Esce venerdì 26 novembre 2021 l’album di debutto omonimo di Anna e L’Appartamento (fuori per pequod). Un disco che svela, racchiude e racconta le persone e i sentimenti quotidiani della cantautrice: un’autobiografia sfacciatamente pop dedicata a tutti i sognatori e ultimi romantici racchiusi nei propri appartamenti. Un disco che Anna descrive così: una versione in paillettes e synth della vita di tutti i giorni. Da vero disco pop, da cantare sotto la doccia.
Ne abbiamo parlato con lei, ed ecco come è andata!
- Come hai impiegato il tempo concesso dalla pandemia?
Il primo lockdown è stato completamente dedicato a mia figlia, eravamo a casa io e lei, al tempo 4 anni. Era giusto che fosse un momento fermo, dal tempo lungo. È stato un momento difficile ma anche di raccolta. L’ultima turnata invece è stata più produttiva per così dire. Ho lavorato a illustrazioni, progettato il crowdfunding su Produzioni dal Basso, ho scritto pezzi nuovi non contenuti nell’album e siamo andati avanti con le produzioni. - Quando sei entrato in contatto con la musica e quando hai capito che sarebbe stata per sempre parte della tua vita? Hai mai dubbi a riguardo?
A casa mia sono sempre girati dischi, vinili e strumenti, anche se nessuno dei miei familiari è un musicista di professione. Non ricordo il mio primo contatto con la musica, a me pare che sia così da sempre. Che ci sia sempre stata. Non so nemmeno quando io abbia capito che sarebbe diventata parte integrante della mia vita, è stato tutto molto naturale. Quando c’è stato da scegliere, ho sempre scelto per la musica. Quindi no, non ho dubbi sul fatto che sia il mio ikigai - Ci sono altre arti, come per esempio il cinema, letteratura o altro, che sono in grado di influenzarti musicalmente?
Senz’altro. Mi è capitato spesso di scrivere e comporre in flusso di coscienza dopo aver visto un film, essere stata a una mostra, dopo aver letto un libro (sono amante della poesia più che della prosa). Sono molto visiva, spesso quando scrivo un brano vedo il colore di quello che sto scrivendo e cerco di assecondarne le immagini. È difficile pensare per categorie stagne, le arti si commistionano in continuazione l’un l’altra e credo sia bellissimo così. Rispecchia il mondo. - Come è nato il tuo primo disco e perchè è il momento giusto per ascoltarlo?
Il mio primo disco nasce per urgenza. Credo che senza urgenza comunicativa scrivere sia superfluo. È il momento giusto per ascoltarlo perché è Natale e a Natale siamo tutti più buoni - Quali sono i tuoi prossimi step?
Stiamo lavorando a dei nuovi brani. Nel frattempo speriamo, nonostante la complessa situazione attuale, di riuscire a portare a spasso live in full band questo disco il più possibile.
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