Continua quest’estate calda, afosa e senza speranza che sembra lasciare davvero poco spazio ai pensieri autonomi, lascio che musica scorra tutto il giorno, lascio che ogni minimo disco ricevuto durante l’anno venga pompato ad alto volume senza che io possa oppormi in alcun modo. E sono davvero così pochi i casi che mi fanno solo rendere conto che ciò che sto ascoltando sia qualcosa di valido, non un rumore di sottofondo che si fonde con quello del ventilatore. Ed è il caso di Antifragile, il disco di debutto di una band di scalmanati che vorreste fossero i vostri migliori amici, gli ADA. Un mondo che affonda le radici nella calura, tra le zanzare del profondo veneto, unica terra dove avere una rock band non è da sfigati. E anzi, gli Ada sono così fighi che, forse per la prima volta quest’estate, ho rimpianto il non aver partecipato a neanche un festival estivo, il non essermi scontrato con altri energumeni rockers sudati e ubriachi. Questo degli Ada è un disco così: che fa venir voglia di ballare e urlare con tutti, che ti fanno venire voglia di macchinate con gli amici e tutte quelle cose che questo caldo milanese hanno raso via, complice anche una sessione estiva che mi fa desiderare solo di non aver mai iniziato a studiare.
La rock band, che si consolida tra le più interessanti dell’underground veneto e ormai presenza fissa della playlist Rock Italia di Spotify, torna quindi con una nuova raccolta che è anche una violenta presa di coscienza della nostra condizione di anime fragili che cercano di proteggersi. Un disco che è un manifesto, un disco che vuole essere antifragile, cinque tracce che si snodano e si professano come una protezione per questo periodo nefasto e caldo, come l’inferno. Gli Ada sono la nostra protezione solare arrabbiata ed esausta, simbolo di questa generazione altrettanto arrabiata ed esausta.
Grazie per questo mondo nuovo, che speriamo abbia presto un seguito.
G.
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