Benvenuto Avarello sul nostro magazine. La prima domanda che vorrei porti è proprio riguardo il tuo nome d’arte… come mai questa scelta?
Ciao picciotti è veramente un piacere. Mi presento, sono Giuseppe Avarello. Il mio nome d’arte è il mio cognome.
Il tuo ultimo singolo è Coperte, Raccontaci qualcosa di più.
Coperte è il brano che ha dato via ad un percorso che ancora non è finito. Nell’ultimo periodo mi son sentito quasi un analfabeta relazionale. E’ triste rendersi conto che davanti all’azione di deporre le armi, siamo invece cosi pronti ad abbracciare i pensieri negativi e le visioni più devastanti per il nostro cuore. Ci hanno bombardato di cliché, di favole, raramente ci hanno mostrato la parte complicata dello stare con qualcuno. Nessuno mi ha mai aperto chiaramente la
strada ad amare il prossimo, ad amare me stesso, così mentre scrivo queste righe faccio fatica a riconoscere quanto mi sia perso in questi anni e quanto mi sia potuto arricchire. Stare sempre all’erta, allontanare ogni tipo di dolore, paura di aprirci, paura di soffrire. Coperte è stato un modo per dire a me stesso di provare che, nonostante la fatica e i mostri, tocca ritentare ogni giorno, memorizzare i piccoli salvataggi giornalieri e ripartire. Siamo simili, inutile sentirsi unici o patetici per i nostri vissuti, per quanto strano possa suonare, siamo empatici, molto, ognuno di noi è disposto all’altro. La sfera degli istinti, la carne, i sentimenti è complicata, ma metaforicamente parlando, moti come le lacrime servono ad istruire i nostri gusti, a capire chi siamo, chi abbiamo davanti e da li raddrizzare il tiro per stare più sereni. Alla fine ci si vuole bene e amare porta ad un arricchimento che abbiamo un po’ perso, in questa deriva verso un individualismo tossico.
Quanto Avarello c’è dentro questo brano?
C’è tanto, ci sto dentro.
Se dovessi scegliere un colore da attribuire al singolo quale sarebbe? E perché?
Mi viene da pensare al blu notte, mi è venuta in mente la mia stanza, il mio letto, la finestra aperta e la luna bella piena.
Date live?
Da gennaio ci aspettano altre date. Anzi, se avete da proporre fate pure, ci si organizza. Il live è tutta un altra cosa.
AVARELLO è un cantautore siciliano classe 97.
Ascolta cantautori come Claudio Lolli, Stefano Rosso e Francesco Guccini ma non smette di guardare avanti dieci anni rispetto a sé stesso.
Caratterizzato dal piglio del cantautore impegnato ed istrionico, i suoi testi sono ora onirici ora esistenzialisti; in generale, ama distruggersi per ricostruirsi daccapo, sempre diverso e sempre lo stesso.
Dopo essersi presentato alla scena con “Indigestione” per Revubs Dischi, datata settembre 2020, e aver confermato con “Preferirei rallentare” le belle aspettative suscitate dalla partenza, Avarello è adesso pronto a dare fuoco a tutto quello che ha fatto fin qui attraverso il megafono di un disco che ha tutte le fattezze di una radiografia dello spirito, di una sinossi dell’anima: “Mentre ballo mi annoio” è un esordio che sa di mantra, di filosofia di vita e di manuale di distruzione.
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