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Beca ci racconta il processo creativo che ha portato alla nascita del suo singolo “Cosa sono ora”

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Beca ci racconta il processo creativo che ha portato alla nascita del suo singolo Cosa sono ora, un brano che esplora l’incertezza emotiva e il vuoto che può derivare dalle relazioni. Con un sound elettronico energico e pulsante, il pezzo contrasta con la malinconia del testo, dando voce a quella sensazione di smarrimento che si prova quando una persona perde il proprio ruolo in una storia e si trova a fare i conti con se stessa. Sebbene il brano non nasca da un’esperienza personale diretta, Beca ammette che in ogni sua canzone c’è sempre un pizzico di emozioni vissute e trasformate in musica.

Il processo di scrittura, come ci spiega, è fluido e varia: a volte parte dalla musica, altre dal testo. Per Cosa sono ora, è stata prima la riflessione sul tema della perdita di identità a dare vita alla melodia. La canzone si è poi trasformata in un video che richiama l’energia elettronica del brano, ma anche il suo lato emotivo, con luci e colori che evocano la solitudine del protagonista e il suo viaggio interiore.

Uno dei complimenti più belli che Beca ha ricevuto sulla sua musica è stato quello che la sua musica sembra “familiare ma mai scontata”, una fusione di tradizione cantautorale e suoni moderni. È proprio questa combinazione di emozione e innovazione che l’artista cerca di trasmettere con ogni sua canzone.

Come è nata l’idea per Cosa sono ora?

L’idea è nata dalla voglia di raccontare una situazione di incertezza e smarrimento emotivo, qualcosa che molte persone possono vivere nelle relazioni. Mi interessava esplorare il momento esatto in cui una persona perde il proprio ruolo in una storia. Resta in bilico, senza più punti di riferimento, costretto a fare i conti con se stesso e a chiedersi chi sia ora che l’altro non c’è più. Volevo esprimere quel senso di vuoto, di domande senza risposta, con un sound energico e pulsante che contrastasse con la malinconia del testo.

C’è un’esperienza personale dietro la storia raccontata nel brano?

Non si tratta di una mia esperienza diretta, ma sicuramente ci sono emozioni che ho vissuto e che ho trasformato in musica. Credo che ogni canzone, anche se parte da una storia inventata, porti con sé qualcosa di personale, che sia un sentimento, un ricordo o un dettaglio vissuto.

Parti prima dalla musica o dal testo quando scrivi una canzone?

Dipende. A volte nasce prima una melodia o un giro armonico che mi ispira un’atmosfera e da lì costruisco il testo. Altre volte ho già delle parole o un concetto che voglio raccontare e cerco il suono giusto per esprimerlo. Per Cosa sono ora è nata prima l’idea testuale, poi ho costruito la musica attorno a quel senso di smarrimento e bisogno di risposta.

Come è nata l’idea per il video ufficiale?

Il video doveva rispecchiare l’energia elettronica del brano, ma anche il suo lato emotivo. Abbiamo lavorato su un’estetica che richiama le luci e i colori dei club, con immagini che evocano la solitudine del protagonista e il suo viaggio interiore. Senza spoilerare troppo, sarà un video che gioca molto con la percezione e con l’idea di cercare se stessi in un contesto che cambia continuamente.

Qual è il complimento più bello che hai ricevuto sulla tua musica?

Una volta mi hanno detto che la mia musica sembra familiare, ma mai scontata. Come se riuscisse a toccare corde profonde senza risultare prevedibile. Credo sia uno dei complimenti più belli perché è proprio quello che cerco di fare: unire la tradizione cantautorale a sonorità moderne, trovando un equilibrio tra emozione e innovazione.

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