Difficilmente riesco ad approcciarmi agli album di cover, che sono sempre il mio sottofondo preferito quando mi ritrovo a dare cene generiche in piedi dove le playlist simil Biko (il locale di Milano) vanno forte e si fa anche la figura degli intellettuali. Ed è proprio in uno di questi contesti recenti, che un amico ha tirato fuori questo disco, davanti a una tavola imbandita di humus, pane e vino e bianco, voci e suoni di Rosa Brunello e Camilla Battaglia, insieme per il progetto Hoodya, ci regalano le loro personalissime versioni di brani celebri che probabilmente ci hanno segnato in passato. Brani che si spogliano del superfluo, di esigenze pop e commerciali che le costringono a canoni radiofonici. Hoodya riduce tutto all’osso, a sentimenti bassocentrici che ci affondano in un universo di malinconia e atmosfere crepuscolari. Un disco pensato per le sere d’estate, quelle dove ci manca quella persona, quelle dove ci sono tutti, tranne quell’unica persona che continua a mancare. Questo l’effetto ultimo di una Thank You di Dido, che qui suona come un ricordo sbiadito del liceo, il primo bacio, la prima uscita fuori fino a tardi, la prima di tante così, oggi filtrata dai gusti e dal jazz, arrivato in età adulta.
La versione di Rosa e Camilla de I migliori anni della nostra vita risuona anche in una macchina a noleggio, sto portando mia madre a comprare delle sedie, e lei non si ricorda mai niente, ma questa la riconosce e comincia a canticchiarla, non ha capito che è una cover, ma questo pezzo l’è entrato dentro ed è diventato suo. Ricordi vecchie che prendono una nuova forma, Hoodya ha questo potere incredibile: i suoni ancestrali delle origini e le corde intrecciate di tradizioni ed esplorazioni in un repertorio di canzoni ripescate nella memoria di due persone che collaborano nella musica come nella vita. Rosa Brunello e Camilla Battaglia si sono spesso incrociate per sbaglio, ma si sono incontrate musicalmente nella primavera del 2017 a Berlino. Sempre di più si è resa palese la possibilità per entrambe di esplorare insieme senza limiti di genere o direzione, cosa tanto speciale quanto rara.
Questo ha permesso la creazione di un repertorio che non si identifica nella scelta dei singoli brani, che arrivano da tradizioni e paesi lontani, ma nell’intenzione univoca che si sprigiona naturalmente nella performance di un duo a cui difficilmente si può affibbiare un’etichetta. Libere da schemi preconcetti, fanno musica insieme senza chiedersi dove stanno andando di preciso facendo prevalere la fiducia reciproca.
Da non perdere.
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