Articolo a cura di Umberto Matera.
Dai, faccio io il primo passo: lo ammetto, ho un gruppo Whatsapp dedicato esclusivamente al giovedì sera, esclusivamente al commento live di X Factor. Ma la maggior parte di voi ce l’hanno, ne sono sicuro.
Sono certo però del fatto che chiunque guardi il programma di casa Sky condotto da Alessandro Cattelan (tranne ieri sera, con Daniela Collu che ha sostituito il padrone di casa) abbia voglia di parlarne, di condividere la propria opinione, di parlare del proprio concorrente preferito e di quello che non sopporta, delle scelte riguardanti le esibizioni.
È esattamente ciò che farò oggi: dirò la mia sui primi due episodi di X Factor 2020 bevendo una (o due, o tre) birrette.
PARENTESI: non parlerò della presenza del pubblico ad XF, dico solo che secondo me è stata una scelta di cattivo gusto nei confronti degli enti dello spettacolo meno fortunati.
X FACTOR: IL BRAND
X Factor nell’edizione 2020 prosegue la sua opera di restyling e lo fa drasticamente. Se lo scorso anno abbiamo avuto la Direzione Artistica di Simone Ferrari, che ha sostituito lo storico Luca Tommassini (passato al lato oscuro di casa Mediaset), quest’anno lo scettro è in mano ad un duo, Laccio & Shake. Ballerini e direttori della Modulo Academy, vantano numerose collaborazioni illustri in ambito di cinema, moda e pubblicità (Paolo Sorrentino, Will.i.am, Tiziano Ferro, Gabriele Muccino, David Guetta). A loro si è aggiunta ancor di più la verve creativa di Cattelan, sempre più mattatore a 360 gradi dentro e fuori dal campo da gioco.
Il restyling che ha colpito anche la storica sigla del programma, quest’anno perfettamente calata nella realtà urban che tanto funziona nel panorama italiano odierno grazie alla produzione di Dario Faini, in arte Dardust.
Ritornerò a breve sulla questione urban.
Fondamentale, ovviamente, il cambiamento radicale dei giudici che guidano le categorie: per la prima volta sono stati cambiati tutti e quattro i giudici da un’edizione ad un’altra. Il ritorno di Manuel Agnelli e Mika e gli esordi di Emma Marrone (che fa il percorso inverso rispetto a Tommassini) ed Hell Raton, CEO di Machete Empire Records e fondatore della stessa assieme a Salmo, Slait ed Enigma. La spinta promozionale sulla giuria è stata pazzesca e da Sky non ci potevamo aspettare altro: pensate ad Hell Raton testimonial per Kappa o Mika per la Opel Corsa (oltre che ad un consistente ritorno in radio di sue vecchie hit come Rain o Grace Kelly).
Voglio concentrarmi sulla scelta drastica che è stata fatta da XF: esordire nella parte live del programma con gli inediti, storicamente parcheggiati nelle ultime puntate di trasmissione per fare da ponte per i concorrenti tra la fine del programma ed il mondo discografico.
X FACTOR MIXTAPE 2020 esce alla mezzanotte del giovedì in cui si svolge il primo live, dove averlo di fatto ascoltare in anteprima attraverso i live dei concorrenti. Il livello di produzione dei brani è altissimo, molto più rispetto agli anni precedenti, con collaborazioni con autori e produttori molto freschi; si pensi ai due brani firmati da Mara Sattei o alle produzioni di Frenetik&Orang3. C’è da dire che X Factor 2020 ha concorrenti nettamente più preparati e con curricula decisamente diversi rispetto all’edizione precedente.
Vorrei parlarvi solo di alcuni casi, non voglio essere prolisso o pesante, ma comunque vediamo che succede, ché bevendo al Baretto ci si dilunga sempre.
Ah, poi ditemi se sapete che fine ha fatto Sofia Tornambene.
I CONCORRENTI
Nomi come cmqmartina o Manitoba (questi ultimi eliminati nella seconda puntata a mio parere per un oggettivissima antipatia dimostrata fin dal loro primo approccio alle audizioni) sono già presenti da qualche tempo nel panorama musicale italiano. Ci sono anche artisti alla prima grande esperienza nel mondo della musica ma che dimostrano un grandissimo potenziale, come ad esempio Blind che con la sua Cuore Nero è attualmente il brano più streammato del Mixtape con più di 1.700.000 ascolti. Non per nulla il brano apre la compilation, Sony ci ha visto lungo.
Al secondo posto della classifica degli stream abbiamo Casadilego con Vittoria, un brano scritto per lei dalla sopracitata Mara Sattei. Ecco, lei è un caso molto particolare. Presentata alle audizioni con uno stile canoro molto pulito e qualitativamente impeccabile, azzeccando perfettamente anche le cover di Joni Mitchell e di Sting, fa un percorso discendente che la porta ai live dove sembra di esser davanti ad un’altra persona. Vestiti alla Billie Eilish (di cui esegue una cover nella seconda puntata) e una canzone diversa rispetto a ciò che ci si poteva aspettare da lei. Mi piace? Non lo so ancora, ma la canzone è una bellissima ballad.
Poi c’è N.A.I.P. Totalmente fuori dagli schemi, ma assolutamente necessario in un programma dove regna sovrano il mercato televisivo e musicale. E davvero ragà, state attenti al loop, perchè questo music business rischia di spegnerci dentro.
È interessante però analizzare anche come sia cambiato il trattamento riservato ai concorrenti in gara. Guardando le singole esibizioni si può notare come la produzione sia sempre molto curata ed estrema, rendendo di fatto ogni live un vero e proprio videoclip nel quale si mescolano la performance dal vivo e clip preregistrate che aggiungono concretamente qualcosa allo storytelling del concorrente.
CONCLUSIONI
Insomma, nel titolo mi sono posto una domanda: X Factor 2020 ha l’X Factor? Secondo me si, ce l’ha decisamente. Ma la scelta di partire direttamente con gli inediti dei concorrenti potrebbe essere rischiosa per i successivi live, perché gli inediti sono da sempre l’elemento che crea maggior hype e giocarsi subito questa carta potrebbe far scendere drasticamente l’interesse sul lungo termine.
Il lancio da subito degli inediti testimonia però una altro fattore da analizzare: la volontà di XF di voler seguire il modello urban e la dura legge dell’hype. L’introduzione di Hell Raton ne è la testimonianza, così come il modello Mixtape che è stato adottato per la pubblicazione degli inediti (non per niente la regina dei Mixtape in Italia è proprio Machete).
La voglia di nuova musica da parte del pubblico è sempre maggiore e per un attimo avevo addirittura temuto che venissero rilasciati inediti settimanalmente o bisettimanalmente, affollando e monopolizzando così totalmente il mercato degli stream.
Per fortuna non è così, per adesso.
Certo, avendo gli inediti da subito gli artisti vengono inquadrati artisticamente fin dalla prima puntata e questo può essere positivo, ma è anche molto facile deludere le aspettative e ad alti livelli di esposizione come quelli di X Factor lo è ancora di più.
Detto questo se volete essere aggiunti al mio gruppo Whatsapp o Telegram per commentare XF siete i benvenuti, con l’unico obbligo della fornitura alcolica. Bacetti.
EDIT: questo articolo sarebbe dovuto uscire dopo il secondo live, ma essendo io in ritardo con la pubblicazione per cause esterne abbiamo superato anche il terzo live. E CI SONO NUOVI INEDITI. Proprio come temevo.
Quindi dobbiamo ampliare il discorso.
DUE INEDITI IN TRE PUNTATE: CONSIDERAZIONI
La terza puntata, ancora orfana di un Cattelan inquarantenato che manca come il pane pugliese ad uno studente fuorisede a Milano (che sarei io), attira subito l’attenzione di pubblico e addetti ai lavori nei giorni precedenti al live, quando viene reso pubblico che i giudici possono scegliere se assegnare ai concorrenti in gara una cover o un nuovo inedito.
Per la prima volta nella storia del programma, quindi, i concorrenti avranno la possibilità di poter avere più di un brano fra le proprie pubblicazioni. Per la precisione, analizzando la situazione attuale, due brani originali nell’arco di due settimane.
I concorrenti che usufruiscono di questa possibilità sono: Blind, cmqmartina, MYDRAMA, Casadilego, N.A.I.P., Little Pieces Of Marmelade, Blue Phelix e Santi.
Quest’ultimo vince ufficialmente il premio CANZONE MEME DELL’ANNO con Bonsai, ormai inno del giovedì sera.
Ci mancherai, piccolo grande arbusto.
Non voglio recensire i nuovi inediti; le produzioni sono sempre curatissime e c’è qualche brano più forte dell’altro. Ma non abbiamo nessuna hit, nessuna mina radiofonica. Inoltre le produzioni stesse, per quanto di qualità, appaiono fredde e anonime.
Basti pensare che MYDRAMA ha presentato un brano scritto e prodotto da niente di meno che tha Supreme, ovvero uno dei producer più originali degli ultimi anni. Eppure Vieni con Me, nonostante il ritornello catchy e la ritmica da tormentone, non ricorda molto le produzioni dell’enfant prodige di Fiumicino, se non per qualche campione di percussioni.
Partendo da questo presupposto voglio traghettarmi verso la conclusione di questo articolo epistolare (1292 parole in questo momento, se avete letto fin qui vuol dire che amate davvero TGP…oppure siete miei amici, mia madre o la mia fidanzata): gli addetti dei lavori lamentano da ormai qualche tempo una sovrabbondanza di uscite discografiche ogni settimana, da cui consegue un’ovvia impossibilità nel dare la giusta attenzione ad ogni artista, big o emergente che sia, con questi ultimi che vedono i pochi spazi a loro disposizione diminuire sempre più.
L’argomento è molto ampio e la mia bravissima amica Annalisa Senatore ne ha parlato molto approfonditamente qui; lettura consigliatissima.
Molto spesso sono gli stessi emergenti ad affollare gli spazi, pubblicando singoli su singoli senza una strategia a lungo termine volta a favorire l’artista e la musica. Ma questa volta, secondo me, X Factor ha giocato a fare lo squalo in mezzo ai pesci pagliaccio.
Un programma che va in onda in prima serata su Sky, che ha un clamore mediatico equiparabile al Festival di Sanremo e che influenza drasticamente le classifiche ha davvero necessità di far uscire tutta questa nuova musica? E soprattutto:
i concorrenti di X Factor hanno davvero bisogno di due inediti nell’arco di due settimane?
Secondo me no, soprattutto se i brani scritti per loro (solo due N.A.I.P. e i Little Pieces of Marmelade portano brani totalmente originali) non aggiungono nulla artisticamente ai singoli artisti.
Per me la situazione è molto chiara: X Factor è un brand, una scatola magica che racchiude un’industria che sta cercando di contrastare la sovrapproduzione musicale con altra sovrapproduzione (guardare la New Music Friday Italia di oggi con tutti nomi altisonanti presenti al suo interno per capire). Ma in realtà, esattamente come succede per gli emergenti, questa cosa non fa altro che danneggiare tutti, disperdendo sempre di più l’attenzione mediatica e rendendo sempre di più la musica un prodotto di largo consumo.
Voglio assolutamente sapere la vostra: cosa ne pensate? Siete d’accordo con me o pensate abbia bevuto troppe birrette? Fatemelo sapere con un commento qui sotto o sui profili social di Tutti Giù Parterre.
What do you think?