell’oceano, all’avventura e alla ricerca di un senso. Quel libro mi ha portato al largo quando tutto il resto era bloccato nel porto, quindi a suo modo mi ha salvato. Nel giro di qualche settimana ho cominciato a registrare il disco.

– Cosa stai leggendo adesso? 

“Il verbo degli uccelli” di Farīd ad-dīn ʻAṭṭār.

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