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Alosi racconta la sua “Downtown” – Leggi l’intervista

Il reggae per molti è la normale evoluzione del rock. Per me è stato il genere che mi ha traghettato fuori dagli ultimissimi anni e non solo dalla pandemia. La musica, il messaggio e la spiritualità del genere sopravvivono tutt’oggi per chi è in grado di ascoltare”.

Alosi già il Pan delDiavolo dopo l’album solista 1985 ottimamente accolto dalla critica torna con un nuovo singolo, “Downtown”,  figlio della contaminazione musicale con il reggae internazionale di Stevie Culture. Come già successo in passato il folk e il punk incontrano altri stili e danno il via ad un nuovo periodo di forte ispirazione artistica.

Leggi l’intervista.

Ciao Alosi, come va? È da poco uscito il tuo ultimo singolo “Downtown” in collaborazione con Stevie Culture. Com’è nata questa collaborazione?

Per chi lo conosce Stevie ha insegnato la via del raggae a molti bianchi americani, io questo ancora non lo sapevo ma anche a me ha insegnato molto. La collaborazione con lui è nata in maniera che si potrebbe definire casuale e poi è diventato importantissimo per me e per la canzone. Mi ha trascinato in un bellissimo vortice musicale.

Cosa rappresenta per te il raggae?

Il reggae per me ha rappresentato una riscoperta da approfondire, a parte i trascorsi adolescenziali con Marley e Tosh mi ero lasciato indietro praticamente tutto il resto e non mi sarei mai immaginato di ritrovarmi ad apprezzare la bellezza e la semplicità del roots reggea e la sua fantastica connessione anche con il mondo rock.

 E “Downtown” racconta di un luogo ben preciso?

“Downtown” è lo studio di registrazione dove lavoro come produttore, duranti i vari lockdown il titolare Guido ha avuto modo di farmi il lavaggio del cervello con il reggea. Davanti lo studio c’è un cimitero, da qui lo spunto per il “cumulo di ossa”, l’immaginario un po’ buio e la voglia di una sorta di simbologia di rinascita. Poi il luogo metaforico si apre a tutte le città che siano fornite di una uptown e una downtown.

Le tue più grandi fonti di ispirazione?

Diciamo che, a parte alcune robe italiane, in questo periodo ho ripreso un grande amore come quello per i Clash. Anche io sono uno strummer “strimpellatore”.

“Downtown” farà parte di un progetto più organico?

 C’è diverso materiale pronto a uscire per Tempesta dischi .

Grazie per essere stato con noi, dedicaci un saluto unico.

Grazie a voi e speriamo di vederci sotto al palco.

Biografia.

Pietro Alessandro Alosi nato a Palermo inizia la propria attività artistica nel 2007 come autore, Voce e chitarra del duo Il Pan del Diavolo con all’attivo 5 album e centinaia di concerti. Da subito il duo attira l’attenzione per la proposta originale e grazie alla produzione di Fabio Rizzo (800a record) la band inizia a lavorare con sound engineer stranieri come JD Foster (Green on red, Nancy Sinatra) per l’album di debutto Sono all’Osso, ottimamente accolto dalla critica riceverà 5 stelle per la rivista Rolling Stone e sarà finalista fra le migliori opere prime del Tenco 2010. Nel 2012 pubblicano l’album Piombo Polvere e Carbone. Due anni dopo in in Arizona con Antonio  Gramentieri  (Sacri  Cuori)  e Craig Schumacher (Calexico, Giant Sand, Bob Dylan)scolpiscono un sound unico nel suo genere per l’album “Folkrockaboom” . Oltre ad un’intesa attività live in Italia Il Pan del Diavolo andrà più volte all’estero suonando in Texas al prestigioso Sxsw, New York e anche a Londra (Ding Walls), Amsterdam e Bruxelles. Nel 2015 Alosi inizia la propria attività di produttore artistico con la produzione artistica dell’album di debutto di Cappadonia “Orecchie da elefante”(nomination miglior opera prima targhe Tenco 2016). Alosi è anche coautore di alcuni importanti nomi del panorama indipendente come Motta (premio Tenco opera prima 2016) e Tre Allegri Ragazzi Morti ”Inumani”anch’esso in nomination al Tenco quell’anno. Dal 2017 oltre alla carriera artistica inizia a lavorare in studio di registrazione come produttore. Nel 2018 segue una master di recording, mix e mastering con Steve Albini (Shellac, Nirvana) Nel 2019 pubblica il suo primo album solista 1985 (La Tempesta), ottimamente accolto dalla critica e dal vivo opening act del tour solista di Piero Pelù. Nel 2020 segue un corso di mix con Tommaso Colliva (Calibro 35, Muse)

 

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