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Abbiamo intervistato SANTACHIARA dopo il suo primo live a MI MANCHI, ANCORA

Articolo a cura di Umberto Matera.

 

MI MANCHI, ANCORA è stato l’ultimo grande evento di questa stagione estiva di concerti al Circolo Magnolia, che ieri ha ufficialmente annunciato che non riaprirà per la stagione autunnale. L’attuale normativa legata alla situazione Covid sugli spettacoli dal vivo non permette a realtà come Magnolia di rendere sostenibili le proprie attività; contemporaneamente arrivano da tutto il resto del mondo immagini di concerti svolti senza distanziamento rispettando l’obbligo di Green Pass. Non possiamo quindi che unirci all’appello lanciato da realtà come Magnolia e chiedere alle nostre istituzioni di non trascurare nuovamente i lavoratori dello spettacolo.

 

Detto questo, noi di Tutti Giù Parterre siamo stati alla seconda serata di MI MANCHI, ANCORA. Si sono alternati sul palco Rosa Chemical, Emma Nolde, Pablo America, Tutti Fenomeni, Bluem, Ibisco e SANTACHIARA, quest’ultimo al suo primo live in assoluto. L’abbiamo intervistato per conoscerlo meglio e per avere qualche feedback sul suo debutto.

 

SANTACHIARA al MI MANCHI, ANCORA. Foto di starfooker.

 

Ciao SANTACHIARA! Com’è stato esibirsi dal vivo sul palco del MI MANCHI, ANCORA?

È stata una figata vera. Era la prima volta che cantavo le mie canzoni dal vivo su un palco.

 

E che palco!

Vero, bello tosto! Però paradossalmente non essendo di queste zone quando mi hanno detto che avrei suonato al Circolo Magnolia mi sono detto “figo”, ma non avevo sentito il peso di suonare sullo stesso palco del MI AMI. Quando quest’estate ho saputo che avrei suonato qui sono stato contentissimo e ho subito con i miei ragazzi ci siamo subito messi in sala prove, impegnandoci al massimo. La prima prova per me è stata una bella batosta perché io ero arrivato in sala sapendo che avrei dovuto semplicemente cantare le mie canzoni, però la mia band e la mia casa discografica mi hanno insegnato che suonare dal vivo non è “cantare le canzoni”. È un approccio diverso, bisogna convincere gli spettatori con quello che dici e che suoni. In questo senso mi è stato molto utile il passato nel mondo dello spettacolo in giro con i miei genitori; prima di salire mi cagavo sotto, poi una volta sul palco ho pensato che non avevo via d’uscita, mi sono detto “spacca, divertiti”. 

 

Ma quindi questo è stato il tuo primo live in assoluto?

Si, diciamo che avevo fatto qualcosa in passato con i miei amici ma si può dire che questo sia stato il mio primo live ufficiale. 

 

Parliamo del tuo progetto: dopo si singoli “passi falsi” e “chiedimi” nel 2021 cosa succede?

Eh, mille cose! C’è altra musica pronta, sicuramente. Prima o poi uscirà, stiamo cercando il modo migliore di costruire il mio immaginario intorno a questi brani, che è fondamentale. In un certo senso già ce l’hanno, ma stiamo provando tante cose per renderlo al meglio a livello visivo. Spero di suonare tanto sicuramente perché credo che quasi tutti quando scrivono una canzone la sognano subito nella sua dimensione live, su un palco. 

 

È bello che tu dica questo perché adesso l’approccio del suonato per i ragazzi si è un po’ perso per via della predominanza dello streaming.

Io tra l’altro sono uscito durante il periodo del COVID quando la dimensione live sembrava lontanissima, però ho sempre avuto il pensiero che prima o poi saremmo usciti e avremmo spaccato tutto dal vivo.

 

Parliamo della tua musica: io ci ho sentito dentro qualcosa del mondo alternativo, i Radiohead ad esempio.

A palla de foco! 

 

Ottimo, abbiamo il titolo dell’articolo! 

Esatto (ride). Io nella mia musica cerco sempre di non fare niente di simile a ciò che ho fatto in precedenza, mantenendo però un file rouge. Questa caratteristica è dovuta al fatto che ascolto moltissima musica, in particolare quella fatta bene e con un senso profondo. Ho iniziato rappando ma poi sono cresciuto con De André e con il cantautorato italiano, quindi dando molta importanza ai testi. Oltremanica i Radiohead stessi mi hanno conquistato per i loro testi e per il fatto hanno fatto 9 dischi uno più vario dell’altro, con Thom Yorke che suona il piano quasi senza tempo e spacca e tutto questo ti fa chiedere “com’è possibile?”. Tutta questa per me è magia. 

 

È un po’ quella sensazione di uscire out of the box, no?

Precisamente. Fra di noi scherziamo spesso sul fatto che la nostra musica è “stortissima”, perché ogni brano ha una caratteristica particolare. Quando andiamo in studio per far suonare i pezzi al meglio questa il nostro fare musica “storta” fa venir fuori mille problemi. La chitarra di “io e me” era un messaggio vocale di whatsapp, il sample di Moby in “lasciami andare” lo abbiamo stravolto. Quando più recentemente abbiamo messo a posto “chiedimi” l’abbiamo lasciata molto simile all’originale ma ho dovuto comunque registrare di nuovo la chitarra perché la traccia originale era stata suonata troppo di getto. In generale la stranezza mi piace molto, non mi piacciono i pezzi fatti in confezione e penso che molti si siano stancati di ascoltarli. Proprio per questo vengono sempre più fuori cose estreme che ci piacciono perché sono fuori dagli schemi.

 

Certo, sono super d’accordo. Tu adesso dove vivi?

Io vivo a Napoli.

 

E com’è per te venir su a Milano? 

Purtroppo l’ho vissuta poco per il COVID, solo per quello, però quando vengo qua sto bene. Sento una bella atmosfera e la vedo molto dal punto di vista lavorativo: penso “io sono una grande città perché c’è della gente che crede in me” e voglio stare più vicino possibile al mondo della musica. Napoli in ogni caso è una città che mi ha accolto alla grande, le canzoni sono nate tutte lì, io mi chiamo SANTACHIARA per un vicolo di Napoli. Ha un fascino bello e dannato che è sicuramente comune ad altre città ma a Napoli viene estremizzato. A Milano però sono sempre stato benissimo e ho trovato gente super interessante, attiva e con voglia di fare.

 

È una città stimolante.

Bravo, esatto, è proprio l’aggettivo giusto. Semplicemente uscendo di casa possono venir fuori situazioni produttive. 

 

Venendo io da Foggia ti capisco benissimo e la vedo esattamente come te. È arrivato il momento della domanda signature di Tutti Giù Parterre: con chi ti vedi in futuro a dividere il palco fra gli artisti italiani? 

 

Ce ne sono tanti. Ultimamente ho ascoltato musica molto varia ma sono cresciuto con Coez, Frah Quintale, Salmo, Marracash. Insomma vorrei che fosse qualcun di un bel calibro che possa farmi entrare dentro la sua storia e mischiarla con la mia. Sarei in difficoltà nello sceglierne uno. 

 

Nel mondo emergente c’è qualcuno in particolare che ti cattura?

Ce ne sono davvero troppi: ragazzi, ragazze, gli artisti interessanti sono tantissimi, quindi non saprei dirtene uno ma ti posso dire che se c’è una sintonia tutto è possibile. 

 

 

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