Nella tarda serata di ieri, mentre una parte di noi era occupata ad esaltarsi di fronte al palco di Francesco Motta a Roma, veniva diffusa la notizia della morte di Chuck Berry.
Il necrologio è quanto di più lontano possa esserci dallo spirito di Tutti giù Parterre, noi nasciamo principalmente grazie alla voglia di raccontare le tante emozioni prodotte dalle esibizioni live. Ma Chuck Berry merita un’attenzione diversa anche da parte nostra, perché se gran parte della musica che ci esalta è così com’è oggi, lo dobbiamo in gran parte anche a lui.
Chi era e cosa è stato per la musica moderna è chiaramente spiegato dalla frase di John Lennon che campeggia in apertura della pagina Wikipedia dedicata appunto a Chuck Berry: “Quando sento del buon rock, del calibro di quello di Chuck Berry, cado praticamente in ginocchio. Nient’altro della vita mi interessa. Il mondo potrebbe finire e non me ne importerebbe”.
Con la scomparsa di Chuck Berry (Saint Louis, 18 ottobre 1926 – Saint Charles, 18 marzo 2017) il Rock perde uno dei sui padri e mentre, giustamente, ovunque nel mondo l’ambiente musicale ed artistico celebra la sua opera e piange la sua morte, noi vogliamo soffermarci su un concetto in particolare, visto che prima o poi purtroppo o per fortuna, tutti lasciamo questo mondo e la differenza vera sta nel cosa abbiamo fatto prima che ciò avvenga: più che della sua morte, per noi è importante che Chuck Berry abbia vissuto.
Riccardo Magni
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