FERMO QUI è il singolo di debutto di BOISON, nome dietro il quale si cela il cantautore romano Ivan Boison, fuori il 18 marzo 2022 per The Prisoner Records in distribuzione The Orchard. BOISON si presenta con un brano cupo e intimo, si racconta da subito e ci presenta, sotto forma di un rock che sintetizza suoni elettronici e acustici, una fotografia emotiva figlia del nostro tempo: la sensazione di stallo in un’epoca veloce e allo stesso tempo anestetica, che ti lascia la sensazione di vivere in un lunghissimo istante sempre uguale a sé stesso.
Noi volevamo saperne qualcosa in più!
- Quando hai deciso che era arrivato il momento di avviare il tuo progetto musicale? Quali altre esperienze musicali precedenti hai alla tue spalle?
Il 2020 è stato un anno difficile per tutti: nel mio caso, oltre la pandemia, la vita mi ha messo davanti a situazioni delicate, che hanno coinvolto persone a me molto care. La situazione di stallo per la quale eravamo tutti bloccati in casa, il non poter fare niente, è stato come vivere un incubo ad occhi aperti. Ho capito, ad un certo punto, che l’unica cosa che potevo fare per esorcizzare i miei demoni, per provare a ritrovare una sorta di equilibrio, era cominciare a scrivere. Non posso dire che sia stato semplice all’inizio. É stato come aprirmi con me stesso, cosa che forse prima di quel momento non avevo mai fatto. Almeno non in maniera onesta. Mi ero raccontato troppe bugie fino a quel momento. Appena superato il blocco iniziale, le parole hanno cominciato a scorrere come un fiume in piena, in maniera quasi incontrollabile. Da questa necessità interiore che provavo, e che provo tutt’ora, sono nate varie canzoni, proprio come “Fermo Qui”. Quando ho cominciato ad avere materiale a sufficienza l’ho subito presentato a Nicola Cursio, mio collega di Università e persona che stimo tantissimo, sia dal punto di vista professionale che personale. Nicola rimase molto colpito da quei brani che erano ancora al livello embrionale e decidemmo in quello stesso istante di lavorare insieme alla creazione delle prime demo. Per quanto riguarda le mie altre esperienze musicali, ho iniziato a suonare da quando avevo 14 anni con varie band punk, fino ad arrivare a due progetti musicali a cui sono molto legato e da dove derivano le mie origini musicali vere e proprie: i Feelbacks, gruppo pop-punk easycore e i Martiri, duo indie-pop.
- Cosa volevi comunicare con il tuo singolo “Fermo qui”?
Con questo brano ho provato a fotografare quello che è un po’ il periodo storico in cui siamo immersi. Mi verrebbe quasi da dire, il periodo storico che stiamo subendo, più che vivendo. Sono anni controversi e paradossali: se da un lato tutto muta costantemente, con un ritmo frenetico, al quale è veramente difficile stare dietro, dall’altra parte ci sono le persone, ormai anestetizzate e impassibili agli eventi che di volta in volta accadono. Siamo tutti terribilmente fermi. Forse proprio perché ci troviamo a rincorrere la vita piuttosto che viverla. Il vero problema di questa situazione è che non si ha mai la sensazione che ci possa essere una svolta, un colpo di scena, che possa farci sentire veramente vivi. Così continuiamo a vagare, più per abitudine che per la voglia di scoprire cosa ci aspetta lungo il percorso. Fermo qui è l’esigenza di prendere atto di questo stato di cose, per poter riprendere in mano il filo del discorso, per ricominciare a muoverci in maniera attiva.
- Come hai sfruttato il tempo in più concesso dal Covid? “Fermo qui” sarebbe esistita a prescindere da una pandemia globale?
Durante il Covid, oltre a scrivere canzoni, seguivo per la maggior parte del tempo le lezioni online per l’università. Nel tempo libero ho fatto un po’ di quei classici “lavoretti casalinghi”, che di solito non si trova mai né il tempo né la voglia di fare durante l’anno, come verniciare le ringhiere dei balconi o rimbiancare alcune stanze della casa. Mi sono dilettato anche nella manutenzione e nel setup delle chitarre, cose che colpevolmente non facevo spesso. Quasi non ricordavo quanto fosse bello il suono e il feeling delle corde nuove appena montate! Oltre questo, credo di aver visto tutto il catalogo Film e Serie Tv di Netflix e Amazon Prime.
Non saprei dirvi se “Fermo Qui” senza la pandemia globale sarebbe esistita, ma sono sicuro che alcune situazioni nella vita ti cambiano, e il Covid, con tutto quello che esso ha significato, hanno sicuramente contribuito alla realizzazione di questo brano.
- Come nasce la tua collaborazione con The Prisoners Records?
Eravamo alla ricerca di una realtà che credesse nel progetto, per portarlo ad un livello superiore. In tal senso, l’incontro con Michele Bitossi di The Prisoner Records è stato fondamentale. Ci siamo conosciuti tramite il nostro produttore artistico, Ivan Antonio Rossi. Da subito Michele ha dimostrato di credere fermamente nel progetto. Tra di noi c’è molta affinità, rendendo il rapporto umano e professionale molto naturale ed immediato.
- Programmi per il resto del 2022?
Augurandoci che tutta questa situazione finisca una volta per tutte, c’è ovviamente in programma l’idea di suonare live il più possibile, portare in giro “Fermo Qui” ed altri brani che usciranno successivamente, cercando di suscitare in ognuno di voi qualcosa. Delle emozioni magari. Davvero io e la band non vediamo l’ora di “suonarvele” live!
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