Si chiama “Primordiale” il primo lavoro pubblicato da Samu L, rapper genovese che pubblica con Lilith Label. L’ep esce in contemporanea al video di “Riga dritto”, una delle tracce cardine, rappresentata attraverso un clip/incubo per una storia di prigionia, anche mentale, e di liberazione. I sei brani dell’ep sono anche sei affermazioni di esistenza e di resistenza per un conscious rap che assomiglia tantissimo a un lavoro da cantautore, con gli occhi aperti sulla realtà circostante. Il progetto nasce dalla necessità dell’artista di raccontare il proprio vissuto e la propria storia, per poi allargare la visuale sull’emarginazione persistente verso le persone considerate “di serie B”.
I brani sono scritti in prima persona e usano un linguaggio diretto e ricco di figure retoriche, tese a creare nell’ascoltatore immagini che possano suscitare le emozioni che l’artista intende trasmettere.
Ciao Samu, hai voglia di raccontarci chi sei?
E’ una domanda difficile a cui rispondere in realtà, sono un ragazzo di 27 anni, di Genova,sono sposato e ho un bimbo di cinque anni.
Sono sempre stato creativo, ho sempre amato l’arte in ogni sua forma ed è sicuramente parte di me, per questo credo che il modo migliore per capire qualcosa in più su di me sia ascoltare la mia musica.
“Primordiale” è il tuo EP d’esordio: come e da dove nasce?
Ho iniziato a scrivere da ragazzino, ma non ho mai preso sul serio questa passione, in realtà ero talmente preso dalla necessità di esprimermi da farlo in mille modi, spesso sbagliati e non capiti. La scrittura è diventata fondamentale ma l’ho sempre tenuta per me, fino a quando ho sentito che le mie esperienze più profonde andavano raccontate. E’ stato così che ho iniziato a collaborare con Lilith Label grazie a cui è nato il progetto. Direi che l’EP nasce nella mia testa, ma grazie all’aiuto e alla collaborazione di tante persone.
Come hai utilizzato la tua esperienza personale per dare voce a tematiche di emarginazione?
In questo EP la mia esperienza personale è ovunque, non c’è un brano che non racconti qualcosa di me. In realtà non sono mai stato in grado di raccontare esperienze altrui, se non di persone molto vicine a me. Le tematiche di emarginazione vengono da questo: c’è tantissimo lavoro da fare ancora per dare gli stessi diritti a tutti, diritti spesso sottovalutati, ma che condizionano la vita di tutti i giorni. Io sono un uomo trans e credo che fare musica sia una responsabilità, ritengo che esporsi per primi possa dare una possibilità e una forza in più a chi non può farlo.
Quali temi centrali hai voluto esplorare nei brani di “Primordiale”?
Al contrario di come si possa pensare, non è l’emarginazione il tema centrale, ma è la lotta mentale, interna a ognuno di noi, la forza di andare avanti dritti nonostante quell’ emarginazione, che non si combatte mai da soli. Ogni pezzo tocca un punto intimo per me, nel tentativo di allargarsi a emozioni che possono essere comuni anche ad altre persone, perché non è mai scontato essere insieme nei momenti duri.
C’è un brano dell’EP a cui sei particolarmente legato? Se sì, perché?
Non c’è un brano a cui io non mi senta legato, perché è stato un percorso fatto da diversi momenti, ognuno racchiuso in uno di questi brani. Chiaramente Resistiamo è stato l’inizio di tutto e perciò credo che sia il più importante, sia politicamente per le sue tematiche, sia dal punto di vista creativo nel suo ruolo di “primo tassello” del lavoro. Stonewall è la dimostrazione di una forte amicizia con Hellsy, oltre che un simbolo di forza e riscatto. Il brano più intimo in assoluto, però, è Riga Dritto, che affronta un percorso psicologico importante in un modo per me innovativo.
Come è nata la collaborazione con Giulio Gaietto per questo progetto?
Le produttrici Lilith Label, Sabrina Napoleone e Cristina Nico, mi hanno presentato Giulio Gaietto per aiutarmi a realizzare Resistiamo. Giulio si è rivelato da subito molto paziente nonostante la mia preparazione di certo non eccellente, e mi ha aiutato a crescere come persona e come artista. Abbiamo creato insieme non solo l’ EP, ma anche una bella amicizia e un certo feeling musicale, che ci ha portati a decidere di allargare il progetto e sperimentare, pur sempre mantenendo una linea di continuità.
Qual è stato il contributo di Lilith Label a questo disco?
E’ stato molto più di un contributo. Lilith Label mi ha scoperto, coltivato e cresciuto, e senza sicuramente non avrei deciso di fare musica seriamente. Mi ha aiutato a capire chi sono come artista, lasciandomi sempre lo spazio e la libertà di cui avevo bisogno per creare questo progetto. Non ho mai avuto dei paletti, ma ho ricevuto molti consigli senza cui non avrei capito molte cose. Per non parlare di tutta la parte tecnica e gestionale, i brani sono la punta dell’iceberg di un grande lavoro.
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