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IN STUDIO CON COLONNE – Com’è nato l’EP “Tutto a posto”

Colonne, nome d’arte di Andrea Daniele, già membro di Sittingthesummerout e Cold Hands, Warm Hearts, ci porta con lui in studio per parlarci della nascita del suo nuovo EP Tutto a posto.

 

Colonne, il tuo nuovo disco si chiama Tutto a Posto. Ci racconti innanzitutto dove l’hai scritto?

Ciao raga, premetto che l’idea dell’EP è arrivata una volta che avevo per le mani questi sette pezzi finiti, e per questo motivo le canzoni sono nate in momenti diversi, luoghi e a volte anni diversi, ahah! Però per rispondere alla domanda: metà a casa di mia mamma a Cardano al Campo, un piccolo paese della provincia di Varese vicino a Malpensa, e metà in una casa dove ho vissuto per un paio d’anni, nella città di Monza.

Come si è strutturato il processo creativo del disco? Hai scritto prima le musiche o i testi?

Il mio approccio alla scrittura è quasi sempre lo stesso: parto dal testo, o meglio da bozze di testo, per lo più pensieri sparsi, dopodiché trovo degli accordi con la chitarra che mi ispirano, sulla base delle parole e del significato del pezzo. E inizio a cantarlo e ordinare il testo per farlo diventare una canzone.

Quali erano i tuoi pensieri mentre componevi le canzoni? Alcuni di questi hanno influenzato sonorità e liriche?

Spesso, mentre scrivo, fantastico su come sarà cantare quella canzone davanti alle persone durante lo show; scrivo delle parti pensando proprio a come vorrei che fosse l’energia tra me e il pubblico in quel momento. Per esempio ho scritto il bridge di Parco Vetra proprio pensando a quanto sarebbe stato emozionante sfogarmi urlando quelle parole davanti e insieme ai miei migliori amici.

Che artisti stavi ascoltando mentre scrivevi Tutto a Posto?

Vediamo un po’… Jack’s Mannequin, Two Door Cinema Club, The Wombats, Enter Shikari, Big Thief, Boygenius, The 1975.

Come si è svolto invece il processo di registrazione e produzione del disco? È cambiato qualcosa nei brani rispetto al momento in cui sono stati scritti?

Eh, già, le canzoni sono cambiate molto dalla prima stesura all’uscita! In gran parte perché le scrivo inizialmente cantando sulla mia chitarra acustica, quindi partono come ballate tranquille. A quel punto scrivo come penso debba suonare la batteria, che è il mio strumento vero e proprio, avendo più o meno in testa quale debba essere il ritmo della canzone. Poi vado in studio da Fabri, il mio produttore, e lì aggiungiamo tutto il resto degli strumenti e gli diamo la forma che pensiamo sia la migliore per il progetto. Quindi come si può immaginare, dal momento in cui le scrivo alla fine, le canzoni hanno attraversato un bel rollercoaster di cambiamenti.

Qual è la tua parte preferita e quella che ti piace di meno dell’intero processo di nascita di un disco, dall’ideazione alla sua incisione?

La parte che preferisco è quando finisco di scrivere una canzone; mi accorgo di aver trovato l’ultimo verso ed è come se all’improvviso avessi dato un senso a una cosa importantissima, che fino a quel momento era solo una forma astratta nella mia testa. Sensazione meravigliosa. La parte meno bella direi che è l’attesa del master definitivo; i giorni subito dopo la fine delle registrazioni, che durano sessanta ore invece che ventiquattro e in cui mi passa la vita davanti tre volte, ahah. Sono uno che gestisce male le attese, si intuisce? Grazie raga, buona giornata a tutti e buona musica!

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