Qualche tempo fa, abbiamo avuto modo di parlare di A-Lex Gatti nei nostri “Frittomisto”; cantautore anomalo, Gatti, ben deciso a non sedersi sulle derive pop del nuovo mainstream portando in alto il vessillo del rock a colpi di chitarroni e wall of sound. Un cantautorato, quello dell’autore toscano, che fonde Fleetwood Mac e Eddie Vedder, il grunge dei Novanta al folk-rock dei Settanta in una sinergia pregevole che trova forza nell’urgenza sincera di una scrittura autentica, in lingua anglofona sì, ma capace comunque di farsi “capire” eccome – come tutto ciò che è davvero umano, e autentico. Ed è questa medesima autenticità che respira attraverso il videoclip di “Lost in your smile”, l’ultimo singolo di Gatti (sempre da totale indipendente) da fine marzo disponibile su tutte le piattaforme d’ascolto digitale.
Abbiamo fatto qualche domanda all’artista sul suo ultimo lavoro e su come ha gestito le riprese; domande, queste, che diventano il viatico più adatto per introdurre la visione di “Lost in you smile”, l’ultimo clip di A-lex Gatti in esclusiva per Tuttigiuparterre.
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Ciao Alex, benevuto su Tuttigiuparterre, oggi per l’esclusiva (e in anteprima) del videoclip del tuo nuovo singolo. Allora, ce lo racconti qualche aneddotto sul lavoro fatto?
Ciao a tutti. Sì, e sono carico a molla. Direi che è stato molto divertente fare il video, abbiamo passato dei bei momenti. Era un po’ come avere uno stalker personale che ci seguiva in una “normale giornata di terrore”. Abbiamo anche molte scene tagliate che probabilmente metterò in un video backstage, molto buffe per altro. Il fatto che fa più ridere, o comunque un aneddoto curioso, è che le prime immagini le abbiamo girate alla vigilia di San Valentino (era ancora zona gialla da noi in Toscana) e quindi ci siamo presentati al ristorante io, la mia ragazza (nonchè protagonista del video) e Leo, per l’occasione videomaker. Molti hanno sfruttato quell’occasione come giornata buona per farsi un pranzo a “lume di candela” prima che richiudessero tutto ed era ironico osservare le facce degli avventori del ristorante che giudicavano velatamente il nostro non convenzionale “Ménage à trois” estemporaneo. È stato bello anche se solo per una giornata immergersi di nuovo in quella normalità che manca da un po’.
Con chi hai lavorato al videoclip? Da cosa nasce il concept del lavoro?
Il videoclip è stata un’idea di Leo Caleo, grande amico e artista, nonchè per l’occasione anche regista e videomaker. Parlando appunto di Amore abbiamo pensato di rendere l’idea di una “giornata tipo”, normalissima, di due persone innamorate che colorasse e desse un’immagine alla canzone. Immagine il più possibile condivisibile e vivibile da parte di chiunque. Poi le nostre zone, a livello paesaggistico, hanno aiutato ad avere un bel risultato.
Oggi tutti dicono che fare i videoclip sia diventato oramai uno spreco di denaro e tempo: la soglia d’attenzione media del pubblico si è drasticamente abbassata, e la comunicazione sembra essersi spostata sulla durata di un paio di stories instagram. Cosa ne pensi di tutto questo, e perché oggi è ancora per te importante dare una veste “Visual” alla tua musica?
Penso che purtroppo sia vero e si sa che man mano che si va avanti questo fenomeno tenda ad aumentare, ma non saprei come risolverlo . Penso che lì dove si riesca a creare qualche contenuto particolarmente accattivante, la durata dell’interesse aumenti. Bisogna quindi essere bravi a cercare di tenere il più possibilmente concentrate le persone, tramite appunto contenuti di un certo tipo. Dato che mi piacciono le sfide, perché non provare? Scherzi a parte, non sentivo un’impellenza nel dare al brano una veste visual, ma quando Leo mi ha proposto l’idea mi è sembrata una cosa carina da fare e, dato il budget limitato e il relativamente poco tempo impiegato nel crearlo, mi sembrava giusto provare a dare anche un’altra sfumatura al brano. Dopo averlo visto oggi, dovrete poi dirmi voi se l’esperimento è riuscito o meno. Un saluto e un abbraccio virtuale.
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