Nonostante avessero un biglietto prenotato per una data sbagliata, i Fask ce l’hanno fatta e finalmente son riusciti a sbarcare per la prima volta nel mare sardo. Invadendo completamente il circoletto cagliaritano “Fabrik”. La folla cagliaritana accoglie la band tra le grida e gli applausi ed un pogo che non ha mai avuto fine.
Il live inizia con una gara di resistenza lanciata al pubblico sardo da Aimone, frontman della band dei Fast animals and slow kids, proveniente da Perugia.
Fin da súbito si nota e si crea una energía mistica tra band e pubblico. I fask stessi non potevano credere ai loro occhi. Forse, immaginavano una stanza vuota con quattro persone, ed invece i sardi li hanno lasciati senza fiato, senza voce e con una emozione indescrivibile nella pelle.
I fask si presentano come un “Asteroide” piombato dal cielo pronto a disntegrare tutto quello che girava intorno. La folla fluttuava nello spazio, con i gomiti bassi e il volume della voce al massimo, accompagnata dall’emozione negli occhi di Aimone, che brillavano di incredulità. Era un continuo fluttuare senza fine, ogni tanto il frontaman, si buttava di peso su quel “fiume di corpi”, in un “giorno di gloria” che ha fatto uscire fuori tutta “l’ignoranza”. Non si capiva più nulla, tra le urla generali, la batteria che picchiava forte ed il basso che devastava i timpani. Il pogo generale che ha accompagnato lo show della band dall’inizio alla fine. Senza nessuna pausa. Da entrambe le parti.
Non c’era niente che potesse frenare la voce di Aimone, nemmeno un Negroni scolato in un sorso, nemmeno un’ Ichnusa tra una canzone e l’altra, nemmeno la folla che sovrastava la sua voce. Niente. Bisogna sapere “come reagire al presente” e continuare a stare su, fino all’ultimo respiro. Anche quando si finisce, stremati, con la schiena “spezzata in due”, distesi ed in un bagno di sudore.
Ogni canzone dava una scarica adrenalinica diversa. E nonostante una costola rotta, il cuore in gola e la paura di non riuscire a uscirne vivi. Bisognava resistere, fino almeno alle ultime due canzoni, uscirne “ vincente” . Perchè “ A cosa ci serve” se non si rimane senza voce, senza sentire più niente. Senza arrivare sul palco e cantare fino all’ultimo filo di voce,
“Forse non è la felicità” ciò che vogliamo ma un pogo per raggiungerla, ed Aimone, sa bene qual è la felicità, prenderci tutti di peso e portarci su con lui, andando contro tutti i body guards. Urlare insieme fino a quando manca l’aria nei polmoni.
Una canzone che chiude il nuovo disco e tra le grida generali chiude il live cagliaritano.
I fask avranno pure dominato il palco, ma il pubblico sardo ha sbalordito la band che durante tutto il concerto non ha mai smesso di ripetere che in Sardegna ci torneranno, contro ogni avvenimento. “ Cazzo se ci torniamo in Sardegna” .
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