BIO:
Gli I Shot a Man nascono nel 2014, dall’ostinazione di riprendere il blues dalle origini e suonarlo come se fosse nato oggi. Il risultato è un suono essenziale, incompleto, non rifinito, vicino al mondo in cui il blues è nato, quando gli strumenti erano pochi e arrugginiti, ma in mezzo a quella ferraglia riuscivano a nascere melodie così pure da diventare universali. L’assenza del basso li costringe a inventare arrangiamenti nuovi, a ripensare la ritmica in un dialogo costante tra le percussioni e un fingerpicking vecchio di cent’anni.
FORMAZIONE:
Domenico De Fazio, chitarre elettriche, resofoniche, cori
Manuel Peluso, voce principale, chitarra elettrica, acustica
Simone Pozzi, batteria, percussioni, cori
Dopo i primi anni di studio, la band inizia il suo viaggio nei migliori club italiani, guadagnandosi l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori nel panorama blues italiano. Nel 2018 la band apre il concerto degli Animals, al Torrita Blues Festival. Nel 2019 è la band di supporto di Keb Mo al Deltablues Festival di Rovigo. Nel 2019 viene inciso il primo album in studio, “Gunbender”. Il disco è registrato in presa diretta su nastro magnetico presso Rubedo Recordings, a Torino. L’uscita di “Gunbender” è accolta con grande calore dal pubblico e dagli addetti ai lavori: le più influenti testate musicali italiane recensiscono con grande entusiasmo il lavoro della band.
Nel 2020 gli I Shot a Man vincono le selezioni italiane dell’International Blues Challenge, aggiudicandosi la possibilità di rappresentare l’Italia durante le finali internazionali di Memphis nel 2022. Nel Maggio 2022 la band si esibisce a Memphis, nei locali della storica Beale Street. Segue un lungo viaggio nel sud degli Stati Uniti, alla ricerca dei luoghi di origine del blues, tra jam sessions, live improvvisati, Juke Joint, pistole e la pelle d’oca delle messe battiste del Mississippi. Al ritorno dagli USA, la band torna in studio. Il lavoro si presenta come una sfida: unire le tante influenze diverse, e suonare un nuovo blues come se fosse sempre stato lì, nascosto da qualche parte.
“La ricerca ci ha spinto a cercare di interiorizzare i generi a cui ci siamo avvicinati, per non imitarli, ma spogliarli e mescolarli tra loro”.
Al suono marcatamente delta del primo album, si aggiungono ritmi che dal moderno desert blues africano arrivano a ossessivi Hill Country Blues, suoni della scena di Nashville coi suoi Black Keys e Jack White, ma anche arie di New Orleans, e tinte di soul anni ‘70.
“Il blues è la prima musica che si prova a strimpellare quando si prende una chitarra in mano, ma è l’ultima che si impara a suonare davvero, e a volte non basta una vita. Ci piace dire che tutta questa storia è stata una pessima idea, perchè quando si decide di suonare blues significa che da qualche parte qualcosa è andato storto, che c’è qualche conto in sospeso con la vita.”
Instagram
Facebook
Spotify
http://www.bloosrecords.com
|
What do you think?