Una doppietta che spacca
Live report a cura di Giorgia Groccia
Foto di Andrea Nuzzo
Villa Ada incontra Maciste Dischi: Fulminacci e Canova si susseguono sul palco all’ombra della splendida cornice del parco capitolino per un doppio live decisamente ben congegnato.
Fulminacci viene accolto da un caloroso applauso del pubblico ormai completamente conquistato dall’album d’esordio del giovanissimo cantautore.
Si alternano brani incalzanti a brani delicati, partendo da Tommaso, che racconta di incontri sospetti, notti trascorse chiusi in camera furtivi e giornate lunghe in nome dell’assenza; poi una soffiata e via, il danno è fatto! Una splendida ballata narrativa dal sound fresco e dalla metrica serrata: un splendido inizio.
Si prosegue con brani come Al Giusto Momento, La Vita Veramente -title track- e Una Sera, canzone d’amore in piena regola con un arrangiamento estremamente raffinato che ricorda piacevolmente alcune sonorità utilizzate da Silvestri e altri mostri sacri analoghi del nostro panorama cantautorale. Una Sera è il dipinto di una malinconica Roma notturna che ci fa innamorare, un bagno di ricordi e, al tempo stesso, di luci e ombre sui san pietrini, sulle case, sull’Aurelia che “è troppo fredda quando è sera”.
Si prosegue con la cover di Stavo Pensando a Te di Fabri Fibra, rigorosamente riarrangiata in linea con lo stile dell’artista. Il live si conclude con I Nostri Corpi, Davanti a Te e Borghese in Borghese, brano d’esordio di Fulminacci.
Quando i Canova calcano il palcoscenico succede qualcosa, qualcosa di bello, un’energia coinvolgente che, come fosse un’onda anomala, investe i fan in visibilio. Shakespeare è il primo brano in scaletta, estrapolato dal secondo album della band; susseguono 14 Sigarette, Ramen, e Expo: la genesi, lo svolgimento e l’epilogo di una storia d’amore consumata con una “stronza”, l’emblema di tutte le nostre storie finite male, quelle che si trascinano da sé, le peggiori nemiche del tempo che guarisce ogni ferita.
Il pubblico scalpita, balla e canta di gusto con le dita puntate al cielo, i Canova si riconfermano perfetti animali da palcoscenico. Si prosegue con Per Te, uno dei brani migliori di Vivi per Sempre, e, subito dopo, Domenicamara: perché la domenica è di per sé una riflessiva parentesi di ventiquattro ore torturate ancor di più dal fantasma incombente della persona amata e forse non corrisposta; si prosegue con Brexit e con la splendida Manzarek, l’inno alla mancanza e forse, in piccola ma rilevante parte, ai The Doors. Si susseguono energiche Ho Capito Che non Eravamo e Groupie, per poi lasciar sbocciare spontaneo un eco sul brano successivo: “l’hai mai provata la felicità?”. E sì, sulle note di un pianoforte la felicità si può provare davvero. Si passa per Goodbye Goodbye e per Porto Venere, la scanzonata decantazione delle tristi estati incastrati in un rapporto di coppia ormai degradato sino al midollo.
L’incursione tanto attesa arriva sulle note di NMRPM, intonata inizialmente in acustico dal solo Matteo Mobrici per poi lasciar posto all’ospite d’onore Gazzelle, con il quale si consuma una variopinta versione corale di Rolls Royce di Achille Lauro. Si conclude con Santa Maria, Aziz, Vita Sociale e la versione prolungata dal pubblico di Threesome, durante la quale il frontman atterra sul parterre, tra i fan, in un bagno di folla e meritata riconoscenza.
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