Esce mercoledì 8 giugno 2022 “Portami“, il nuovo singolo di Antonio Palumbo: un nuovo inizio sulla soglia di una nuova estate atipica, complice del tirare le somme e andare avanti. Antonio Palumbo ricomincia quindi da un singolo che unisce parole e synth nostalgici immerse in un contesto urban, per raccontare un momento difficile. Benvenuti…
Non potevamo lasciarcelo sfuggire, e gli abbiamo fatto qualche domanda!
- Qual è il significato che si porta dietro il titolo “Portami”?
“Portami” è un invito ad esplorare le parti di noi che ci piacciono di meno. Mi sono accorto che facevo finta di non sentirmi triste quando ero triste; che scappavo dalla rabbia che come tutti ho dentro, a volte in modo distruttivo; che mi raccontavo di essere una persona sempre positiva e che i pensieri negativi mi toccavano poco. Invece ho imparato che accettare il lato oscuro delle emozioni ci salva: non possiamo mantenere sempre il controllo, lasciare e lasciarsi andare è difficile ma quando lo capisci senti per la prima volta che sei diventato grande.
- Quali sono le somme che si tirano quando si toccano i 40 anni?
Mi faceva molta paura quel compleanno lì, ma una volta passato ho sentito una leggerezza nuova. Adesso è chiara la consapevolezza che non voglio sprecare il mio tempo, e per fortuna sono in una fase in cui mi sento molto più padrone di me, delle mie risorse. Al contrario di quanto pensassi le occasioni non sono finite, anzi, ora le vedo molto più lucidamente. Ho sempre tante idee per la testa e non credo avrò tempo libero nei prossimi 40 anni ☺
- In quale periodo della tua vita hai scritto “Portami”? Ti senti ancora così?
È stato durante il primo lockdown, un momento sicuramente strano per tutti, che ha coinciso con l’ultima fase della lunga malattia di mio padre. La tristezza era uno stato d’animo costante e, a un certo punto, mi sono chiesto come fare a maneggiare questo sentimento senza sprofondare. L’ho immaginata come acqua: se mi lascio galleggiare alla fine la corrente mi porterà a riva. Oggi mi sento molto più in equilibrio, anche perché so che se arrivano momenti così la cosa migliore da fare è tuffarmi e lasciarmi trasportare dalle onde.
- Che ne è stato dei Nebel?
I Nebel sono stati una cosa bellissima, abbiamo scritto grandi canzoni e vissuto esperienze importanti. Con loro ho imparato il 90% di quello che so sulla musica. Abbiamo smesso di suonare insieme da una decina d’anni, ci sentiamo ogni tanto. Ognuno è preso dalle proprie cose ma tutti abbiamo continuato a fare musica in un modo o nell’altro. Mi piace pensare che prima o poi si presenteranno le condizioni per un bel concerto reunion.
- Programmi per il resto dell’estate?
Sto finendo di scrivere un disco: negli ultimi mesi mi sono dato un metodo, mi sono concentrato e ho scoperto che la mia creatività ne ha giovato. Sono molto entusiasta di queste canzoni nuove: l’obiettivo dell’estate è individuare il produttore giusto per mettermi al lavoro in studio quanto prima.
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