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Sena ci racconta il suo nuovo singolo “Toni Servillo”

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Esce martedì 20 settembre 2022Toni Servillo“, il singolo di debutto del progetto Sena. Ecco un primo capitolo per l’atipica cantautrice, ben rappresentativo della poetica ironica-onirica del progetto: la coppia artistica Sorrentino-Servillo è simbolo universale del rapporto di interdipendenza e reciproca necessità che si crea in ogni coppia nella vita.
In questa ballad pop dal gusto retrò una melodia romantica si fonde con immagini ironiche e agrodolci, in una tessitura musicale che crea un sound morbido e senza tempo grazie alla produzione di Taketo Gohara.

Ne abbiamo parlato direttamente con lei, ecco com’è andata.

 

  1. Ciao Sena, hai voglia di raccontarci come nasce il tuo percorso in televisione? Un sogno che si realizza o un caso che si è presentato?
    È stato davvero un caso, mi ero appena laureata in giurisprudenza e stavo finendo un tirocinio a Bologna con un magistrato per poter poi fare l’esame di abilitazione in avvocatura. Il mondo del diritto, però, mi era sempre andato stretto, mi lasciava respirare poco, pur avendo studiato moltissimo, ho sempre scritto in particolare canzoni, ma anche poesie e racconti e, durante gli anni universitari, ero nota per inventare giochi di gruppo che scimmiottavano i quiz, tanto che per le ricorrenze (come lauree o compleanni) mi incaricavano di inventarne di nuovi. Poco prima di laurearmi ho partecipato per gioco ad un quiz con due compagni di università e lì ho avuto la fortuna di conoscere un autore tv che, venuto a conoscenza della mia passione per la scrittura, mi ha proposto di fare un test di scrittura per il programma “Avanti un altro!” e così mi hanno chiamata 4 anni fa per lavorare in redazione, poi da tre anni compaio anche in video in veste di giudice del programma, sempre per caso perché serviva qualcuno che sostituisse la giudice precedente che era in maternità.
  2. E la tua storia con la musica invece qual è?
    Suono il piano e canto da quando sono bambina ma sono sempre stata molto timida perché suonare e cantare soprattutto le mie cose per me è sempre stato come rivelarmi e mettermi a nudo. Al mio primo saggio di pianoforte mi esibii in una versione piano e voce di “Ti rubacchio un po’ di pop-corn” alquanto fallimentare perché mi si immobilizzarono le mani per l’ansia da palco scenico. Ho iniziato a scrivere canzoni qualche anno fa per una necessità mia, è forse un po’ l’unico modo che ho trovato per esprimere quello che sono e che sento e semplicemente al momento mi sembra il mezzo più efficace fra quelli che ho a disposizione, credo sia un modo per auto-affermarmi per dire qualcosa che magari non interesserà a nessuno, ma speriamo che a qualcuno sì. Se quello che scrivo toccherà anche solo una persona avrò raggiunto il mio obiettivo.

  3. C’è un disco o un gruppo che ti ha fatto capire che la musica avrebbe fatto parte della tua vita e della tua routine?
    Se devo scegliere un cantautore di riferimento di una generazione a me vicina scelgo Vasco Brondi e in particolare come album “Costellazioni”, uscito ai tempi delle Luci della Centrale Elettrica. Il lettore cd della mia auto l’ha consumato. Molti si stupiscono quando dico che gli artisti che apprezzo di più vicini alla mia generazione sono Brondi e Truppi perché la mia scrittura c’entra poco, però ecco se sapessi scrivere come De Gregori sarei De Gregori.
  4. Qual è il legame con Toni Servillo, e perchè hai deciso di dedicargli un brano?
    Ovviamente sono una fan di Sorrentino, il film che apprezzo di più della coppia Sorrentino-Servillo è “Il divo”, però l’ispirazione del pezzo è nata quattro anni fa mentre guardavo il fillm “Loro”. Subito dopo averlo visto ho riflettuto sull’interdipendenza che si crea spesso in una coppia artistica, così come nelle relazioni personali; da qui è nata l’idea di fondo del brano e mi sono appuntata i primi versi del ritornello: “E allora dillo, come farebbe Sorrentino senza Toni Servillo…”. La canzone parla anche della ricerca nell’altro di squarci di ferite simili in cui riconoscersi, in cui potersi sentire a casa perché sono anche i nostri, in cui potersi perdere e confondersi fino a diventare uno. Sia nell’arte, sia nelle relazioni, ogni addendo di questa somma plasma l’altro e dall’altro è plasmato nella ricerca di una salvezza su misura per evadere dalla fortezza della propria solitudine, e spesso soltanto in questa dimensione di necessità reciproca sentiamo di aver messo in scena la nostra vita, come un’opera compiuta, per rimanere in tema cinematografico.
  5. Cosa bolle in pentola ora?
    Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell’amore, per fare una citazione da un altro iconico film di Sorrentino con Servillo. Scherzi a parte, ho avuto l’onore di produrre altri brani col maestro Taketo Gohara (che ha prodotto anche “Toni Servillo”), in cui hanno suonato musicisti eccezionali (Alessandro Asso Stefana, Niccolò Fornabaio, Francesco Colonnelli) e usciranno a breve per poi confluire in un EP. Ho già iniziato un piccolo tour con qualche data fra settembre e novembre e presto se ne aggiungeranno altre.

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