Si può trovare il proprio Io in questa vita? È questa la domanda che si è fatto Paʃqà, e la risposta la cerca dentro “A vita è suonno”, il suo primo album.
L’idea intorno a cui ruota il tema del disco è la ricerca e il raggiungimento del Sé, attraverso lo scardinare del positivismo dogmatico, nonché del dilagante culto della tecnica.
Questo concept album trova le sue peculiarità nel voler raccontare in modo autentico questioni esistenziali, da sempre al centro della ricerca e dell’attenzione di filosofi, pensatori, mistici e di ognuno di noi.
Otto canzoni e una composizione strumentale raccontano questo viaggio alla ricerca di sé e alla scoperta del mondo, trattano dei sentimenti e dei rapporti fondamentali dell’esistenza: la paura di sbagliare strada, la frammentazione, l’amicizia falsa, l’amore incompreso, la separazione, il perdono profondo di sé e dell’altro. E poi ancora: la notte e la rinascita e finalmente l’incontro con l’anima. Non solo: il concept album è un vero percorso da esperire, poiché culmina con il ricongiungimento tanto anelato con la propria anima.
Il linguaggio è stratificato, ma aspira a rimanere semplice e mai sofisticato nell’intento di arrivare a tutti e a ciascuno. La scelta del napoletano non è unicamente stilistica, per quanto la sua ricchezza si presti perfettamente alla creazione artistica. Scrivere, cantare in napoletano, permette di saltare l’ostacolo del significato per provare ad arrivare direttamente al cuore anche di chi del napoletano non ha mai sentito parlare attraverso quella funzione archetipica della lingua madre fatta di suoni, frequenze, vibrazioni prima ancora che di parole.
A paura apre questo tuo nuovo disco puro, senza filtri, dove si respira tutta la tua essenza. Un arrangiamento folkloristico, che mi riporta subito ai veraci vicoli Napoletani. Mi è bastato chiudere gli occhi per immergermi completamente. Un inno al non aver paura di agire, di andare, di vivere. Il contrasto tra la musica, agiata, e il testo, che tratta, appunto, il tema della paura, è notevole.
E questo viaggio interiore ti porta a scrivere Core mio, dove racconti la tua salvezza racchiusa in una persona che ami, che è la “tua stella”. Ti ha salvato da una vita che ti ha cancellato ogni punto di riferimento ma era solo un’illusione perché, dopo poco canti un Addio. Narri un abbandono al quale stentavi anche a credere. Vai alla ricerca di questo amore che in realtà non è stato altro che un futile momento. Chiedi perdono per aver amato quella persona, come se fosse un peccato. In realtà sei da ammirare e in questo tuo “perdono” si respira tutta la passione che ci hai messo in questa breve storia. I violini alla fine stridono, forse, come il tuo (e il mio) cuore in questo momento.
Paʃqà… che meraviglia!
Attenzione: arriva d’improvviso Amicizia che sembra essere un cambio di rotta. L’arrangiamento resta essenziale ma il tono che usi è completamente diverso rispetto all’inizio. Una leggerezza che sembra essere una necessità per il disco, ma soprattutto per te. “Questo è il momento per cantare”, e tu lo fai non bene, di più!
Ma in Bei(ru)t lasci spazio solo alla musica intensa, piena e viva che non ha bisogno di altro per completarsi, anzi. Con questa hai toccato il mio cuore e lo hai sciolto . E per Turnà a Nascere hai bisogno di un riscatto, del sole dopo la tempesta. Ci provi ma le ceneri del passato restano dentro di te e in giornate dove non riesci a vedere completamente la luce i ricordi del passato fanno ombra sul tuo presente. Si Po’ Te Ncontro parla proprio di questo.
Hai intitolato questo disco esattamente come la traccia otto: A vita è suonno. Il pezzo più bello e intenso dell’intero album.
Paʃqà sei un sogno. Rappresenti la bellezza della musica napoletana, l’intensità con cui vivi le diverse occasioni della vita senza mai essere scontato, anzi.
E aimé chiudi l’album (perché avrei voluto ascoltarne altri cento di tuoi brani) con Dint O Ciardino. Fischietti, mostrando la tua “tranquillità” ma che nasconde ancora un rimorso. Hai concluso il viaggio e raggiunto una velata consapevolezza che ancora deve maturare ma c’è, sta nascendo. Canti di quella rosa ardente che nasce dove nessuno la va a cercare. E questo tuo disco è esattamente quella rosa, difficile da trovare, per la sua bellezza.
Paʃqà, Napoli è sicuramente orgogliosa di te come lo siamo noi di Tutti giu parterre. DIECI!
Biografia.
Paʃqà è una sgrammaticatura, un’eccezione alla regola. La «ʃ» presa in prestito dall’alfabeto fonetico indica la pronuncia napoletana della «s» del nome Pasquale. Pasquale Porciello è un cantante, chitarrista, compositore, arrangiatore e paroliere. Vive da quasi dieci anni a Beirut dove lavora come analista politico esperto di Libano e Medioriente, giornalista (corrispondente dal Libano per Il Manifesto), docente di italiano all’Università Antonina e all’Istituto Italiano di Cultura. Ha studiato cultura, storia, politica e lingue dell’area mediorientale tra Italia, Regno Unito, Siria e Libano. Parla correntemente arabo, inglese, francese, spagnolo, portoghese e italiano, oltre ovviamente al napoletano. Ha frequentato le classi di Violoncello e Composizione al Conservatorio Cimarosa di Avellino e poi al Regio Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. In Libano si esibisce come cantante, chitarrista e band leader di varie formazioni di musica jazz e popolare brasiliana o come solista ospite di varie formazioni nei jazz club e nei teatri più importanti libanesi. Ha una profonda passione per la canzone classica napoletana che da anni studio. Nel 2021 compaiono i suoi primi lavori come autore, con i primi due singoli: Héloïse e Assafà. ‘A vita è suonno è il suo primo album.
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