Quella di San Lorenzo, accorsa numerosa al ViteCulture Festival, è una folla compatta e in agitazione febbrile. Si conoscono tutti tra loro, ormai, i fan di Levante.
La seguono dai tempi di Alfonso e – insieme a lei – hanno vissuto il viaggio della maturità, da astro nascente ad artista confermata. Ma se le prime file sono degli abitudinari, a seguire c’è un una distesa di volto “nuovi” ed eterogenei che riempie fino all’ultimo spazio disponibile l’area allestita dell’Ex Dogana di Roma. Levante li ha conquistato tutti: applaude la coppia di mezza età, la bimba alla mia sinistra ripete a memoria il ritornello di “Pezzo di me”, due amiche continuano a registrare storie di Instagram perché questo brano davvero non possono perderlo.
Ovunque io mi giri, vedo gente che ha scelto di partecipare al concerto, che per fare gli spettatori va benissimo il cinema in fondo.
Il merito comunque è tutto suo, di questa neo-trentenne siciliana che in 5 anni di carriera ha già pubblicato 3 album, un libro in ristampa (“Se non ti vedo non esisti”) e avrà presto l’onore di sedere sulla poltrona da giudice di X-Factor, accanto a Mara Maiocchi, Manuel Agnelli e Fedez. Scusate se è poco.
A scaldare l’atmosfera di Viteculture ci pensano i bravissimi Stag, che avevano già aperto l’esibizione di Igea Marina. Ma quando entra in scena Levante la temperatura è altissima. Il primo applauso è per le note di Caos (Intro), pezzo parlato che apre la strada alle trascinanti “Le mie mille me” e “Non me ne frega niente” (entrambe del nuovo album, Nel caos di stanze stupefacenti) e Le Lacrime non macchiano (uno degli estratti di Abbi cura di te).
Un attimo di tregua con l’intensa “Sentivo le ali”, poi di nuovo a tutta velocità con 1996 (La stagione del rumore). Seguono Io ero io, Mi amo (in versione acustica) e Sbadiglio, poi è il momento della hit estiva “Pezzo di me” che suona benissimo anche senza la presenza di un gigante come Max Gazzè. La delicatezza di Diamante e Santa Rosalia incantano, ma è con Abbi Cura di Te – rigorosamente versione unplugged – che Levante dimostra il suo status di artista: il pubblico la segue in “ogni passo”, sussurra con lei, si arrabbia con lei (“Difenditi”) e infine si scioglie in un augurio che racchiude gioie e dolori (“Abbi cura di te, cura dei tuoi guai”).
Santa Rosalia, Memo (meravigliosa, così come La scatola blu), Cuori d’artificio, Contare fino a 10, Lasciami andare, Duri come me e Di tua bontà sono gli altri riuscitissimi pezzi che chiudono la prima parte di scaletta e si va al consueto break.
Ma esce soltanto un attimo Levante, la scena la reclama e lei non si fa attendere: Alfonso, con il suo indimenticabile inciso, compie 4 anni e fa ancora divertire, Io ti Maledico e Gesù Cristo sono Io sono il giusto finale di una serata travolgente.
“Sono felicissima di essere qui”, dice con un sorriso aperto e sincero, Claudia, che in cuor suo sa che potrebbe scegliere di essere ovunque e avrebbe in cambio la stessa enorme dose di affetto. D’altronde il suo pubblico glielo ha scritto a chiare lettere in transenna: “Sempre accanto”. E il motivo, stasera, è più che chiaro.
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